Quand’ero ragazzo davo per scontati alcuni punti fermi comuni alla mia generazione: una volta trovato il lavoro, salvo fatti eccezionali o scelte personali diverse, si trattava di un’occupazione che poteva durare una vita lavorativa intera. Questa base di sicurezza economica consentiva alle famiglie di progettare con una certa prevedibilità il proprio futuro. Il mutuo per acquistare la propria casa, ad esempio, in genere veniva contratto per un periodo mediamente di dieci anni e bastava al risultato. La famiglia riusciva, con qualche sacrificio, a mettere al mondo dei figli e a farli crescere dignitosamente. I riposi settimanali dal lavoro di tutti i componenti in genere coincidevano, rendendo più agevole un dialogo familiare, almeno nei momenti di festa. Il sistema sanitario (benedetto in eterno sia il nome di Tina Anselmi) assicurava una gratuità delle prestazioni più usuali in tempi ragionevoli. E via dicendo…
Tutto questo ombrello protettivo chiamato stato sociale è stato via via raschiato; quel che è peggio, si è tentato di sostituire i princìpi su cui si reggeva, attraverso mostruosi nuovi cosiddetti valori. Il lavoro, sempre più precario e a singhiozzo, è stato abbinato graziosamente con la “flessibilità”: ci è stato dato da bere che in questa caratteristica risiedeva un’ottima opportunità moderna per non appiattirci, seduti pigramente- si fa per dire- nella medesima azienda per troppo tempo. Solo che a scegliere quando è il momento di cercarsi un nuovo impiego non è più il lavoratore, ma un’imprenditoria talvolta spregiudicata, o che fa i conti al massimo risparmio, senza considerazioni di profilo solidale.
Precarietà, orari spezzati, Così il lavoro è rimasto una pietra miliare per il progresso individuale e della società (vedi costituzione), ma oggi si tratta di una pietra d’angolo vacillante che pregiudica come conseguenza il benessere e la sicurezza di reddito. Almeno ci fosse una compensazione economica: le paghe si sono abbassate, in relazione al costo della vita. Nel 2023 l’Italia ha registrato un tasso di part-time involontario del 54,8%, il più alto dell’Eurozona ed il secondo dell’Unione europea (EUROSTAT, 2025b), con una forte discontinuità lavorativa (un terzo di lavoratori italiani guadagna meno di mille euro al mese).
I salari reali in Italia sono inferiori di 8,7 punti rispetto a quelli che si conseguivano nel 2008. Lo si legge nel Rapporto mondiale sui salari dell’Organizzazione internazionale del Lavoro (agenzia specializzata delle Nazioni Unite sui temi del lavoro e della politica sociale). Le paghe basse e il precariato costringono la gente in un recinto dove non ci si arrischia a progettare il futuro: emigrazione dei giovani, niente o pochi figli, affitti improponibili. La casa propria, se si decide di acquistarla non avendo alternative di case popolari, si ottiene con mutui che abitualmente debbono durare non meno di trent’anni.
Il referendum dei prossimi 8 e 9 giugno, riferendomi ai primi quattro quesiti, non ha il potere di risolvere decenni di degrado, ma contiene il valore di un segnale forte alla politica, indipendentemente dalla fede per i partiti che ognuno può avere o non avere: le cose possono e debbono cambiare. La china non è irreversibile e lo stato ha la possibilità di orientare le risorse per il bene dei suoi cittadini, scavalcando ideologie che premiano il mercato selvaggio e la libera iniziativa senza controlli. Il referendum è un primo passo per far capire che la gente non ha l’anello al naso e quando vuole sa reagire con democratica fermezza.
Il quinto quesito, riguardante la cittadinanza per gli stranieri dopo cinque anni di regolare e comprovata presenza (fermi restando i controlli necessari già previsti su correttezza di comportamento e legalità, conoscenza lingua, reddito), costituisce un atto di giustizia verso chi contribuisce nel nostro paese, col proprio lavoro, a coprire le falle nelle mansioni che i nativi originari non sono più in grado, o non vogliono più ricoprire, con conseguente carenza oggettiva di forza lavoro nei cantieri, nelle fabbriche, nei settori legati al turismo, eccetera.
La volontà popolare può essere espressa solamente andando a votare, magari anche con un voto contrario al referendum, non con la penosa rassegnazione che “tanto non cambia nulla”, scartando le urne come fossero un impiccio inutile. Per esprimere la volontà dei cittadini, c’è un ostacolo da superare. È indispensabile che si raggiunga il cosiddetto quorum: la metà più uno di quanti hanno diritto al voto; si tratta di un numero impressionante di votanti, ma non irraggiungibile.
Qui di seguito uno schema che è stato formulato dalla CGIL e che sembra riassumere alcune informazioni di base utili. Rappresenta il punto di vista di coloro che sostengono le ragioni del sì, verso cui questo articolo è evidentemente orientato con favore, considerandole un atto di civiltà verso chi ha meno.
I CINQUE QUESITI
Quesito n. 1: licenziamenti illegittimi |
OBIETTIVO: eliminare le disparità di trattamento in caso di licenziamento illegittimo tra lavoratori assunti prima e dopo il 7 marzo 2015, garantendo a tutti la possibilità di essere reintegrati nel proprio posto di lavoro. |
Quesito n. 2: tutele nelle piccole imprese |
OBIETTIVO: eliminare il tetto massimo per il risarcimento in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese (meno di 16 dipendenti), permettendo al giudice di calcolare il risarcimento in base al danno effettivo subito dal lavoratore. |
Quesito n. 3: lavoro precario |
OBIETTIVO: reintrodurre l’obbligo per i datori di lavoro di indicare una giustificazione (causale) per le assunzioni a termine anche inferiori a 12 mesi. |
Quesito n. 4: sicurezza sul lavoro |
OBIETTIVO: in caso di incidenti sul lavoro, rendere sempre responsabile il committente dell’appalto, permettendo ai lavoratori e alle loro famiglie di ottenere un risarcimento diretto. |
Quesito n. 5: cittadinanza italiana |
OBIETTIVO: modificare le leggi relative alla richiesta della cittadinanza italiana, riducendo il requisito di residenza legale continuativa da 10 a 5 anni. Tutti gli altri requisiti rimangono inalterati. |
Immagine di copertina: “Il Quinto Stato” di Hernán Chavar (2017)
Caro Roberto, questa è la situazione da almeno 40 anni, solo che oggi, almeno per me, è diventata evidente e chiara: la “sinistra” che difende e promuove questi referendum rappresenta i forti, l’economia capitalista, e infatti quali sono oggi i suoi numi tutelari contro i “fascisti” Trump e le destre? Biden, Draghi, il premier inglese, Bill Gates… Se ben ricordi il PCI, per quanto integrato al sistema capitalista, aveva comunque, nel suo nome perlomeno, un’idea diversa di società possibile, quella di Marx (ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo i suoi bisogni) ma anche concreta nei collettivi a cui aveva dato vita, sindacati, cooperative di lavoratori (oggi tutti trasformati in società di servizi) feste, case del popolo. Dopo la caduta del muro ha deciso di dissolversi e integrarsi totalmente nel sistema globale capitalista. Passando alla difesa dei diritti individuali, in totale accordo con l’idea capitalista dove nn esistono comunità ma solo individui singoli che devono lottare uno contro laltro. E infatti in quale causa si identifica oggi la sinistra? Lotta al patriarcato, al diritto delle persone di scegliere il loro sesso, lotta al femminicidio. Tutto magnifico, in superficie, ma tutto in verità funzionale a dividere e frammentare le collettività. Maschi contro femmine, eterosessuali contro trans, trans contro omosessuali. Non spende una parola per cambiare il sistema, e anzi si trova pienamente integrata. Il pericolo fascista è utile per tenersi stretti gli elettori rimasti.
Questi sono i suoi riferimenti. Il grande capitale americano e internazionale che oggi sta contendendo le sue sfere di influenza ad un altro capitale,; rappresentato da Trump, Amazon, Tesla, Google, ecc.
La “sinistra” è la gabbia per evitare che gli inquieti, i non integrati, i dubbiosi, si mettano; di traverso al capitale, cerchino strade alternative, provini a percorrerle.
Sono stato per anni PROGIONIERO di questa gabbia, tu non immagine che senso di libertà provo ora che ne sono venuto fuori.
Ma anche tu Roberto, non avverti il ricatto feroce a cui ti sottopone ad ogni elezione? Vota noi oppure il diluvio. Da almeno 40 anni.
Milioni di persone finalmente cominciano a non poterne più. Certo molti votano la destra molti altri non votano. E stanno cercando altre strade. Fare comunità, aiutarsi lun l’altro. Ragionare insieme. E magari lottare insieme.
Qui il filosofo francese Michèa spiega bene come storicamente la sinistra sia il prodotto di una alleanza tra socialisti e forze borghesi che oggi è completamente andata. E infatti i socialisti sono scomparsi.
La questione oggi è che il sistema neocapitalista si sta trasformando, senza più avversari possibili, in apparenza, in un sistema totale. Distruttivo dell’uomo. Feroce. Senza alcuna remora, totalmente immorale. E la sinistra è un suo strumento indispensabile.
È una bella discussione, è ora di cominciare a porla, credo. Buon voto o non voto a tutti.
https://neripozza.it/libro/9788854510449
Treviso 11 06 2025 – Buon pomeriggio Roberto, le problematiche del lavoro sono fondamentali per il futuro della nostra società, guardando in particolare per i giovani…