Federico Faggian ha scritto un bell’articolo sul “lupo” che alberga in molti uomini contemporanei, in quelli che ancora considerano la donna una preda, un essere subalterno da intendersi come un loro possedimento. E cosa accade se le donne a tale regola non sottostanno? Vengono offese, dipinte con vari epiteti, umiliate, maltrattate (fisicamente e psicologicamente), si arriva fino all’atto estremo di ucciderle per “insubordinazione”, le cronache che ogni giorno riempiono le pagine dei giornali ne sono una lampante, estenuante conferma.

Uno degli argomenti più utilizzati per giustificare la crudeltà di questi atteggiamenti/comportamenti è che le donne, dai tempi della minigonna in poi, se “la vanno a cercare”, per come si vestono, per come si atteggiano, per come ancheggiano per strada: un affronto per il proprio partner o una provocazione per attirare il “masculo”.

Ora, su questo tema sono stati scritti quintali di volumi da autorevoli specialisti (psicanalisti, psicologi, filosofi, scienziati, teologi, letterati, di ambo i sessi): forse basterebbe scorrerli un po’ per capire e orientarsi.

Dico la mia. A me pare che da sempre, con i costumi e la cultura che ogni epoca ha offerto, la donna abbia praticato il linguaggio della seduzione. Ma attenzione: la seduzione è un gioco che si attua come premessa del linguaggio dell’amore. È gioia, è manifestazione di vita, è stupore nella relazione, non rientra nello schema primitivo, grondante di violenza, predatore/preda.

Le donne cercano “l’amplesso” (nel senso originario di “abbraccio”, derivato dal latino “amplecti”, abbracciare) non il “possesso” né “l’essere posseduta”. Curano ed esibiscono con grazia il loro corpo, esaltano l’aria con il loro profumo e i loro movimenti, ma l’uomo non è capace di fare una danza d’amore come fanno le farfalle, molti non conoscono né sentono il linguaggio alto dell’amore, fatto di corrispondenze, reciprocità, intimità, dolcezze e ascolto, non sanno specchiarsi nell’anima di una donna. L’eros è l’omissis dell’uomo contemporaneo.

Perché accade questo? Per assenza di cultura. Sì, perché i sentimenti s’imparano, si interiorizzano solo frequentando i grandi libri di letteratura, poesia, filosofia, arte, teologia, fisica, biologia, natura. Da qui bisogna ripartire, a casa come a scuola, promuovendo la rinascita di un neoumanesimo e di una cultura diffusa contro ogni sterile, frustro stereotipo.

Solo in questo modo il “masculo” potrà evolversi dal suo perseverante stato di ebetudine, amare e rispettare le meraviglie del corpo, della psiche, dell’intelligenza e dell’anima delle donne.

Lucio Carraro
È nato a Mogliano Veneto il 3.6.1954. Ex insegnante, è stato Assessore alla Cultura, Pubblica Istruzione e Commercio del Comune di Mogliano Veneto. Scrittore, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Collabora con varie Associazioni culturali e sociali.

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