“Colpisce la distanza tra la lucidità di allora, a ridosso degli avvenimenti, e l’immagine opaca restituita in questi ultimi anni dai media e dagli studi storici. La «centralità» acquisita dalle vittime sul piano pubblico tende da una parte a cristallizzare il dolore della ferita in una dimensione senza tempo, dove prevale un comprensibile atteggiamento di condanna. Dall’altra, nonostante l’interesse crescente, storia della lotta armata e storia della Repubblica dialogano ancora a fatica, eludendo la domanda di fondo: quanto e come quel trauma ha segnato la vita del paese, al di là del peso incancellabile di quasi 200 morti, migliaia di feriti e innumerevoli attentati, che danno l’idea di un caso imparagonabile al resto d’Europa per durata, intensità e radicamento sociale”?

A questa domanda cercherà di rispondere l’ospite del quarto incontro della rassegna “Mogliano incontra la storia – Gli anni di piombo”, organizzata dall’Associazione Omega (appuntamento martedì 18 aprile, alle ore 20.45, presso il Centro Sociale): Monica Galfrè. La storica, autrice di diversi studi sul tema, attraverso una documentazione in gran parte inedita, ha ricostruito il lungo percorso con il quale l’Italia si è lasciata alle spalle la terribile stagione di sangue del terrorismo, restituendo il fenomeno armato alla storia del Paese, come parte integrante e non separata. Nelle parole dei protagonisti di quegli anni troveremo il racconto del pentitismo e della realtà scottante del carcere speciale, i movimenti e la legge sulla dissociazione, il potere acquisito dalla magistratura nei confronti della politica, il ruolo svolto dalla Chiesa e dal mondo cattolico nella riconciliazione, il processo di autocritica con cui gli ex terroristi hanno delegittimato l’omicidio e la violenza. Una normalizzazione complessa e tormentata, dopo eventi che hanno trasformato nel profondo le coscienze dei singoli e della società, facendo dell’Italia un caso unico in Europa. Galfrè ci dà conto anche dell’articolato dibattito politico e culturale sugli strumenti per uscire dal terrorismo, fermandosi al 1987, anno della legge sulla dissociazione, e di come la discussione pubblica sia stata animata soprattutto da figure di area cattolica, mentre le culture laiche e istituzionali abbiano faticato a trovare parole e criteri con cui affrontare la chiusura di quella stagione. Non senza un’incursione nella vicenda raccontata nel suo ultimo libro, dedicato al caso Donat-Cattin che, a distanza di quarant’anni, spenti da tempo i clamori, appare una storia in grado di fotografare, in un’unica istantanea, il dramma del terrorismo e l’Italia nel dramma del terrorismo.

Monica Galfrè

MONICA GALFRÈ È docente di Storia contemporanea all’Università degli studi di Firenze. Si occupa di storia della scuola, dell’editoria e della cultura nell’Italia del ’900, di violenza politica e di eversione armata negli anni ’70 e ’80 italiani, del rapporto storia-letteratura. Tra i suoi libri: Il regime degli editori. Libri, scuola e fascismo (Laterza 2005), La guerra è finita. L’Italia e l’uscita dal terrorismo 1980-1987 (Laterza 2014), Tutti a scuola! L’istruzione nell’Italia del Novecento (Carocci 2017), La scuola è il nostro Vietnam. Il ’68 e l’istruzione secondaria italiana (Viella 2019), Il figlio terrorista. Il caso Donat-Cattin e la tragedia di una generazione (Einaudi 2022).

Daniele Ceschin
Nato a Pieve di Soligo il 20.12.1971. Storico con un dottorato di Storia sociale europea dal medioevo all’età contemporanea. Docente a contratto di Storia contemporanea dal 2007 al 2011 all’università di Ca’ Foscari di Venezia. Autore di pubblicazioni a carattere storico. E’ stato Vicesindaco a Mogliano Veneto dal 2017 al 2019.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here