Nel precedente articolo ho parlato della “data storica” del 25 giugno 2025, con la “La sconfitta di ENI” che ha visto definitivamente negata la possibilità di speculare sulla salute e l’ambiente costruendo un mega inceneritore per fanghi, che tre anni prima dava per scontato.


Nessuno avrebbe pensato prima che le date storiche per la difesa di salute e ambiente sarebbero state due a distanza di un solo giorno: il 26 giugno, infatti, c’è stata la sentenza del grande processo di Vicenza contro i responsabili della MITENI, l’azienda di Trissino che per anni ha sversato le micidiali sostanze PFAS nelle acque, andando ad inquinare in maniera irreversibile (e consapevole – lo dice la sentenza) una delle più grandi falde acquifere d’Europa che, oltre quella di Vicenza, interessa anche le province di Padova e Verona, contaminando l’acqua bevuta da centinaia di migliaia di persone per anni, che così adesso hanno nel sangue e in tutto il corpo livelli altissimi di questi “inquinanti eterni”, sostanze impossibili da smaltire.

La sentenza ha condannato i responsabili dell’azienda, in vario grado, con pene severissime, complessivamente più di 140 anni di reclusione, e a risarcimenti ingenti sia agli organismi istituzionali come la Regione, che alle organizzazioni della società civile.

Tra l’altro va detto che si è trattato del secondo “schiaffo” all’ ENI, perché pochi ricordano che MITENI è un acronimo che sintetizza i nomi di due multinazionali consociate, la Mitsubishi e, appunto, l’ENI: questi due giorni ci mostrano che anche organismi così potenti, protesi solo al profitto a scapito di tutto e tutti, possono essere fermati.

La grande lezione è che possono essere fermati quando la società civile si organizza, con costanza, passione e apertura. Con quest’ultimo termine intendo la capacità di saper includere, in grandi movimenti organizzati, le esperienze più varie, per l’aspetto tecnico e scientifico, ma anche per le varie culture e posizioni politiche, penso come esempio ai movimenti giovanili.

È stato così per il coordinamento di associazioni confluite nel movimento NO INCENERITORI, moltissime e con gli orientamenti più disparati (per quanto mi riguarda rappresento APIO, che si interessa di informazione e prevenzione oncologica).

È stato così anche per il movimento NO PFAS del vicentino, che è cresciuto e ha avuto successo proprio per il criterio dell’inclusione e per la costanza nel superare ogni avversità: esemplari a questo proposito le MAMME NO PFAS, grande e commovente esempio di come si può alleviare, con la lotta, il grande trauma di scoprire che i propri figli sono stati contaminati da poteri interessati solo alla cinica logica del profitto.

Importante, poi, la ricerca di competenze tecniche e scientifiche che non siano compromesse con i poteri economici (purtroppo ce ne sono, e non sono poche). Per tutto il movimento contro gli inceneritori e la contaminazione da PFAS indubbiamente importante è stata la consulenza di ISDE-Medici per l’ambiente.

A Vicenza, nel caso Miteni, va segnalata la figura del dottor Vincenzo Cordiano, medico ISDE, e a questo proposito riporto quanto scrive Marco Milioni sul quotidiano online “Vicenza Today”:

“Quando il medico valdagnese Vincenzo Cordiano, pressoché in solitaria, iniziò la sua opera di denuncia, l’Ulss dell’Ovest vicentino, suo datore di lavoro, lo mise in croce per le notizie che l’ematologo andava diffondendo con gli interventi sul suo blog o durante incontri pubblici ai quali troppo pochi partecipavano. Sentire ora i vertici della Regione Veneto che plaudono alla decisione della Corte d’assise fa un po’ specie. Come mai all’epoca l’allora Ulss 5, oggi Ulss 8, mise sotto procedimento disciplinare Cordiano per quello che andava dicendo? Oggi Cordiano è presidente veneto di Isde, una delle associazioni che è stata riconosciuta parte civile nel processo. Qualcuno gli chiederà scusa?”

Concludo con una nota positiva: in questi tempi difficili che ci infondono un senso di frustrazione e impotenza, queste due notizie di sconfitta dei poteri che insidiano la salute e l’ambiente in nome del profitto ci danno almeno un attimo di sollievo e di ottimismo.

Siro Valmassoni
Medico ambientalista, per 40 anni anche anestesista rianimatore

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