Un extraterrestre che stesse studiando se comprare casa in Italia e, nel caso, dove, si troverebbe in difficoltà: 500 alluvioni in 12 anni nel nostro paese.

Per comprendere meglio la situazione, e fare scelte adeguate, l’extraterrestre cercherebbe, quindi, di sintonizzarsi con le informazioni che circolano, visto che è appena accaduta un’alluvione di grande portata in Emilia-Romagna.

Naturalmente l’extraterrestre qualche nozione scientifica minima la possiede, insomma qualcosa sulla densità delle precipitazioni, sulla morfologia di un territorio, su come funziona un fiume.

Con una breve ricerca scopre che in Italia, come su tutto il pianeta terra, sono in atto significativi cambiamenti climatici e che da 40 anni un numero crescente di studiosi pone la questione all’attenzione di tutti.

Una cosa indubbiamente intelligente e, di conseguenza, l’extraterrestre si immagina che questo abbia influenzato le scelte di come e dove costruire; di come e dove mettere sistemi di monitoraggio dei rischi; di come e dove attuare azioni di prevenzione e di attenuazione.

Immagina che saranno state impiegate risorse economiche importanti, ma quando spulcia negli archivi scopre che non è così e, anzi, i danni complessivi (i conteggi non sono coincidenti) di oltre 20 miliardi di euro sono assai di più di quelli stanziati per evitarli e che 8-9 milioni di italiani vivono in zone a rischio idrogeologico.

A questo punto va in confusione: vi hanno avvertito da decenni sui pericoli, avete agito come se nulla fosse usando dati e modelli del passato, e siete più attratti dai danni che dall’evitarli?

Perché?

Forsennatamente confronta le dichiarazioni di quelli che gli sembrano i capi e scopre un arcobaleno di cose bizzarre: si è trattato di un evento straordinario e il cambiamento climatico non è un dogma (un signore di nome Malan); è colpa dell’ambientalismo ideologico e della burocrazia (un signore di nome Lupi).

Gli sembra tutto sbagliato. Un signore (un tale Red Ronnie) addirittura dice che l’alluvione è stata provocata.

Trova anche dichiarazioni che sostengono che i dati sulle piovosità sono del passato e vanno cambiati (un ingegnere); bisogna tenere conto dei cambiamenti climatici che condizioneranno i prossimi 50 anni (un climatologo); bisognerà ripensare il modo di abitare nei prossimi anni (un urbanista).

Non capisce più nulla!

Perché non si mettono d’accordo?

Perché bisognerebbe avere un’evoluzione culturale che fatica ad avanzare, nonostante gli eventi: cancellare la convinzione che l’intero ambiente fisico, in cui vive la specie umana, sia piegabile ai nostri contingenti interessi.

È un modello mentale fallimentare, degno dei malpensanti.

Qualche segnale positivo però c’è, oltre la grande forza e capacità di reagire dei romagnoli.

Nei sondaggi post alluvione, la maggioranza degli italiani comincia a percepire la preoccupazione per gli effetti dei cambiamenti climatici e solo un 25% degli intervistati pare disinteressarsene.

Piccolo segnale, certo. Che richiederà una politica all’altezza, che non c’è e non c’è mai stata.

Ma a conforto va ricordato che le nuove generazioni hanno una sensibilità ambientale sconosciuta a quelle precedenti.

Il futuro potrebbe finire in mani migliori…

Fulvio Ervas
Fulvio è nato nell’entroterra veneziano qualche decina di anni fa. Ha gli occhi molto azzurri e li usa davvero per guardare: ama le particelle elementari, i frutti selvatici e tutti gli animali. Si laurea in Scienze Agrarie con un’inquietante tesi sulla “Salvaguardia della mucca Burlina”. Insegna scienze naturali e nelle ore libere tre campi magnetici lo contendono: i funghi da cercare, l’orto da coltivare, le storie da raccontare. Nel 1999 ha vinto il premio Calvino ex aequo con Paola Mastrocoda. Da allora ha pubblicato moltissimi libri tra i quali “Tu non tacere”, “Follia docente”, “Nonnitudine”, gli otto che hanno per protagonista l’ispettore Stucky da cui è stato tratto il film “Finché c’è prosecco c’è speranza” interpretato da Giuseppe Battiston e “Se ti abbraccio non aver paura” che ha vinto numerosi premi ed ha ispirato, nel 2019, il film di Gabriele Salvatores “Tutto il mio folle amore”.

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