Mi capita ogni tanto di sentire in tv gli dei del rap.

Vengono esaltati, dall’inizio alla fine, dai presentatori di turno come gli innovatori della musica di oggi e del futuro.

Spesso portano vestiti fioriti, scuciti, succinti, spariti.

Spesso accompagnati da occhiali a forma di farfalla, coleotteri, mosche.

Spesso integrati da anelli, catene, s-cione tra le narici, tatuaggi da capo a piedi.

Iniziano zampettando sul palco, di qua di là.

In genere si annunciano con la formula sciamanica “Ciao raga!”, lasciando aperto l’interrogativo se si tratti di ragazzi o di ragadi.

Non lo so, ma a me sembra che la loro musicalità calchi le vecchie filastrocche imparate nelle scuole elementari, così semplici, così facili, rime in ottonari simili a quelle del fumetto del celebre Sergio Tofano sul Corriere dei Piccoli dedicate al signor Bonaventura. Ricordate? “Qui comincia l’avventura / del signor Bonaventura…”

Certo, loro le modernizzano inserendo una fantasiosa galleria di parolacce: le avete presenti? Cominciano con c. f. p. t. e mandano in visibilio i giovani infanti che vogliono differenziarsi dagli adulti (mamma, papà, zii) anche se che poi vivono attingendo ai loro silenziosi soldi.

Ogni tanto dentro il ritmo delle loro filastrocche introducono pause melodiche tipiche della canzone italiana degli anni Sessanta, incrostandole di miele da tempo scaduto.

Eppure, tanti critici al soldo continuano a dedicargli titoli articoli commenti altisonanti, intravvedendo nelle loro “opere” il domani della musica.

Che sia lo specchio dei tempi che stiamo vivendo?

Mah!

Rap! Burp!

Lucio Carraro
È nato a Mogliano Veneto il 3.6.1954. Ex insegnante, è stato Assessore alla Cultura, Pubblica Istruzione e Commercio del Comune di Mogliano Veneto. Scrittore, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Collabora con varie Associazioni culturali e sociali.

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