“Quanto a lungo ancora sarà necessario pagare i banchieri in maniera così sproporzionata rispetto a quanto altri servitori della società usualmente ricevono per svolgere servizi non meno utili o difficili? ”Così venivano descritti i banchieri e il loro impatto sociale nelle parole di John Maynard Keynes, economista inglese che ha progettato l’architettura economica e finanziaria del mondo occidentale del secondo dopoguerra. Difficilmente il mestiere di chi gestisce un’attività bancaria si è mai prestato a raccogliere le generali simpatie della popolazione, fungendo invece spesso da archetipo di tutto ciò che è spiacevole e detestabile, soprattutto se associato a radicati pregiudizi etnici e culturali (Il Mercante di Venezia di William Shakespeare docet). Tuttavia un generale sentimento diffuso e la legislazione di uno Stato sono cose distinte, e bisogna fare bene attenzione a volerle mescolare.

Ad Agosto 2023 il Governo italiano ha deciso di introdurre una misura fiscale (Decreto “Omnibus” 07 /08/2023) mirata specificamente all’attività degli Istituti Bancari, con lo scopo di colpire degli extraprofitti incorsi da tali istituti e definiti, per voce dello stesso Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, “ingiusti”. Questo aggettivo è forse la chiave per comprendere la ragion d’essere di questa manovra, e anche, più in generale, di questo momento storico e politico. Utilizzare una terminologia poco significativa dal punto di vista tecnico ma molto efficace da quello emotivo e comunicativo non è certo una tattica nuova nel mondo politico, ma tuttavia ha un costo – e quel costo è l’imprecisione, oltre alla naturale confusione che ne deriva. Cosa significa “ingiusto”? Quali sono i criteri applicati per valutare tale ingiustizia? Chi decide questi criteri?

Tutte queste sono domande non banali e che non andrebbero sottovalutate, tanto più se a usare questo termine è qualcuno, come la Presidente del Consiglio, che data la propria posizione di responsabilità conferisce ancora più peso a ciò che afferma. Non è difficile capire che aprire la strada ad una categoria potenzialmente molto soggettiva come l’ingiustizia può portare molto più lontano di quanto si pensi o si voglia arrivare: dov’è infatti il limite dell’ingiusto?

Perché non definire ingiusti anche i profitti di tutti coloro che non lavorano nelle fabbriche e quindi non producono beni materiali? Oppure di tutti coloro che non lavorano direttamente la terra e quindi non creano generi alimentari? Perché non imporre direttamente per legge lo stesso stipendio a tutti, per eliminare completamente le disuguaglianze? Dov’è il limite dell’ingiusto? Se affermare e realizzare la giustizia sociale è imperativo, altrettanto lo è farlo con criterio e responsabilità.

L’uso di una simile terminologia dovrebbe allarmare ancora di più chi conosce, o ricorda, la storia del Ventesimo secolo, quando l’entrata delle masse tra i protagonisti della Storia ha spesso portato i governanti (a Roma come a L’Avana) ad inseguire e glorificare le più basse e rabbiose pulsioni collettive – in altre parole, la “pancia”.

E tutto ciò per cosa? Qual è lo scopo pratico perseguito dal Governo? Se si tratta di una riforma spinta da una volontà etica, non si capisce perché allora il testo di legge dopo un mese sia già stato modificato introducendo possibilità di gestione degli extraprofitti alternative al versamento fiscale – e va da sé dunque che anche la finalità fiscale sembra perdere le fondamenta.

I prossimi mesi riveleranno il destino e l’efficacia di questa misura, nel frattempo si può solo constatare che questo primo quarto del nuovo secolo porta con sé sempre di più echi e fantasmi che ricordano storie già viste – e che di nuovo non hanno nulla.

Enrico De Zottis
Enrico De Zottis Nato a Venezia nel 1987 e cresciuto a Mogliano Veneto, da oltre un decennio si occupa professionalmente di Gestione delle Risorse Umane presso aziende multinazionali. Ad oggi vive e lavora a Lione (Francia). Nel tempo libero si dedica allo studio di tematiche socio-economiche, oltre che alla musica e al trekking. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza a Padova e un Master in Analisi Economica a Roma.

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