Utilizzare un neologismo per descrivere un fenomeno o una situazione può avere risultati diversi. A volte cattura l’attenzione, a volte è una forzatura. Spesso, tuttavia, risulta in una distrazione da ciò che si vuole descrivere.

E’ forse questo il caso del termine NEET, neologismo che suona come una marca di abbigliamento ma in che in realtà rappresenta uno dei fenomeni più profondamente preoccupanti e tristi della società moderna.

NEET è un acronimo Inglese per “Not in Employment, Education or Training”, vale a dire persone che si trovano in stato di disoccupazione e che non stanno svolgendo attività formativa, né scolastica né professionale.

Questo fenomeno può essere letto sotto molti punti di vista.

Da una prospettiva puramente materiale, va da sé che chi si trova in questa situazione deve necessariamente avere un modo per sopravvivere: ciò generalmente si traduce nel rimanere da adulti presso la famiglia di origine senza particolari piano o strategie per il proprio futuro.

Da una prospettiva culturale, si possono dedurre diversi elementi e nessuno particolarmente edificante. Innanzitutto, l’elemento più ovvio vale a dire che la società è incapace di offrire a tutti sufficienti opportunità per essere attivi.

Un elemento meno ovvio ma forse ancora più allarmante è tuttavia la mancanza di speranza che spesso contraddistingue i NEET, i quali non cercando più alcuna possibilità di gestire autonomamente la propria vita comunicano implicitamente di non essere interessati a farlo. Ed è difficile non provare umana empatia verso le loro famiglie di origine, che piuttosto che vedere persone amate finire in mezzo ad una strada le continuano ad ospitare nella casa natia.

D’altra parte, è però difficile anche non pensare come questa situazione sia in definitiva profondamente dannosa sia per i NEET stessi, sia per le loro famiglie, sia per la società in generale.

A fasi alterne il Governo italiano cerca di intervenire su questo fenomeno con operazioni di incentivi fiscali per i datori di lavoro; tuttavia, l’Italia continua ad avere un tasso di NEET di 7 punti superiore alla media europea, ottenendo un non invidiabile secondo posto alle spalle della Romania (fonte ilsole24ore). Se il fenomeno continua ad avere questo impatto preoccupante sulla nostra società è forse perché, alle sue fondamenta, ci sono anche elementi culturali che minano profondamente la capacità individuale di sviluppare ambizioni e desideri.

È una situazione più che allarmante, è tragicamente triste e dà l’impressione di sentire in sottofondo le note della marcia funebre di un’intera società. In tutto questo, il Veneto sembra dimostrare una tendenza ostinata e contraria e continua a presentare una percentuale di NEET tra le più basse in Italia e di circa 6 punti inferiore alla media nazionale (fonte cliclavoroveneto).

È fuor di dubbio che la cultura, per non dire il culto, del lavoro che contraddistingue la società del Veneto ha diversi limiti e dovrà senza dubbio imparare ad evolvere se vuole sopravvivere ai prossimi decenni del Ventunesimo secolo. Tuttavia, si può anche riconoscere, con un po’di orgoglio e moderato ottimismo, che c’è una correlazione positiva tra cultura generale di una società, le opportunità concrete che in essa si sviluppano e l’atteggiamento individuale di coloro che di quella società fanno parte. E niente di tutto ciò va dato per scontato, ma anzi richiede una continua e attiva trasmissione di valori di generazione in generazione, mantenendo viva l’importanza tanto della solidarietà quanto del proverbiale “insegnare a pescare”.

L’alternativa è vedere un numero crescente di giovani perdere interesse non solo per la propria carriera ma più in generale per la propria vita, disperdendo un potenziale vitale per la sopravvivenza di tutti. Come stiamo vedendo è un’alternativa molto concreta e molto più vicina a noi di quanto immaginiamo.

Enrico De Zottis
Enrico De Zottis Nato a Venezia nel 1987 e cresciuto a Mogliano Veneto, da oltre un decennio si occupa professionalmente di Gestione delle Risorse Umane presso aziende multinazionali. Ad oggi vive e lavora a Lione (Francia). Nel tempo libero si dedica allo studio di tematiche socio-economiche, oltre che alla musica e al trekking. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza a Padova e un Master in Analisi Economica a Roma.

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