“Vigne vista mare” è il viaggio di Carlo Casti, sapiente scrittore gastronomo, incontro con i vini e le specialità gastronomiche lungo le coste italiane

Sarà Carlo Casti a concludere la terza edizione degli “Aperitivi narrativi”, rassegna organizzata dall’associazione culturale “Omega aps” che anche quest’anno ha incontrato l’interesse di un pubblico ampio e qualificato.

Carlo Casti è un godibile scrittore gastronomo, nato in Sardegna ma milanese di lungo corso. Docente di lingua e letteratura francese, è stato per anni fiduciario di Slow Food a Milano, formatore di ecologia ed enogastronomia. Ha collaborato con numerose riviste del settore ed è coautore del libro “Max quanto basta”, scritto con l’attore Max Pisu, dove la gastronomia s’incrocia con la comicità. Parlando di sé, Carlo si definisce un sommelier gastronomo curioso e goloso, talvolta sapiente.

“Vigne vista mare” è la sua ultima piacevole fatica. È un viaggio, se vogliamo, “alla Mario Soldati”, un’esplorazione che qua e là intreccia il tòpos enogastronomico alle tradizioni culturali del nostro Paese, così ricche di biodiversità naturale ed umana. E lo fa racchiudendo la sua ricerca in finestre-guida che ne aumentano la fruibilità (regioni, vini del territorio, piatti tipici, delizie da non perdere: questa la ritmica del volume), con una scrittura comunicativa, adeguata ai tempi di lettura odierni. Belle le descrizioni delle regioni italiane, in poche righe spesso ne coglie l’identità avvalendosi anche di selezionate citazioni poetiche e letterarie.

Carlo Casti presenterà il suo lavoro assieme a Gino Bortoletto, altra voce storica e tra i fondatori di Slow Food: un piacevole dialogo ricco di racconti, aneddoti, informazioni utili per poter apprezzare in modo consapevole i luoghi, i piatti e le bottiglie che danno vita all’inimitabile cultura del gusto italiana.

Mi permetto, in calce, due soli appunti per quanto riguarda la nostra regione, il Veneto. Il primo: quando si parla del tiramisù, il dolce per eccellenza di Treviso, la trascrizione corretta è “tiramesù”: i membri trevigiani dell’Accademia della Cucina rabbrividivano alla vista di “tiramisù”. Il secondo: la “sopacoada”, meraviglioso e tenero piatto della tradizione trevigiana, ha come ingrediente protagonista il piccione, ma Carlo scrive che si può fare anche con la gallina. I puristi della Marca dissentono. Caso mai si dovrebbe parlare di “gallinella” (mi pare che nel nostro dialetto si chiami “chechina”) sostenuta dai gastronomi di Motta di Livenza in opposizione al colombo (la querelle fra trevisani e mottensi è tuttora in corso). Consideriamolo uno spunto poetico di un libro che merita di essere letto, meditato, alla bisogna consultato, soprattutto gustato.

Vi aspettiamo per il gran finale. Sursum corda!

Lucio Carraro
È nato a Mogliano Veneto il 3.6.1954. Ex insegnante, è stato Assessore alla Cultura, Pubblica Istruzione e Commercio del Comune di Mogliano Veneto. Scrittore, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Collabora con varie Associazioni culturali e sociali.

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