La storia del ventaglio risulta antica quanto quella della civiltà umana. Le popolazioni della Mezza Luna Fertile e dell’Egitto usavano grandi flabelli di vaporose piume di struzzo o più semplici ventole quadrangolari, mentre in Grecia, abbandonate piume e ingombranti montature, si preferivano ventole dalle forme stondate. Gli Etruschi creavano per il loro refrigerio ventole in lamina bronzea, mentre sotto Roma si usavano semplici tabelle. Con il Medioevo questo simbolo di vanità personale decade totalmente per rimanere solo come elemento liturgico nella sua forma a coccarda.

Il Rinascimento, riportando l’uomo al centro del cosmo, riscopre il ventaglio, in forma di piccoli flabelli dall’immanicatura d’avorio, o di ventole e banderuole dai lunghi manici torniti; si dovrà aspettare la metà del ‘500 perché facciano la loro comparsa i primi ventagli pieghevoli importati dalla Compagnia delle Indie e poi subito imitati in Europa.

Durante il ‘600 il ventaglio si fa strada a gran passo nella vita mondana europea: più costosi e rinomati erano i ventagli italiani, ricercati per le mirabili pitture; in Francia in questo periodo viene fondata anche la corporazione dei ventaglisti.

Il Settecento diviene per antonomasia il secolo del ventaglio: le dame lo portano sempre con sé e per un certo periodo anche i cavalieri lo portano legato al polso tramite una catenella. Ve ne sono di varie fogge e con varie tipologie decorative, ma invero, ad eccezione del numero di stecche e della dimensione, il ventaglio del XVIII sec. pare quasi un’unica grande variazione sul tema.

Con l’avvento dell’800 anche il mondo del ventaglio risente dei radicali cambiamenti avvenuti. I grandi ventagli dipinti dell’aristocrazia del XVIII sec., dalle flessuose stecche in avorio o ageminata madreperla, cedono il posto a piccoli ventagli dalle stecche in tartaruga bionda, spesso incastonate di dischetti metallici in acciaio e bronzo dorato e dall’ala in seta con ricche applicazioni in paillettes ed elementi metallici dorati, chiamati “invisibles” proprio per la loro facilità ad essere occultati nelle maniche o nelle borsette.

Con la Restaurazione si prediligono ventagli brisé, cioè privi di ala, sempre di piccole dimensioni, dalle stecche lavorate a bassorilievo o traforate; molto interessanti in questo periodo i ventagli a ruota. Dagli anni ’30 il ventaglio incomincia ad ingrandirsi nuovamente e compaiono di nuovo le ali dipinte, che grazie anche ai recenti progressi litografici molto spesso porteranno decorazioni stampate; cosa interessante di tale periodo sono le stecche di guardia spesso in metallo dorato. Con il 1840 il ventaglio si ingrandisce eguagliando e spesso superando le dimensioni di quelli settecenteschi. Questo e il decennio successivo saranno l’epoca d’oro del ventaglio, divenendo esso un accessorio diffusissimo portato in ogni occasione e in ogni stagione, cosa avvenuta anche grazie all’abbattimento dei costi dovuto alla meccanizzazione di molte delle sue componenti. Questo accessorio sarà così diffuso da essere indicato nei manuali di bon ton dell’epoca come il corretto regalo natalizio per una sorella da parte di un fratello.

Tra il 1840 e il 1850 sulle ali si prediligono temi storici di stampo rinascimentale dalle complesse raffigurazioni, mentre col finire della metà del secolo si faranno strada raffigurazioni più semplici di stampo neo-settecentesco, le dimensioni del ventaglio tenderanno a ridursi leggermente così come l’ampiezza delle stecche e la sua decorazione, che sino a quel momento aveva visto grande abbondanza di ageminature in oro e argento e complesse decorazioni a traforo e bassorilievo. Da segnalare anche i ventagli patriottici creati nel 1848 che più degli scritti saranno veicoli dei comuni sentimenti di unità, e i ventagli a palmette con l’ala divisa in elementi fogliformi.

In questo periodo iniziano a diffondersi i ventagli in pizzo, grazie anche alla circolazione dei primi pizzi meccanici perfezionati pochi anni prima.

In questi decenni saranno molto diffusi anche i ventagli d’importazione cinese “mille facce” nei quali i volti dei personaggi sono realizzati con sottili laminette d’avorio.

Il 1860 sembra un’epoca piuttosto sfortunata per il ventaglio: se da un lato vi sarà un’enorme varietà di tipologie, dall’altro si noterà una certa aridità intellettuale, che tenderà a vagare tra riproposizioni del passato e banalizzazione delle forme; nonostante il decadimento generale si continueranno comunque a creare pezzi di indubbia bellezza ed artisticità. Sono da segnalare i ventagli assimetrici, che non avranno però grande fortuna.

Dal 1870 il ventaglio diverrà un accessorio più ricercato e non più rivolto a un mercato di massa: le stecche si semplificheranno ed inizieranno ad essere maggiormente squadrate, compariranno bellissime stecche in madreperla colorata artificialmente, mentre la decorazione delle ali inizierà ad essere asimmetrica sbilanciandosi da un lato; faranno la loro comparsa anche i primi ventagli in chiffon dipinto con applicazioni in pizzo.

Con il 1880 i ventagli inizieranno ad aumentare di dimensione ed accanto a raffinatissimi esemplari in madreperla con ali dipinte di grande fascino, faranno nuovamente capolino esemplari più economici in osso e in legno; compariranno anche i ventagli in piume con stecche in tartaruga.

Dal 1885 i ventagli divengono enormi e torneranno a divenire appannaggio di tutti gli strati della popolazione: le ali saranno sempre in seta dipinta con uccellini, personaggi femminili o fiori, mentre le stecche saranno, nei modelli più raffinati, in madreperla ed osso e in quelli più economici in legno.

Compariranno anche esemplari in impalpabile pizzo meccanico con esili stecche in legno ebanizzato, delicati esemplari con ali in chiffon guarnite di pizzi e prenderà con prepotenza posizione l’enorme ventaglio da teatro in piume di struzzo.

Con il finire del secolo le dimensioni torneranno più contenute; saranno molto diffusi i ventagli in pizzo e quelli da sera in chiffon nero e faranno la loro comparsa i ventagli bouquet che una volta chiusi simuleranno un mazzo di fiori.

Con il ’900 i ventagli diverranno di dimensioni molto contenute e faranno la loro comparsa i cosiddetti mongolfier dalla forma a palloncino dipinti o ricamati con paillettes ed elementi metallici. Saranno inoltre assai diffusi ventagli in madreperla con ala in pizzo, in avorio traforato d’importazione, e con ala dipinta per lo più a fiori e paesaggi.

Interessanti e molto diffusi i ventagli a coccarda con impugnatura in legno di ulivo creati come souvenir nella penisola sorrentina.

Con gli anni ’20 il ventaglio diviene un elemento prettamente pubblicitario. Ancora compare qualche esemplare in un nostalgico stile pre-guerra, ma ormai la sua epoca è tramontata: quelli che sopravvivono sono i ventagli da sera e teatro con montatura in bachelite a imitazione della tartaruga ed ala in piume di struzzo.

L’autarchia e le guerre mettono fine alla lunga vita di questo accessorio. Gli esemplari degli anni ’30 in materiali molto poveri sembrano solo dover assolvere alla funzione di far aria, mentre il piccolo ventaglio brisé da borsetta degli anni ’40 appare essere più un vezzo che un vero oggetto funzionale o di moda.

Ormai in quest’era di arie condizionate e ventilatori il ventaglio rimane un nostalgico accessorio di qualche raffinata signora che in estate con il suo sventolio non può che riportarci con l’immaginazione a tempi lontani.

Andrea M. Basana
Di natali veneziani, si è sempre interessato all'arte, non solo lagunare. Il suo campo di ricerca sono le arti applicate, cosa che lo ha portato a tenere svariate conferenze in importanti realtà museali, tra cui le più degne di nota sono quelle del museo di palazzo Zuckermann a Padova e del museo di palazzo Fulcis a Belluno. Ha collaborato con varie riviste tra cui Ateneo Veneto, l'archivio di Belluno, Feltre e Cadore e l'Oadi di Palermo. Negli ultimi anni si è dedicato alla scoperta dell'arte e della cultura della Basilicata, pubblicando per testate locali e scrivendo in collaborazione con il prof. Santoliquido "Forenza Sacra", pubblicazione patrocinata dal Vescovo di Melfi, Rapolla e Venosa.

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