Finalmente si è deciso anche lui, Salvini: ha portato a smacchiare la sua maglietta per rimuovere la faccia di Putin, il guerrafondaio: ora, guarda caso a una settimana dal voto, conferma solennemente di essersi convinto che, provocando la guerra, Putin ha sbagliato. Alla buon’ora!

In questa campagna elettorale ne abbiamo visti di tentativi di mascherare le idee più radicali, idee che guardano al passato e non al futuro del Paese, pur di catturare il voto degli indecisi. Tutti, e con particolare enfasi quelli della destra, parlano di abbattere le tasse, ma intanto hanno fatto cadere il governo Draghi che aveva pronto un piano serio per costruire un salvagente, tra cui una specie di quattordicesima mensilità a favore degli italiani meno abbienti.

Meloni invece ha parlato di fine della pacchia per l’Europa. Vorrebbe rimettere in discussione il benedetto piano PNRR, cioè la più grande regalia di danaro della storia che l’Europa solidale abbia mai concesso all’Italia. Ma ora, con lo smacchiatore, diluisce un poco i toni e parla di una innocua messa a punto, legittima: ma non si fanno semplici mediazioni, quando si hanno in testa concetti come “la pacchia è finita”, quasi che l’Europa ci avesse sempre fregato e non salvato anche il culo, scusate il francesismo, quando il debito pubblico e gli interessi ci stavano per divorare (ultimo governo Berlusconi con Tremonti al suo fianco).

Se parliamo di ambiente e salvaguardia del territorio, non serve avere la sfera di cristallo, basta pensare alle decine di migliaia di capannoni vuoti che ci sono stati donati in Veneto grazie alla legge del ministro Tremonti. Pensiamo al degrado dell’aria, al record italiano di cementificazione che ha prodotto il governo veneto, di destra praticamente quasi da sempre al potere, senza rispetto per la storia e la dolcezza del nostro paesaggio. Basta pensare alle 18.420 (diciottomilaquattrocentoventi) tonnellate di pesticidi (dati Istat) che persino l’Onu ci sta contestando, nella terra della monocultura e del Dio Prosecco.

Lo smacchiatore passa anche sulla proposta antistorica e dissennata di rimettere in pista le centrali nucleari: le si smacchia con aggettivi come “centrali di energia pulita” e “sicura”: andate a dirlo in Ucraina, quanto sono sicure, visto che basterebbe una bombetta su Zaporizhzhia e mezzo mondo tremerà, cuccandosi tumori e malformazioni a go-go per centinaia di anni.

Conosciamo il doppio atteggiamento della Meloni: qui simpatica e ragionevole, in Spagna esagitata proclamatrice di valori aberranti e autoritari, tipici di un mondo vecchio dove nemmeno la donna ha più la libertà di decidere per la propria maternità, dove si rinnovano le discriminazioni odiose verso gli orientamenti sessuali. Qual è il vero volto della faccetta bionda?

La destra estrema ha sempre strizzato l’occhiolino alle soluzioni autoritarie, ai militari, alle leggi illiberali; soluzioni che sembrano facili scorciatoie per regolare la società e invece provocano macelleria sociale: per chiudere la bocca alle proteste dei cittadini limitando la libertà di stampa e dei giudici, come si fa anche nell’ Ungheria di Orban e nella Russia di Putin, far perdere la sensibilità ai cittadini sulla realtà; Meloni fa il paio con Salvini. Adesso il ragazzo, eternamente dondolante a seconda dell’indice di gradimento, chiede di eliminare il canone Rai: una proposta, in apparenza gradita, che nasconde una coda di scorpione. Solo una Tv pubblica, libera dai condizionamenti degli sponsor pubblicitari, può assicurare anche programmi culturali equilibrati e meno dozzinali, senza inseguire solo le classifiche e la share. Affidarsi solo ai finanziamenti pubblicitari, a monte significa pagare di più le merci e i servizi: la pubblicità non è mai gratis. L’illusione di un mondo senza tasse è profondamente bugiarda: se si pretendono servizi bisogna decidere chi deve pagarli e non se si deve pagare. Ma la destra propone persino di abolire il tracciamento dei soldi che girano, eliminando l’obbligo dei pagamenti elettronici sopra 1.000 euro: sotto il trattamento con lo smacchiatore che promette equità e semplificazione, invece favorisce i possibili evasori fiscali, i condoni. Le paci fiscali incondizionate sollevano i furbacchioni, ma i poveri onesti dovranno sobbarcarsi il carico anche di chi si sottrae ai propri doveri. Questa è giustizia fiscale ingiusta!

Ritengo che basterebbe guardare a ciò che è successo, per decidere di non affidare il paese alla destra estrema smacchiata, divisa al suo interno, dove si fa il gioco delle parti in modo da essere graditi a tutti gli elettori, dove sulla carta si soddisfano tutti i sogni. È inaccettabile, che siamo trattati da bambini stupidi con promesse fasulle per tenerci buoni: un milione di alberi (e intanto si cementifica), un milione al mese per tutti di pensione (e intanto si eliminano i sostegni alla povertà, abolendo il reddito di cittadinanza), un milione di dentiere gratis (e intanto si favorisce la sanità privata e per una visita gratuita si attendono mesi e mesi).

Questi candidati con lo smacchiatore truccato usano prodotti anche intellettualmente pericolosi. È dimostrato che provocano buchi irreparabili nella biancheria democratica del Paese, da rappezzare con fatica.

Roberto Masiero
Roberto Masiero è nato da genitori veneti e cresciuto a Bolzano, in anni in cui era forte la tensione tra popolazioni di diversa estrazione linguistica. Risiede nel trevigiano e nel corso della sua vita ha coltivato una vera avversione per ogni forma di pregiudizio. Tra le sue principali pubblicazioni: la raccolta di racconti Una notte di niente, i romanzi Mistero animato, La strana distanza dei nostri abbracci, L’illusione che non basta, Dragan l’imperdonabile e Il mite caprone rosso. Vita breve di norbert c.kaser.

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