Si fa un gran parlare, spesso a sproposito, di una possibile (probabile?) futura dieta umana a base di insetti. Questione di disponibilità di risorse, anche perché le bistecche quotidiane dei ricchi stanno distruggendo gli habitat naturali e dunque il Pianeta vivente.

Comunque sia, esistono già popolazioni che pur avendo un livello di intelligenza assolutamente pari al nostro (se non superiore) già ammettono e non da ora, gli insetti tra i propri alimenti abituali.

L’uomo, tuttavia, è un caso a parte: una sorta di “caso patologico” nel contesto del Sistema vivente, che anziché risolvere problemi, li crea e ci si annega.

Ne prescindiamo pertanto con piacere; in questa occasione, infatti, vorremmo parlare degli altri mammiferi insettivori e in particolare di quelli di casa nostra, dei nostri ambienti e dello stesso habitat urbano. Habitat, quest’ultimo, che è il più antropico che esista.

Sono certo che i miei affezionati lettori sono in grado di darmi lezioni scientifiche su questo tema, per cui mi rivolgo agli altri, ricordando loro che esistono ben sette specie di mammiferi insettivori nella Pianura Veneta e che a questi si aggiungono i Pipistrelli, che volgarmente si chiamano Chirotteri e di cui già s’è parlato in altra occasione.

Chi sono allora i predatori insettivori, come la specie umana dotati di placenta e di mammelle, che vivono nelle nostre campagne e città?

Per partire dai più conosciuti, citiamo la Talpa (Talpa europaea) e il Riccio europeo occidentale (Erinaceus europaeus). La prima affezionata ai nostri praticelli ornamentali, che cosparge di piccoli cumuli di terra suscitando la disperazione dei giardinieri estemporanei e perfezionisti. Il secondo che scorrazza ogni notte in giardino e che viene a mangiare nella ciottola del cagnolino e del gattino, anche per variare un po’ la dieta, che è appunto a base di grossi insetti e loro larve, lombrichi, lumache, piccoli vertebrati, ecc. ecc.

Queste sono le due specie di dimensioni maggiori, al che voi direte che se le cose stanno così il loro contributo al contenimento delle popolazioni di insetti dannosi, che infestano i nostri orti-giardino e i nostri (residuali) appezzamenti coltivati, sono assai modesti. Errore, cari Lettori, perché questo simpatici ed elusivi animaletti in quanto ad appetito non ci sono affatto secondi, anzi.

Tra le altre specie, assai più piccole, al punto da essere definite “micro mammiferi” e che sono i topiragno e le crocidure, ce ne sono alcune, che i naturalisti hanno paragonato alle tigri del Bengala. Questo in ragione di un appetito apparentemente insaziabile, che li porta a consumare giornalmente una quantità di insetti che può raggiungere il loro peso corporeo. Un po’ come se noi si mangiasse un cinquanta-settanta chili di pastasciutta e di bistecche. Cosa che, com’è noto, riesce soltanto agli statunitensi, i padroni obesi del Pianeta.

Tornando al tema, va detto che topiragno e crocidure somigliano vagamente a topolini, da cui li differenzia il musetto lungo e appuntito e una dentatura dotata di robusti molari a cuspide, necessari a triturare le robuste corazze chitinose degli insetti.

Le specie di cui stiamo parlando sono cinque: il Toporagno della selva dell’Arvonchi (Sorex arunchi), il Mustiolo etrusco (Suncus etruscus), il Toporagno acquatico di Miller (Neomys anonalus), la Crocidura a ventre bianco (Crocidura leucodon) e la Crocidura minore (Crocidura suaveolens). Tutti animaletti minuscoli, molto difficili da osservare in natura, ma di straordinario interesse ecologico, in quanto indicatori di qualità dell’ambiente. Come tali, le prime vittime dell’avvelenamento chimico delle nostre città e campagne.

Averli in giardino, pertanto, è una fortuna, di cui ci si accorge soltanto quando il nostro gattaccio domestico, predatore sornione, obeso e infingardo (la somiglianza con gli umani che lo allevano e coccolano è tanta), ne deposita uno morto sul tappetino davanti all’ingresso. Comunque sia, se siete amanti del fototrappolaggio, sport che ormai coinvolge migliaia di esploratori notturni in differita, piazzate una foto trappola in giardino. Piazzatela a livello del suolo e vedrete che, al posto dei lupi che pensavate infestassero la vostra sacra proprietà domestica, l’apparecchio riprenderà qualche riccio e, solo se siete fortunati, qualche crocidura e toporagno.


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Michele Zanetti
Michele Zanetti vive vicino alle sponde del Piave e di acque, terre, esseri viventi si è sempre occupato. Prima come "agente di polizia provinciale" e adesso come naturalista a tutto tondo. È stato il cofondatore di un attivo centro didattico "il Pendolino" , ed è l'autore di una cospicua serie di libri su temi ambientali di cui è anche capace illustratore. ha intrapreso anche la via narrativa in alcune pubblicazioni recenti.

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