La perdita di papa Francesco è incalcolabile e ognuno ha dei motivi personali per avvertirne il peso, anche sul piano affettivo. Apprezzabile l’omaggio che è venuto dagli ambiti più disparati e commuovente la risposta della gente comune: di quest’uomo si è onorato il molto che ha lasciato come eredità morale e intellettuale, e ancor più rimane da scavare nella miniera della discrezione che ha mantenuto sepolti alcuni dei suoi atti umanissimi, compiuti oltreoceano nei quartieri poveri, prima di assurgere al soglio pontificio.

Se è apparso congruo il rispetto e il lutto per una morte tanto improvvisa, un poco disturba la modalità scelta da certe autorità per richiamare alla cosiddetta “sobrietà”.

Non può e non deve passare inosservata la circostanza sbilanciata: mentre nei campi di calcio, ad esempio, è stata tollerata la consueta caciara vociante e sregolata, contemporaneamente il ministro Musumeci invitava a svolgere tutte le manifestazioni pubbliche “in modo sobrio e consono alla circostanza”, come segno di rispetto per la scomparsa di papa Francesco.

Lodevole iniziativa e di per sé innocua, se non fosse sospetto il tentativo di intaccare la sacra celebrazione del 25 aprile, data di Liberazione dall’oppressiva ombra fascista sull’Italia. Questo governo “sobrio” aveva già iniziato a disertare le aule e a non applaudire la precedente commemorazione in Parlamento (anche se, a onor del vero, si sono registrate mancate presenze dell’opposizione).

Va così: il 25 aprile è un rospo nello stomaco, per chi non ha capito il senso della storia. E prova in mille modi più o meno grotteschi a tarpare le ali a una festa dolceamara che ci riporta ai sacrifici e al coraggio di una generazione responsabile, capace di annullare l’onta di un ventennio orribile, dove si contano ben poche cose buone e molto sangue sparso, ignominie, persecuzioni, guerre immotivate se non da sete di potere.

Nel suo piccolo, anche il Comune di Mogliano Veneto ha raccolto l’invito del ministro e ha disposto un protocollo ufficiale dove era indicato un unico intervento, in piazza Caduti, da parte del Sindaco, beninteso con l’esclusione formale di “inni e canti”.

Ora è evidente che Davide Bortolato, sindaco di Mogliano Veneto, non si può considerare un fascista: semmai rivelerebbe un’ambizione politica che lo hanno fatto saltabeccare, nel percorso della sua carriera, dalla lista civica, alla Lega (con sua stessa precisazione “quella di Zaia” e non di Salvini) fino ad approdare nelle braccia riscaldate dalla fiamma tricolore dei Fratelli d’Italia. Così, in ossequio alla propria nuova compagnia dai grandi numeri, ha adeguato il protocollo: “sobriamente”.

E qui è giunta la risposta di una cittadinanza solidale, di una popolazione che non accetta di considerare il 25 aprile alla stregua di una delle tante sagre a base alimentare che sembrano particolarmente gradite nel programma culturale cittadino.

La pioggia battente non ha impedito a una nutrita schiera di persone di presentarsi sotto agli ombrelli in piazza Caduti, per assistere alla “sobria” celebrazione, dove in extremis è stato ammesso anche l’intervento della presidentessa locale dell’ANPI . Si è trattato di un momento significativo di democrazia spontanea, certo non di un atto eroico paragonabile a quello delle ragazze e dei ragazzi partigiani che han dato la vita e gli anni migliori per riscattare il nostro paese dall’infamia, ma registriamo che una scintilla di orgoglio è ancora viva e non assuefatta.

Locandina

L’unico momento musicale ufficiale ammesso è stato l’accompagnamento stonatissimo di una tromba acciaccata che faceva da goffa sottolineatura ai movimenti in tono militaresco, durante la presentazione dei labari. Ma infine da qualche parte si è elevato un abusivo coro spontaneo con le note di Bella Ciao, a rischiarare di gioia una mattinata grigiastra.

Le celebrazioni si sono concluse negli spazi del Broletto, dove l’ANPI della sezione Maria Braut ha allestito la bella mostra a tema sul movimento partigiano e le cinque repubbliche indipendenti da esso per breve tempo instaurate. Per l’inaugurazione è intervenuto con tanto di fascia tricolore il Sindaco. Oltre alle letture di alcuni esponenti del mondo sociale e culturale moglianese, le alunne e gli alunni della Scuola Media Margherita Hack (i giovani, finalmente!) hanno interpretato testimonianze toccanti e consapevoli dalle lettere di donne partigiane nel fiore degli anni, condannate ad un destino spietato. Brandelli di memorie che non possono venir sottaciute.

L’assessore alla cultura Giorgio Copparoni ha donato simbolicamente una rosa alla presidentessa ANPI Giuiana Marton, certo un segno di apertura gradito.  Dunque: tutto bene quel che finisce bene. O quasi.

Roberto Masiero
Roberto Masiero è nato da genitori veneti e cresciuto a Bolzano, in anni in cui era forte la tensione tra popolazioni di diversa estrazione linguistica. Risiede nel trevigiano e nel corso della sua vita ha coltivato una vera avversione per ogni forma di pregiudizio. Tra le sue principali pubblicazioni: la raccolta di racconti Una notte di niente, i romanzi Mistero animato, La strana distanza dei nostri abbracci, L’illusione che non basta, Dragan l’imperdonabile e Il mite caprone rosso. Vita breve di norbert c.kaser.

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