Il desiderio di avere un luogo che si possa chiamare Casa è una caratteristica profondamente umana che trascende cultura e nazionalità. “Consideravo casa come un posto che avevo lasciato alle mie spalle per poi ritornarci in seguito”, diceva Ernest Hemingway. Una caratteristica profondamente umana, non c’è dubbio. Vi è tuttavia anche un’altra caratteristica, ugualmente umana e ugualmente potente: il desiderio di vivere una vita serena, in cui l’impegno è seguito da risultati tangibili e in cui le soddisfazioni sono quantomeno abbastanza da bilanciare le frustrazioni. E spesso è proprio la ricerca di questi elementi che determina quale sarà il luogo da chiamare Casa.

Immaginiamo uno scenario ipotetico ma non troppo. Anna è una giovane professionista che qualche anno dopo la laurea si è trasferita all’estero per migliorare le proprie prospettive di carriera e quindi di vita. La scelta non è stata facile, e non mancano i giorni in cui i dubbi torturano il cuore e le notti in cui il cuscino del letto si bagna di lacrime. Ma Anna è decisa, non si lascia abbattere. Dedica la maggior parte delle sue energie al lavoro, e con le energie rimanenti si sforza di imparare la lingua e la cultura del paese in cui ora vive.

Un giorno Anna legge su un giornale che il governo del suo paese di origine  vuole introdurre consistenti incentivi fiscali per motivare al rientro le aziende che hanno spostato la sede all’estero. Un’iniziativa piena di determinazione, almeno stando a quello che si legge. Il paese di origine di Anna vuole fare concorrenza ai cosiddetti Paradisi Fiscali. Ma non è tutto. Con la stessa legge il governo vuole favorire il rientro in Patria dei professionisti che, come Anna, hanno scelto di portare la propria carriera all’estero. Il premio? Essenzialmente uno sconto sulle tasse da pagare durante i primi 5 anni dal rientro.

Interessante, non c’è dubbio. Anna però continua a leggere l’articolo, cercando risposte anche ad altre domande. Se ritorno in patria troverò dei trasporti pubblici ben funzionanti che mi permettano di spostarmi tra casa e lavoro senza dover passare ore in auto, con tutti i costi e lo stress che ne derivano? L’articolo non dice nulla.

Se ritorno in patria troverò delle opportunità lavorative in cui, mettendo tutto l’impegno di cui sono capace, potrò sperare in un percorso di crescita dettato dal merito e in cui le persone più giovani sono viste come risorse anziché come noiose nullità? L’articolo non dice nulla.

Soprattutto – se ritorno in patria e decido di sposarmi e creare una famiglia, posso contare su un’organizzazione sociale e economica in cui far crescere i miei figli sapendo che avranno delle opportunità di vita migliori di quelle che ho avuto io? L’articolo non dice nulla.

Per qualche secondo Anna guarda il giornale in silenzio. Aveva forse pensato, per un istante, di trovare qualcosa in cui non osava nemmeno sperare. Ma l’istante è passato, e la tristezza è lasciata fuori dalla porta. Anna si prepara una tazza di the e torna a leggere il libro di grammatica che sta studiando. Il cuscino verrà bagnato di lacrime qualche volta ancora, forse, ma lei non si fermerà.

Enrico De Zottis
Enrico De Zottis Nato a Venezia nel 1987 e cresciuto a Mogliano Veneto, da oltre un decennio si occupa professionalmente di Gestione delle Risorse Umane presso aziende multinazionali. Ad oggi vive e lavora a Lione (Francia). Nel tempo libero si dedica allo studio di tematiche socio-economiche, oltre che alla musica e al trekking. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza a Padova e un Master in Analisi Economica a Roma.

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