Non c’è da stupirsi se la bestialità investe senza riguardo anche le festività prossime. Almeno in questo, detto amaramente, non c’è ipocrisia. I Natali o le Pasque di sangue sono una ricorrenza odiosa, ma rientrano in quella normalità anormale che vive da secoli l’umanità. I calendari storici pullulano di Pasque e Natali definiti “di sangue”. Quando capita, puntualmente, i titoli giornalistici meno creativi si conformano ad un finto stupore, dove l’homo religiosus pare compiere un atto sacrilego eccezionale, se prende le armi o compie delle vendette, delle stragi in certe date sacrali.
E perché mai dovrebbe? Forse che le statuine del presepe o i rami di olivo hanno un potere taumaturgico? Forse che gli scrupoli morali possono imporsi per qualche giorno all’impulso sedimentato di prevaricazione? La risposta è drammaticamente negativa.
I valori interiorizzati di pietà e fratellanza sono un patrimonio pregiato: qualche potente ne fa uso strumentale per presentarsi con una maschera presentabile. Certi campioni dell’ipocrisia finiscono persino per credere alle proprie bugie e la coscienza viene bendata. Proclamano professioni di fede piene di contraddizioni inattendibili: cristianesimi razzisti, umana pietà corrotta dalla convenienza. Dice bene Bob Dylan: … quante orecchie deve avere un uomo, prima di poter sentire gli altri che piangono? La risposta, amico mio, ascoltala nel vento, la risposta soffia nel vento.
Trump si è schierato dalla parte di Putin, non per sviscerato amore personale, ma per allontanare la Russia dalla sfera di influenza della Cina e evitare la stretta del temibile paziente boa constrictor. Così ha fatto proprie le ragioni russe, è giunto ad accusare l’Ucraina aggredita di essere arrogante, responsabile di non voler chiudere la propria partita perdente. Trump ha dichiarato solennemente che sarebbe riuscito nell’impresa ardua di fermare in ventiquattro ore le guerre, con la forza del suo potere oggettivo di pressione e quello carismatico. Fandonie preelettorali che hanno funzionato nei creduloni di ogni continente e che oggi mostrano la propria inconsistenza, senza che i suoi sostenitori accaniti tuttora ne avvertano la frode.
La presa di posizione di Trump ha innescato e rinvigorito le ragioni russe: è una responsabilità pesante che spiana la strada ad azioni belliche sempre più feroci, volta ad ottenere una resa incondizionata del popolo ucraino. Adesso piovono bombe dappertutto e si è sbrindellato anche il velo ideologico di una guerra condotta con riguardo alle popolazioni civili legate da fratellanza storica alla Madre comune.
L’attacco missilistico alla città di Sumy che ha fatto strage di civili mentre si recavano alla Messa nella domenica delle Palme (il bilancio, provvisorio, segna trentacinque morti, tra cui diversi bambini e centodiciassette feriti) è un atto vigliacco e ingiustificato.
L’improvvido apprendista stregone Trump goffamente prende le distanze, dopo aver implicitamente incitato i russi a cogliere i frutti della propria supremazia militare. Si affretta a dire: “Un attacco orribile, ma mi hanno detto che è stato un errore”. Già, un errore. Come quello che scappa involontariamente mentre si scrive su un foglio e si può correggere con una gomma o un tratto di penna rossa. Questo si conclude nel rosso del sangue, nelle lacrime, nel dolore inemendabile.
La pace di Trump è la pace degli uomini di affari con il pelo sullo stomaco: procede anche a Gaza con i bombardamenti sugli ospedali e i campi profughi dell’amico Netanyahu, secondo un progetto folle che prevede la deportazione di oltre due milioni e mezzo di gente stremata, per realizzare nella terra “liberata” dagli scomodi palestinesi una Florida mediorientale ad uso turistico: così procede la devastazione sistematica che rende opportunamente invivibile quel territorio.
Anche questa Pasqua avrà i suoi doverosi agnelli umani da sacrificare. Il mondo che conta pare reagire con veemenza solo quando sono in gioco interessi economici: i dazi, i dazi, i dazi. Nell’Italietta c’è chi si accapiglia per tifoseria, non certo per lo scandalo umanitario che percorre le vene ipertese del globo: romanisti e laziali si ammazzano di botte e coinvolgano nel ferimento i poveri agenti costretti a dividerli. Cosa c’è da aspettarsi da gente così?
Prepariamoci gli stomaci a digerire il ricco pasto pasquale, senza l’eco fastidiosa di un mondo che preferiamo illuderci non ci appartenga. Le maggioranze hanno scelto con il voto libero, in America come in Israele, di farsi rappresentare dalle destre. In Russia i più credono ancora nella missione imperialista di Putin. E se son destre becere e pericolose? Siamo o no un popolo di tifosi? Esse vanno perdonate anche quando commettono fallo in area di rigore, perché sono dei “nostri”. Forse bisognerà riprogettare anche la forma sbilenca dell’uovo pasquale: meglio farlo assomigliare ad un pallone da calcio, abolire il connotato sospetto e ora angosciante di simbolo di rigenerazione. Sarebbe commercialmente più proficuo chiamarlo Pallone pasquale, adatto ai derby incoscienti.
Treviso 20 04 2025 – Analisi ineccepibile…