Nell’anniversario della conclusione della Prima Guerra Mondiale viene da pensare come quell’evento tragico ed epocale abbia mostrato al mondo, e agli Italiani stessi, alcune caratteristiche fondamentali della giovane nazione Italia. Una nazione di estremi, di intemperanze e di imprevedibilità. Sia in positivo che in negativo. Lo stesso conflitto che vedeva soldati morire di fame e di freddo e costretti a combattere con armi vecchie di mezzo secolo e con tattiche ancora più vecchie, vedeva un intellettuale chiamato Gabriele D’Annunzio sorvolare Vienna con la sua squadra di biplani, compiendo un atto di coraggio e spregiudicatezza che sconvolse l’Europa e non solo.

Una nazione di estremi, a volte disperati, a volte geniali.

Un simile approccio ha guidato l’Italia anche nel difficilissimo periodo della pandemia COVID. Uno dei risultati della reazione nazionale a quel periodo è stato il bonus edilizio, meglio conosciuto come “bonus 110”, una potentissima “iniezione” finanziaria volta a supportare il rilancio del settore edilizio che notoriamente muove da solo una fetta importante dell’economia.

L’entusiasmo si è scatenato, spinto anche dalla voglia di uscire dalla pandemia (e anche di uscire, letteralmente, dal lockdown domestico), e in un tripudio di italianità centinaia di imprese e migliaia di privati si sono buttati a capofitto in progetti di costruzione e restauro. Ma la cautela e la razionalità nel verificare che le risorse ci fossero davvero? Niente disfattismi! O mansarda o morte! Se avanzo con la malta seguitemi, se indietreggio con le piastrelle sparatemi! Viva l’Italia!!

Tutto estremamente entusiasmante, quasi come le canzoni cantate dai terrazzi.

Ma tutto passa. Ogni tempesta è seguita dalla calma, ogni ubriacatura è seguita dal doposbornia, ogni piano di investimento dettato dall’ “ottimismo” è seguito dalla resa – letterale – dei conti.

L’entusiasmo ha creato una bolla, la bolla è stata poi gonfiata ancora di più dallo scoppio della guerra in Ucraina e la conseguente impennata dei prezzi delle materie prime. Le prime luci fuori dal tunnel della pandemia hanno portato anche la prima lucidità, manifestatasi nei dubbi sulla sostenibilità a lungo termine del piano di investimenti.

Ed eccoci così alla fine del 2023, quando il governo italiano, dopo vari mesi di ipotesi di salvataggio speranzose ma non troppo, mette definitivamente la pietra tombale sul bonus edilizio. E il Fisco osserva in silenzio, sorridendo al pensiero delle entrate tributarie che sta per recuperare.

Il volo su Vienna è finito, rimangono la fame, la fatica e la strada ancora da fare per arrivare a conquistare Trento e Trieste.

Chi ha lasciato l’Italia per andare a vivere e lavorare all’estero guarda questi avvenimenti e, con freddezza ma anche con una goccia di amarezza, tira le conclusioni. L’Italia, con tutti i suoi pregi, porta sempre con sé un mix pericoloso di emotività, caos e imprevedibilità che risulta difficile da digerire per chi cerca un sistema più stabile in cui costruire la propria vita. Nel 1918 come nel 2023. E se un secolo non ha fatto la differenza, difficilmente la faranno tre o cinque anni. Rimane il ricordo e il rispetto per chi ha contribuito al bene dell’Italia, oltre c’è solo una muta frustrazione.

Enrico De Zottis
Enrico De Zottis Nato a Venezia nel 1987 e cresciuto a Mogliano Veneto, da oltre un decennio si occupa professionalmente di Gestione delle Risorse Umane presso aziende multinazionali. Ad oggi vive e lavora a Lione (Francia). Nel tempo libero si dedica allo studio di tematiche socio-economiche, oltre che alla musica e al trekking. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza a Padova e un Master in Analisi Economica a Roma.

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