L’ultima classifica sulla qualità della vita pubblicata qualche giorno fa dal Sole 24 Ore ci fornisce alcune informazioni interessanti e spunto per alcune considerazioni. L’unico primato per la Marca nella graduatoria nazionale delle province è quello sulla speranza di vita: 84,1 anni, più alto che in qualsiasi altro territorio. Ottimo. Treviso entra inoltre nella classifica delle 20 province in cui si vive meglio, superata in Veneto solo da Padova e Verona. Resta inoltre una provincia ricca ma questo si sapeva nonostante siano lontani i fasti dell’era benettoniana. Benissimo.

Per quanto riguarda il capitolo “giustizia e sicurezza” la Marca risulta all’ottavo posto nella graduatoria nazionale e le cose sembrano andare meglio anche su sostenibilità e ambiente in quanto si colloca al quarto posto nella qualità dell’ecosistema urbano scalando di un sol colpo quindici posizioni rispetto al 2022.

“Questo significa avere ottimi livelli in termini di qualità dell’aria, rifiuti e consumo del suolo” ha commentato il presidente della provincia Stefano Marcon dimenticando i continui sforamenti dovuti alle polveri sottili e l’inarrestabile consumo di suolo in favore di strade, palazzoni, villette e centri commerciali. Ma non è su questo che qui vogliamo porre l’attenzione del lettore. Quello che colpisce in questa classifica è il penultimo (!) posto nazionale della Marca nella proporzione di librerie per abitante: 3 per ogni centomila abitanti mentre la prima in classifica, Massa, ne può  vantare ben 16. Un dato che forse non stupisce più di tanto in una provincia che fa dello happy hour il suo momento privilegiato di aggregazione e dello spritz un simbolo identitario. In merito alla classifica riportiamo il serafico commento del sindaco di Treviso Mario Conte: “Dobbiamo sicuramente migliorare nei parametri in cui non primeggiamo ma credo che la gran parte dei cittadini preferisca, oggi, un presidio di sicurezza in più e una libreria in meno”. Non ci sembra questo l’approccio corretto al problema. La libreria, qualsiasi libreria, rappresenta un punto di riferimento fondamentale per il tessuto sociale di un territorio. Non è solo un posto dove si vanno a comprare i libri (attività peraltro che ci pone agli ultimi posti in Europa) ma costituisce un formidabile volano di proposte culturali e di aggregazione che riveste la stessa importanza delle sale cinematografiche, dei teatri o delle sale da concerto. Si va in libreria per conoscere le novità editoriali, certo, ma anche per ritrovare titoli ed autori che ci sono cari, magari con una nuova veste grafica, una nuova traduzione o apparato critico. Il settore bambini e ragazzi della libreria poi costituisce un vero paradiso per i nostri figli e nipoti: se abituati alla frequentazione di questi veri e propri giacimenti di avventure il loro amore per la lettura sarà in grado combattere ad armi pari con il video rimbambimento. Si va in libreria anche solo per scambiare chiacchiere ed opinioni con quei benemeriti operatori culturali che sono i librai e non a caso molte librerie del territorio ospitano, oltre alle presentazioni di libri e dei loro autori, anche dibattiti, convegni, mostre ed esposizioni artistiche o fotografiche. Penso alla imprescindibile libreria Lovat di Villorba o, per uscire di poco dalla provincia, alla meravigliosa libreria di Palazzo Roberti nel centro storico di Bassano del Grappa. “Ciò che soprattutto colpiva il visitatore straniero (a Venezia) erano i libri: le decine e decine di botteghe librarie che avevano qui una concentrazione ineguagliata altrove in Europa” scrive lo storico Alessandro Marzo Magno spiegandoci che la grandezza di Venezia derivava anche dalla straordinaria offerta quantitativa e qualitativa delle sue celebri stamperie.

Dai tempi di Aldo Manuzio le cose sono certamente cambiate e l’offerta culturale ha assunto oggi molteplici forme fino a poco tempo fa impensabili ma l’importanza fondamentale della libreria (come anche, non dimentichiamolo, della biblioteca) resta intatta. Se non altro perché esiste un indubitabile rapporto direttamente proporzionale fra l’allargamento dell’offerta culturale permanente e la crescita esponenziale dell’educazione civile. I risultati magari non saranno immediati ma a medio e lungo termine verificheremo indubbi segnali di contenimento di quell’illegalità che giustamente sta tanto a cuore al sindaco Conte, ai suoi cittadini e a tutti noi.

La libreria, dunque, come presidio di sicurezza? Ebbene sì. Ricordiamoci a questo proposito le parole del gerarca nazista Joseph Goebbels che di illegalità e violenza se ne intendeva parecchio: “Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola!”.

Renzo De Zottis
Renzo De Zottis é nato a Treviso il 9 settembre 1954 e da qualche anno ha lasciato l'insegnamento nella scuola media. Collabora da lungo tempo con svariati mensili occupandosi prevalentemente di argomenti di carattere storico. Ha inoltre al suo attivo diversi servizi fotografici per le maggiori testate nazionali di automobilismo storico ed é stato addetto stampa in diverse manifestazioni internazionali del settore. Fa parte del direttivo dell'Unitre Mogliano Veneto e da almeno un ventennio svolge conferenze per questa associazione e per l'Alliance Française di Treviso.

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