Mogliano nel Veneto delle Carceri

Quando la smetterà il Veneto di confondere ciò che significa vita, a barattarla in cambio di merce da vendere e da comprare? Quando la smetterà di calcolare la propria terra come valore edilizio al metro quadro e non un organismo biologico irrinunciabile? Quando la smetterà di turlupinare la buona fede dei suoi abitanti e di mistificare con appellativi naturali come “Bosco dello sport” un quartiere cementificato, ad uso di lucrosi eventi sportivi, col suo indotto di strade, parcheggi e negozi? Mattone su mattone, asfalto su asfalto, cemento su cemento stiamo costruendo con le nostre mani un panorama imprigionato, simile alle Carceri del Piranesi, solo che le sue erano proiezioni d’invenzione, magnifiche su carta, e le nostre sono angosciosamente reali. Quando riprenderà il Veneto a coltivare la propria cultura della bellezza, e non soltanto a inseguire primati surrettizi, sbandierati con sussiego, nascondendo sotto il tappeto i disastri e il prezzo che paga il territorio? Quando la smetterà di considerare una pista da bob, utile solo a una striminzita manciata di atleti italiani, il traguardo testardo da ottenere, a costo di investimenti pazzeschi  e abbattimento di alberi secolari che precludono altre iniziative volte al bene comune?

Ieri sera anche Mogliano Veneto, nel suo piccolo, ha dato il proprio contributo a rafforzare questa mentalità mediocre. Il complesso dell’ex maglificio Nigi sul Terraglio dovrebbe diventare l’ennesimo grande superstore. In Consiglio Comunale è andato in scena l’ennesimo atto di una sventura progressiva che viene interpretata come opportuna occasione da cogliere. Tra i vantaggi, derivanti del recupero edilizio dell’ex Nigi, si annovera la nuova sede intercomunale delle polizie locali e della protezione civile. Come se mancassero altri spazi inutilizzati. Mi viene in mente un nome qualsiasi in posizione strategica: la villa Franchetti.  C’era bisogno proprio della catena di supermercati Visotto a Mogliano? C’era bisogno di un altro bubbone di 4.000 metri quadri? Il vicino comune di Preganziol è stato, di fatto, accusato di ipocrisia, perché ha negato la conversione in supermercato dell’ex locale Mille Lire sul Terraglio. Secondo il sindaco moglianese il suo collega farebbe l’anima candida, solo perché ha già disponibile una propria grande area commerciale (Lando).  Schermaglia risibile, degna di don Camillo contro Peppone.

E i poveri moglianesi, invece? “Affamati e stanchi” per carenza di servizi, non hanno diritto anch’essi ad un degno complesso commerciale dentro i confini della propria “patria”? La patria va di moda, e dunque… Come se il comune non avesse già, ben piazzato nel cuore della cittadina, un fornitissimo superstore Ca D’oro; come se non avesse in ogni punto cardinale del comune aree commerciali ben distribuite. Come se, a distanza di uno sputo di chilometri, non si trovassero altre innumerevoli gigantesche, sormontanti proposte, raggiungibili soltanto in auto: esattamente come sarebbe per il contestabile polo di vendita della catena Visotto.

I negozi del centro storico, sempre meno appetibili e stritolati da una concorrenza esterna ragguardevole, si indeboliscono e la cittadina snatura la propria attrattività. I piccoli negozi soddisfano il bisogno di relazioni meno impersonali e di creatività artigiana, ma i loro bilanci necessitano di clientela numerosa, non di romanticismo. Vetrine desolatamente vuote, come orbite cieche dei loro occhi, sono il prezzo di una politica urbanistica centrifuga. Gli esempi in regione si sprecano.

Anche iI comune di Mogliano rischia grosso: di diventare un’immensa agenzia immobiliare o un coacervo di aridi sportelli bancari, servizi, telefonini e simili. L’Amministrazione, in altri casi orientata ad una riqualificazione comunale rispettosa del proprio valore e green, abbocca alle stantie lusinghe del capitale. Già ha subito la perdita di parte della suggestiva impronta architettonica, con l’abbattimento di molte gradevoli villette novecentesche, per far posto a impersonali condomini e appartamenti dai prezzi quasi inaccessibili.

È tempo che la politica ritorni a misurare la propria credibilità sul piano della coerenza: inutile battersi contro l’invasione dei campi agricoli con incongrue pannellature solari, o realizzare piste ciclabili sul Terraglio, se non si è fermamente convinti di voler lavorare per restituire qualità al vivere, sottraendo la strada napoleonica dai mefitici gas di scarico, dal rumore. Non sono posizioni politiche tra loro slegate.

La vocazione turistica della nostra cittadina, già ridimensionata di suo dalla prepotente bellezza di Venezia, non riceve giovamento da impersonali strutture commerciali ordinarie. Troverebbe miglior fortuna se ritornasse, per quanto possibile, a considerare anche il Terraglio per quel che era: un monumento, tra maestose ville venete e alberature antiche. Non una spelacchiata corsia preferenziale per raggiungere distributori, supermercati e altre amenità sovrabbondanti. Alla deliziosa villa veneta Codognato-Buratti- Coin-Tegon di notevole sono rimasti soltanto i molti nomi: deturpati gli affreschi esterni dall’inquinamento, meriterebbe idealmente di essere collocata altrove, via dal trambusto della rotonda che la assedia. Non c’entra nulla con la prossima area commerciale. Magari la villa dovrebbe essere letteralmente spostata, smontandola in blocchi, come si è fatto per i templi di Abu-Simbel in Egitto, prima che fossero sommersi dal lago artificiale con la diga di Assuan.

Ma abbandoniamo il paradosso tragicomico: il discorso prenderebbe ben diverso spessore, se nel comune di Mogliano si promuovessero iniziative per attrarre la gente e non per convincerla, di fatto, che la città dispone di sempre meno servizi commerciali. A meno che non si voglia che rimangano in città, costretti dalle circostanze, soltanto le persone di scarsa mobilità, come i vecchi. Diceva polemicamente Herbert V. Prochnow,: “Una città è una grande comunità dove le persone si sentono sole tutte insieme.“ L’affermazione risalta, perché non è uscita dalla penna sognante di un poeta, ma da quella di un concreto uomo d’affari e banchiere di successo, già sottosegretario all’economia americano.

Non accontentiamoci dei bla, bla, bla – avverte anche quella saggia ragazzina svedese, irriverente. 

 

Roberto Masiero
Roberto Masiero è nato da genitori veneti e cresciuto a Bolzano, in anni in cui era forte la tensione tra popolazioni di diversa estrazione linguistica. Risiede nel trevigiano e nel corso della sua vita ha coltivato una vera avversione per ogni forma di pregiudizio. Tra le sue principali pubblicazioni: la raccolta di racconti Una notte di niente, i romanzi Mistero animato, La strana distanza dei nostri abbracci, L’illusione che non basta, Dragan l’imperdonabile e Il mite caprone rosso. Vita breve di norbert c.kaser.

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