È un freddo ma vivace sabato pomeriggio invernale. Fiumi di persone di tutte le età percorrono a varie velocità Place des Terreaux, all’ombra del monumentale Hotel de Ville di Lione sul cui tetto sventolano la bandiera di Lione, il tricolore di Francia e la bandiera dell’Unione Europea. Un piccolo negozio di occhiali ha messo in scena nella propria vetrina un piccolo, incantevole diorama innevato. È ormai l’ora pianificata per l’appuntamento intervista: attraversiamo Rue du Président Édouard Herriot e entriamo nel bar, gradevolmente più caldo della strada. Lei è già seduta ad un tavolo che ci sta aspettando, leggendo un libro.

Cosa insolita, oggi, trovare persone che vanno in un bar per leggere un libro – soprattutto giovani.

“Dici? Sì , forse è vero. In effetti da quando sono arrivata in Francia ho ripreso a leggere come non facevo da tempo, paradossalmente. È la conseguenza di non avere avuto la connessione internet in appartamento per i primi tre mesi!” (ride)

(arriva il cameriere per prendere le nostre ordinazioni. Lei ordina un caffè americano in un Francese pressoché perfetto)

Un solo anno qui e già parli Francese fluentemente – niente male davvero.

“Credo sia più che altro istinto di sopravvivenza. Quando cercavo un appartamento e nessuna agenzia immobiliare rispondeva alle mie email scritte in Inglese ho capito che dovevo cambiare qualcosa! Ma devo anche ringraziare la mia azienda che mi ha pagato un corso di Francese, davvero mi ha aiutato moltissimo.”

Ti va se cominciamo dall’inizio della storia?

“D’accordo – da dove di preciso?”

Da te, direi.

“Allora mi devo presentare. Dunque. Mi chiamo Anna, ho 28 anni e sono originaria di Torino – di Pinerolo, per la precisione. Va bene così o è troppo formale?..”

Va benissimo. Ci vuoi dire del tuo percorso di studi e di cosa ti occupi?

“Sono Ingegnere dei Materiali – e, ci tengo a precisarlo, è una cosa molto più interessante di quanto di solito si possa pensare. Mi sono laureata al Politecnico quasi cinque anni fa, dopodiché ho cominciato subito a lavorare in una grande azienda metalmeccanica di Torino dove mi occupavo di sperimentazioni su materiali plastici. Non posso dirti il nome dell’azienda, vero? D’accordo, allora diciamo solo che (ride) uno dei prodotti su cui lavoravo è appena sfrecciato nella strada dietro di te, superando un monopattino elettrico.”

(sentiamo in sottofondo il suono di un clacson, a conferma della scena che Anna ha appena descritto)

Quindi hai passato i primi anni della tua carriera lavorativa in una multinazionale italiana. Che bilancio trai di quella esperienza?

“Di certo è stata fondamentale per darmi le basi, come Ingegnere e come professionista in generale. Prima di laurearmi la mia massima esperienza lavorativa era stata come istruttrice di nuoto per bambini a Pinerolo, quindi puoi immaginare. Una delle prime cose che ho capito è che il mondo delle aziende, soprattutto quelle industriali, ha delle complessità che è quasi impossibile comprendere se non ci sei dentro. Fortunatamente è un mondo che da subito mi ha affascinata, quindi non ho avuto problemi ad adattarmici. Non che sia stato facile, sia chiaro. Durante l’università non avevo praticamente mai avuto occasione di fare un’esperienza seria nel mondo del lavoro: anni e anni passati sulla scrivania a assimilare quintali di libri e dispense, poi arrivi in fabbrica e scopri che un operaio metalmeccanico capo squadra sa dell’acciaio più cose di quante tu avessi mai immaginato. Non vale solo per me: tutti i miei amici e colleghi che hanno fatto un percorso di studio come il mio in Italia hanno fatto esperienza a inizio carriera della stessa “bastonata sui denti”, per chiamarla così. In parte probabilmente è inevitabile, però posso dirti che ad esempio ho dei colleghi ingegneri tedeschi miei coetanei che sono stati esposti al mondo industriale molto presto durante gli studi, e quindi hanno avuto un impatto meno traumatico.”

Ad un certo punto però è successo qualcosa che ti ha fatto desiderare di cambiare – non solo azienda, ma anche Stato e quindi necessariamente la tua vita. Cosa è stato?

(nel frattempo un gruppo di adolescenti entra chiassosamente nel bar)

“Vedi loro? (indica il gruppo) Sono giovanissimi e hanno ancora molto tempo per decidere cosa fare della propria vita, compreso il tempo per commettere errori. Io invece un giorno – la vigilia del mio ventisettesimo compleanno – mi sono accorta che tutto quel tempo a disposizione non ce l’avevo, o comunque ne avevo molto meno. Dedicavo la stragrande maggioranza del mio tempo e delle mie energie ad un lavoro che mi piaceva, ma in cui non sentivo di stare crescendo. Dopo quattro anni ero ancora trattata come poco più che un apprendista, nonostante avessi cominciato a gestire io le relazioni con i fornitori stranieri perché in ufficio ero quella che se la cavava meglio con l’Inglese scientifico. Le prospettive erano di arrivare al quinto anno di anzianità e a quel punto, forse, vedere delle possibilità di evoluzione nel mio ruolo. Quanto allo stipendio – beh, non posso dire che facevo la fame ma, tolto il costo dell’affitto dell’appartamento di Torino, quello che rimaneva non era esattamente l’ideale per fare dei piani di vita. Come ho detto, una situazione così può essere accettabile quando di anni ne hai Diciannove o Venti, ma quando cominci a vedere la soglia dei Trenta ti chiedi se forse qualcosa nella tua vita non vada ripensato.”

(Il suo sorriso si affievolisce e torna a guardare fuori dalla finestra. Guardiamo, bevendo in silenzio, il traffico scorrere.)

Enrico De Zottis
Enrico De Zottis Nato a Venezia nel 1987 e cresciuto a Mogliano Veneto, da oltre un decennio si occupa professionalmente di Gestione delle Risorse Umane presso aziende multinazionali. Ad oggi vive e lavora a Lione (Francia). Nel tempo libero si dedica allo studio di tematiche socio-economiche, oltre che alla musica e al trekking. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza a Padova e un Master in Analisi Economica a Roma.

1 COMMENT

  1. Treviso 30 01 2024 – Grazie per questo contributo che ho trovato molto ‘coinvolgente’. I giovani di oggi sono molto più disinvolti ed anticonformisti rispetto a quelli di un tempo…

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