
Dal 1° gennaio 2027 la contaminazione involontaria con dosi insignificanti di sostanze dopanti e che non migliorano la prestazione sportiva non sarà più considerata doping.
A questa conclusione WADA giunge dopo aver perpetrato un’ingiustizia enorme ai danni di Jannik Sinner e averlo utilizzato come agnello sacrificale sull’altare della propria perduta credibilità.
La WADA (World Anti Doping Agency) è il giudice che ha sentenziato la sospensione di Sinner per un caso lontano anni luce dal doping, anche per le modalità con cui è avvenuta la contaminazione.
Infatti, la pomata contenente Clostebol è finita nel corpo dell’atleta in modo accidentale e inoltre non è stata applicata direttamente da Sinner sul proprio corpo, ma è stata usata dal suo fisioterapista per curare una sua ferita personale. Solo accidentalmente, durante il massaggio, il fisioterapista l’ha trasmessa al corpo di Sinner, tra l’altro, in una percentuale infinitesimale: un miliardesimo di grammo.
Sinner ha potuto documentare prontamente cosa è avvenuto e dimostrare la sua totale estraneità. Il caso si era chiuso come per casi analoghi che vedevano coinvolti due tennisti meno famosi e il rapporto dell’ITIA (International Tennis Integrity Agency) aveva scagionato Sinner riconoscendo l’assenza di “colpa o negligenza”.
Alla sospensione di Sinner si è giunti in un clima surreale: da una parte la WADA desiderosa di mostrare che aveva gli attributi e non si fermava nemmeno davanti al numero uno del tennis mondiale, dall’altra la stragrande maggioranza dei colleghi tennisti, un po’ sciacalli e tanto invidiosi del successo sportivo di Sinner che, prima hanno sperato che lo squalificassero per toglierselo dai piedi e non incrociarlo per un periodo nei futuri tornei e poi hanno silenziosamente gioito per la sospensione.
Alla decisione di WADA i colleghi tennisti hanno dato il loro contribuito sparando sulle sociali sentenze di colpevolezza senza conoscere i fatti e creando quell’onda emotiva, moralista e ambigua, che ha travolto la stessa WADA spingendola a fare ricorso contro l’assoluzione di Sinner da parte dell’ITIA.
Nel brodo dei social si è cucinata la verità.
Ha vinto l’invidia: che ha guidato i giudizi dei colleghi. Ha vinto il rigore burocratico di WADA: mal applicato nei modi e nei tempi sulla pelle del povero Sinner. Ha vinto tanta, tanta, tanta ignoranza.
Nella vicenda si salva una minoranza di colleghi tennisti che hanno solidarizzato con Sinner per una vicenda che potrebbe capitare, per la sua dinamica, a un qualsiasi atleta.
C’è una sola luce a illuminare il buio morale di questa vicenda e sono le parole di Christopher Eubanks, numero 104 del ranking ATP: “Ho voluto prepararmi e capire i fatti. Ho letto e riletto il rapporto più volte per essere certo di ciò che stavo leggendo. È stato scoraggiante vedere quante falsità circolassero sui social.” E ancora: “È stato deludente vedere quanti colleghi si limitassero a commentare senza conoscere le regole. Ho voluto assicurarmi di non farmi influenzare dai social, ma di basarmi sui fatti.”
Cosa che non hanno fatto i vari Kyrgios, Djokovic, altri tennisti e anche ex atleti di altre discipline come Magnini e la Pellegrini che ignorando i fatti e propagano, grazie al loro ruolo di influencer, tanta superficialità e tanta ignoranza.
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Treviso 17 03 2025 – Grazie di questo contributo di verità giustizia…