Fin dalla primavera, quando una delegazione si è recata a Pisa per partecipare all’importante convegno promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Università di Padova, tappa di inizio di un grande progetto finanziato dalla Comunità Europea. Si tratta di un progetto di durata quadriennale, con scadenza nel 2026, a cui è stato dato il seguente nome altisonante: “Valutazione della esposizione e della salute secondo l’approccio integrato One Healt Citizen Science”. È uno studio epidemiologico che prevede la partecipazione attiva della cittadinanza, in collaborazione con l’Università e le Istituzioni sanitarie. Destinatari saranno cinque SIN (Siti di Interesse Nazionale per l’inquinamento), tra questi quello di Porto Marghera, rappresentato a Pisa dalla delegazione del Coordinamento, che ha avuto l’importante contributo della dottoressa Vitalia Murgia, di Isde Italia, con la sua apprezzatissima relazione sui biomonitoraggi su matrice umana.

Il Coordinamento, pur riconoscendo il valore e l’importanza del progetto, al quale ha assicurato sostegno e partecipazione, ha però valutato che non era il caso di aspettare i suoi tempi lunghi, perché sono troppo evidenti i segnali inquietanti che riguardano la salute della popolazione del SIN di Porto Marghera e di tutta l’area metropolitana di Venezia.In particolare gli esiti del recente sesto Rapporto SENTIERI, studio epidemiologico dell’ISS, dove si legge che nel SIN di Porto Marghera “la mortalità generale per tutti i tumori maligni, in particolare per le malattie dell’apparato circolatorio e dell’apparato digerente è in eccesso in entrambi i casi…”

Il Coordinamento ha perciò deciso di procedere in autonomia. Ha ottenuto la collaborazione di quattro proprietari di pollai familiari, con galline allevate all’aperto e senza uso di antibiotici e mangimi chimici, dislocati in differenti zone attorno a Porto Marghera. Le uova sono state prelevate in modo da non contaminarle e fatte analizzare da un laboratorio accreditato anche dalla Regione Veneto.

I risultati sono stati presentati il 15 settembre in Regione, a palazzo Ferro-Fini di Venezia, con una conferenza stampa congiunta di vari Consiglieri di opposizione, una delegazione del Coordinamento e il supporto scientifico di Isde-Medici per l’ambiente, rappresentato dalla dottoressa Murgia.

Nella conferenza è stato sottolineato che la scarsità dei campioni analizzati non consente di assimilare questa indagine a un vero e proprio studio scientifico, ma che i dati emersi, in particolare su due dei quattro campioni, quelli più esposti all’inquinamento di alcuni impianti, come la centrale a carbone ancora funzionante e all’inceneritore di rifiuti, mostrano una molto preoccupante contaminazione del terreno da parte di diossine e prodotti diossina-simili. Inoltre viene dimostrata anche la presenza significativa di alcuni PFAS.

Le reazioni alla presentazione di questi dati sono state preoccupate ed estese, a partire da quelle dei Consiglieri regionali presenti alla conferenza stampa. Il giorno successivo anche alcuni Consiglieri comunali veneziani si sono attivati, chiedendo “di riconsiderare la politica fin qui perseguita dall’Amministrazione comunale, di intesa con la Regione, di rilancio dell’utilizzo di inceneritori in un’area già così esposta agli inquinanti, accelerando invece sulla riconversione e rigenerazione dell’area e sulle bonifiche”.

2 COMMENTS

  1. Quelle prodotte lontano dai territori più inquinati sono certo più sicure di quelle delle galline in batteria, gonfiate da mangimi chimici e antibiotici.

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