Sono passati esattamente dieci anni – era il 19 giugno 2013 – da quando il Parlamento italiano ha ratificato la Convenzione di Istanbul. E non solo la violenza contro le donne non conosce alcuna tregua, ma a livello istituzionale si fa ancora troppo poco in tema di sensibilizzazione, prevenzione e protezione.

Prova ne è l’assoluta inerzia della Regione Veneto su questi argomenti e pure lo scarso peso che le politiche di genere hanno anche a livello locale, come ad esempio a Mogliano Veneto.

D’altra parte un mese fa, quando il Parlamento Europeo ha votato le risoluzioni che chiedono all’Unione Europea di aderire alla Convenzione di Istanbul, Lega e Fratelli d’Italia si sono in maggioranza astenuti. Due deputate della Lega hanno addirittura votato contro.

Motivazione? Si teme, in maniera del tutto infondata, l’imposizione delle tematiche gender. Come a dire: i fantasmi non esistono, ma noi dobbiamo far finta di crederci per continuare a mantenere il posto. Un approccio grave quando si occupano posizioni di governo.

La Convenzione di Istanbul è stata approvata il 7 aprile del 2011 ed è entrata in vigore nell’agosto del 2014. Inizialmente è stata firmata dai 45 paesi membri del Consiglio d’Europa. Negli anni successivi è stata ratificata da 34 stati, mentre i restanti l’hanno solo firmata. Ma è solo tramite il processo di ratifica che un paese diventa obbligato ad adeguare le proprie leggi interne alle regole previste dal testo dell’accordo. E proprio la Turchia, paradossalmente, due anni fa ha abrogato la ratifica.

La Convenzione di Istanbul rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza. Più precisamente, la finalità è quella di “prevenire e contrastare la violenza intrafamiliare e altre specifiche forme di violenza contro le donne, di proteggere e fornire sostegno alle vittime di questa violenza nonchè di perseguire gli autori”.

La Convenzione ha tra i suoi principali obiettivi l’individuazione di una strategia condivisa per il contrasto della violenza sulle donne, ma anche la prevenzione della violenza, la protezione delle vittime e la perseguibilità penale degli aggressori. La Convenzione mira inoltre a promuovere l’eliminazione delle discriminazioni per raggiungere una maggiore uguaglianza tra donne e uomini. Ma l’aspetto più innovativo del testo è senz’altro rappresentato dal fatto che la Convenzione riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione.

Nella Convenzione, tra l’altro, viene riconosciuta ufficialmente la necessità di azioni coordinate, sia a livello nazionale che internazionale, tra tutti gli attori a vario titolo coinvolti nella presa in carico delle vittime e la necessità di finanziare adeguatamente le azioni previste per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno, nonché per il sostegno alle vittime e lo sviluppo dei servizi a loro dedicati.

È prevista anche la protezione e il supporto ai bambini testimoni di violenza domestica e viene chiesta la penalizzazione dei matrimoni forzati, delle mutilazioni genitali femminili e dell’aborto e della sterilizzazione forzata. Si riconosce infine il ruolo fondamentale svolto dalla società civile e dall’associazionismo in questo settore.

Daniele Ceschin
Nato a Pieve di Soligo il 20.12.1971. Storico con un dottorato di Storia sociale europea dal medioevo all’età contemporanea. Docente a contratto di Storia contemporanea dal 2007 al 2011 all’università di Ca’ Foscari di Venezia. Autore di pubblicazioni a carattere storico. E’ stato Vicesindaco a Mogliano Veneto dal 2017 al 2019.

1 COMMENT

  1. la mappa che riporta i colori di chi ha ratificato include l’Italia tra chi ha ratificato, appunto. Pertanto la mappa non concorda con il testo. In ogni caso spero che l’Italia abbia davvero ratificato o che lo faccia al più presto. Grazie per mantenere alta l’attenzione verso un tema drammatico e che ci disonora.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here