Sembra fatale che sul Comune di Mogliano Veneto, promessa Città dello Sport 2025, per quanto riguarda la cultura gravi, invece, una specie di tara negativa. Infatti, mentre l’Amministrazione si bea, giustamente, di tener in gran conto l’attività fisica e agonistica, rimane un poco (o tanto) in sordina la valorizzazione di un patrimonio in evoluzione di ciò che mantiene viva la coscienza e le sinapsi del cervello. Gran parte dei programmi culturali di livello è delegato alla cura e responsabilità di iniziative spontanee o a quelle delle associazioni. Nulla in contrario in quanto a questo, visto che così si lascia spazio alla creatività e agli interessi variegati della cittadinanza e si evita il rischio di orientare troppo verso il temuto “pensiero unico”.

Quel che manca, e lo considero gravemente fondamentale, è una certa sensibilità a rendere fruibili e a favorire le occasioni di incontro culturali: gli angusti spazi logistici disponibili significano molto. A Mogliano manca un auditorium comunale coperto, un teatro, un qualsiasi diavolo di edificio concepito per accogliere la sua gente in speciali occasioni, se si esclude il modesto Centro Sociale. Sala che viene saturata in breve dalle numerose richieste di accesso. Quel che rimane, è in possesso di istituzioni che non rappresentano il comune nella sua interezza.

Da ciò deriva che anche la cornice, entro cui sono organizzate le manifestazioni, risente di tali limitatezze strutturali. In fondo la forma, ahimè, talvolta condiziona la sostanza.  Questa situazione è il prodotto di una sostanziale visione limitata, sedimentata negli anni, più che di carenti risorse economiche. Asfalto ben curato e piste ciclabili non debbono fare da contrappeso ai mancati investimenti in altri ambiti intellettualmente proficui. Meravigliosi campi sportivi e palestre non sostituiscono aspettative altrettanto dignitose.

L’occasione per un salto di qualità si sposa magnificamente con la questione della nuova Biblioteca Comunale. Si sono sollevate le proteste di molti cittadini, di fronte alla prospettiva di vendita al Comune del Centro Pastorale, per trasformarlo in una incongrua biblioteca. Meno male che a contrastare l’operazione si è costituito apposta anche un Comitato Oratorio e Centro Pastorale. Ha indetto un’assemblea in argomento il 18 gennaio scorso in Duomo S. Maria Assunta.

A parte il fatto che con la perdita del Centro Pastorale si priverebbe la comunità di altri servizi attualmente erogati al suo interno, la soluzione appare del tutto abborracciata. Sembrerebbe proprio una realizzazione nel solco di quel voler fare in modo sbrigativo, assomiglia troppo al “pragmatismo” spicciolo, tanto evocato anche da certi modesti politici al governo nazionale: un modo per chiudere in fretta le questioni, un vantarsi di una capacità risolutiva, senza valutarne il significato e le conseguenze a lunga scadenza. Una medaglia (di cartone) da apporsi nel clima elettorale in cui siamo già entrati.

Per comprendere ciò che può essere una biblioteca degna di tal nome, rimando al bel libro di Antonella Agnoli, dal titolo La casa di tutti (ed. Laterza). È un testo che qualsiasi amministratore, affrontando il rinnovamento o l’istituzione di una biblioteca, dovrebbe leggere anticipatamente.

Pur apparendo, a tratti, uno slancio ideale non sempre completamente attuabile, il libro apre la mente come un chiavistello magico, in modo oltretutto piacevole, a contrastare l’idea antiquata di biblioteca vista come deposito o asettico centro di distribuzione di libri. Le biblioteche attuali, se rette adeguatamente e in spazi consoni, sono luoghi aperti dove si stabiliscono relazioni intellettuali, anche affettive; sono piazze del sapere dove si attuano iniziative, corsi, dove si vivono atmosfere esperienziali che non necessariamente fanno diretto riferimento ai libri: essi ne rappresentano l’humus. Il Centro Pastorale può essere tutto, tranne che una piazza aperta del sapere, incastrato com’è tra le strade ed un parcheggio: manca di spazi da vivere e di ariosità. 

L’Amministrazione moglianese si trova oggi un asso nella manica: con la bella ristrutturazione del parco Caregaro Negrin e l’ulteriore accesso dalla via De Gasperi (per altro da essa stessa realizzati!), non deve sprecare l’occasione di una progettazione moderna.

Gli stabili della vecchia biblioteca con la ex Casa dei Bambini e delle Bambine sono due aree ideali per un intervento radicale che conferirebbe significato e meritato prestigio al nome di Biblioteca Comunale: il comodo accesso, la presenza di considerevoli spazi verdi, la centralità sono altri elementi che giustificano ampiamente un investimento pubblico.

 In alternativa intravedo solo un’altra collocazione da impiegare allo scopo, anche se in subordine: l’ex Centro giovani nel Parco delle ex piscine, ovviamente da rifare. Ambedue possono diventare luoghi di una possibile interazione sociale, di scambio di intelligenze, anche di svago, dimenticando l’angustia opprimente degli scaffali tradizionali.

A questo punto dell’articolo verrebbe facile cercare un citazione consona alla seriosità dell’argomento, per ottenere una chiosa di rango,. Preferisco, con dovuta leggerezza, citare quel poeta che fu il celebre ideatore dei Peanuts Charles M. Schulz: “Mi innamoro di qualsiasi ragazza che abbia l’odore della carta di biblioteca”.

La frase ha un valore altamente simbolico: speriamo che anche i nostri amministratori riflettano su questa attraente possibilità di innamorarsi di chi ama i libri, nel verde di un giardino culturale.

Roberto Masiero
Roberto Masiero è nato da genitori veneti e cresciuto a Bolzano, in anni in cui era forte la tensione tra popolazioni di diversa estrazione linguistica. Risiede nel trevigiano e nel corso della sua vita ha coltivato una vera avversione per ogni forma di pregiudizio. Tra le sue principali pubblicazioni: la raccolta di racconti Una notte di niente, i romanzi Mistero animato, La strana distanza dei nostri abbracci, L’illusione che non basta, Dragan l’imperdonabile e Il mite caprone rosso. Vita breve di norbert c.kaser.

1 COMMENT

  1. Treviso 28 01 2024 – Grazie di questo contributo. Il libro “La casa di tutti” è scritto molto bene ed è coinvolgente; mi ha colpito un passaggio, l’abbinamento della lettura in biblioteca con la natalità [nella piazza antistante la biblioteca vi è un enorme ‘gong’ che viene attivato ad ogni nascita]:”Questo rintocco si espande per tutto l’edificio e tutti sanno che qualche minuto prima una nuova vita è entrata nella comunità: cos’altro può generare fiducia nel mondo in cui viviamo, se non un piccolo essere che arriva tra noi?”

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