Quando posso, ed è sempre troppo poco data l’importanza dei temi trattati, assisto alle conferenze di natura scientifica promossi dal Circolo Galilei a Mogliano.

Devo dire che tutta la mia vita professionale di docente di Scienze è stata alimentata da approfondimenti scientifici. Il mio tempo di lettura è all’80% saggi scientifici e 20 % romanzi e scrivo storie rubando idee alla fisica, alla chimica e alla biologia.

Non lo dico come un vezzo: lo considero una questione di educazione al vivere civile per avere maggior consapevolezza e capacità di discernimento.

Se torniamo indietro nei secoli dovrebbe esserci evidente che tra le classi dirigenti e il popolo il gap di conoscenza era importante e questo gap permetteva di conservare le piramidi di privilegi e di potere.

La società moderna è sempre più complessa ed è altrettanto evidente che una grande quantità di conoscenza si è allargata, dai troni e dagli altari di un tempo, verso tutto il tessuto sociale. Un lunghissimo processo, complice, non ultima, l’istruzione pubblica.

Eppure, oggi, il gap di conoscenze tra un ricercatore che si occupi di fusione nucleare o di genetica, per non parlare di materie economiche e finanziarie, e un comune cittadino, quand’anche fosse un insegnante di Scienze o di Matematica, è ancora maggiore del passato.

L’avanzamento della conoscenza, e le sue derivazioni applicate, è fenomenale ma, allo stesso tempo, il cittadino non è proporzionalmente più informato di un cittadino del Rinascimento.

E sulle grandi questioni (economia, energia, salute, per esempio) non mostra di avere strumenti non solo per stare al passo dei cambiamenti, ma per orientare correttamente le scelte del mondo politico.

Lo abbiamo visto con il Covid, lo vediamo sulle spinose questioni della transizione energetica: entrambe questioni che segnano un cambiamento epocale al quale non siamo pronti e per il quale non abbiamo conoscenze adeguatamente presenti tra i cittadini.

Per questo la divulgazione scientifica, quando si dedichi ai macro-temi che stiamo vivendo, è essenziale come una pioggia gentile in queste stagioni di siccità.

Anzi, dovrebbe essere potenziata. Lo sforzo che associazioni di cittadini fanno in questa direzione sono encomiabili e dovrebbero avere al loro fianco le istituzioni delle comunità, se queste hanno capito la portata di quello che stiamo vivendo.

Le scuole dovrebbero aprirsi, e benissimo gli istituti che si rendono disponibili a queste occasioni, rafforzando le tematiche tra gli studenti con opportuni interventi dei docenti.

Abbiamo bisogno di cittadini che conoscano, imparino, riflettano e il mondo della scienza è un’enorme miniera di materiale utile per questi scopi.

Perché sapere è l’unico antidoto a quella tremenda siccità della mente che ci impedisce di fare scelte efficaci per noi e per il futuro.

Se vogliamo migliorare davvero dobbiamo nutrirci di buon cibo e non di conoscenza spazzatura.

Fulvio Ervas
Fulvio è nato nell’entroterra veneziano qualche decina di anni fa. Ha gli occhi molto azzurri e li usa davvero per guardare: ama le particelle elementari, i frutti selvatici e tutti gli animali. Si laurea in Scienze Agrarie con un’inquietante tesi sulla “Salvaguardia della mucca Burlina”. Insegna scienze naturali e nelle ore libere tre campi magnetici lo contendono: i funghi da cercare, l’orto da coltivare, le storie da raccontare. Nel 1999 ha vinto il premio Calvino ex aequo con Paola Mastrocoda. Da allora ha pubblicato moltissimi libri tra i quali “Tu non tacere”, “Follia docente”, “Nonnitudine”, gli otto che hanno per protagonista l’ispettore Stucky da cui è stato tratto il film “Finché c’è prosecco c’è speranza” interpretato da Giuseppe Battiston e “Se ti abbraccio non aver paura” che ha vinto numerosi premi ed ha ispirato, nel 2019, il film di Gabriele Salvatores “Tutto il mio folle amore”.

2 COMMENTS

  1. Sono complessivamente d’accordo ma contesto questa frase: “oggi, il gap di conoscenze tra un ricercatore che si occupi di fusione nucleare o di genetica, per non parlare di materie economiche e finanziarie, e un comune cittadino, quand’anche fosse un insegnante di Scienze o di Matematica, è ancora maggiore del passato”. La distanza è enorme NEL SUO SPECIFICO CAMPO, ma spesso non lo è (o è minima) in tutti gli altri.
    Non è cosa strana sentire boiate pazzesche da medici sull’informatica, da fisici sulla pandemia o sul riscaldamento globale… E non continuo per non tediare.
    Sinceramente cerco di essere più eclettico possibile, almeno all’interno del campo del materialismo oltre il cui confine esco solo a divertirmi (o incazzarmi)

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