Sappiamo che il viaggio, come del resto anche il tempo, esistono ed hanno un senso solo se producono in noi un cambiamento: ognuno ha la propria ricetta per stabilire di quale cambiamento avverta la necessità, ma tutti o quasi siamo alla ricerca di un senso da dare alle nostre giornate, anche nei momenti di svago. Le emozioni più forti, più stabili, oltre alla percezione del paesaggio, dell’arte, della cultura, del muoversi sportivamente o magari semplicemente di una buona cucina, ci vengono soprattutto dalle relazioni, dal potersi confrontare tra esseri umani e godere nel misurare le differenze, nello stupirci quando scopriamo che viviamo le stesse emozioni, pur se declinate in lingue ed abitudini, tradizioni diverse.

Non tutti sanno che a pochi chilometri da casa sarà possibile realizzare, in un certo senso, un giro del mondo ideale, dove la cultura si incontra con la gastronomia, la musica balcanica si mescola alla saudade brasiliana, le canzoni europee si fondono magari con le suggestioni di un sitar indiano o col battito del cuore africano, ritmato nei tamburi bougarabou. Ogni popolo ha da offrire mille racconti, mille scritture affascinanti, sa ridere e far ridere, confronta esperienze di vita impressionanti, tanto diverse da farci vivere mille vite, oltre alla nostra.

A Giavera del Montello, per la ventisettesima volta, si celebra un festival stupendo, che per la propria singolarità -detto fuor di retorica- non ha eguali, almeno nel Triveneto: il Giavera Festival. Si tratta di una kermesse tutta da vivere, resa possibile dall’impegno di centinaia di volontari, di attenti scopritori di talenti, di giovani, insomma di persone a posto che ci aprono lo scrigno del mondo per donarci vere preziosità.

C’è un tempo per pensare, ma c’è un tempo dove la gioia deve prendere il sopravvento.

 

Per due soli giorni, dal 16 al 17 luglio, con inizio sabato dalle ore 17, nel parco e nella villa Wasserman di Giavera, si alterneranno scrittori, uomini di teatro, musicisti, artigiani che han tratto dalla creatività le basi del proprio successo. Poi tanti libri, tra giornalisti, cuochi celebri e… persino premi Nobel, in una festa popolare, un caleidoscopio multietnico, dove il pubblico si mescola con gli artisti, in un rapporto di sincera condivisione di esperienze.

E nelle serate del 14 e 15 luglio ci sarà un prologo, dislocato nella vicina casa accoglienza Migranti con l’intervento, rispettivamente, di Marco Tarquinio (giornalista Direttore del quotidiano l’Avvenire) ed Emanuele Parsi (celebre docente dell’Università Cattolica di Milano). Il fatto che si tratti di due esperti operanti nell’area cattolica, non deve trarre in inganno e far pensare al Festival, come ad una manifestazione dal taglio clericale, o peggio, rigidamente orientata: il festival ospita sempre e da sempre personaggi di ogni estrazione e fede, purché di qualità, e voci anche scomode, purché aiutino a interpretare il presente e darci le chiavi per prevedere, per quanto possibile, ciò che ci attende, facendoci uscire dal rischio del pensiero unico.

Un titolo guida accompagnerà questa edizione: DOVE PORTANO I VENTI. Tra musiche suadenti e qualche piatto tipico ci sarà il modo di ascoltare, per chi lo desideri, dei veri maitre a penser, invitati a spiegare la trasformazione che sta affrontando la nostra società. Dunque due giornate, più due, da vivere intensamente. La proposta non prevede biglietti d’ingresso, si pagano le eventuali consumazioni o gli acquisti di qualche oggetto affascinante: sta ad ognuno valutare se lasciare magari una piccola offerta responsabile che sarà devoluta alle molte iniziative finanziate dal festival.

 

Sono molti i nomi noti, ospiti di questa edizione. Ne citiamo alcuni. Dal caustico comico ANDREA PENNACCHI, all’affabulatore MONI OVADIA, dall’ambientalista GRAMMENOS MASTROJENI al gruppo CARLOS PAZ dell’orchestra VITTORIO di Roma, dalla formazione brasiliana di ROGERIO TAVARES al KORA BEAT, dall’economista PAOLO GUERRIERI al quartetto PREMIO NOBEL PER PACE 2015 ABASSI-MAHFOUD-BOUCHMAOUI-BEN MOUSSA (transizione democratica della Tunisia). E poi da MATTHIAS CANAPINI con i suoi viaggi avventura nell’umanità, al Teatro Reportage palestinese ZAATAR, da MATTEO MORETTI esperto di social design dell’università di Bolzano, al BALKAN GROUP MUSIC. Inoltre, la regista TIHA GUDAC col suo film documentario sulle rotte migranti, i suoni magrebini dell’ABIDAT RMA GROUP MAROC, l’ACHEREF CHARGUI con le coinvolgenti sonorità mediterranee e il concerto dei FANFARA STATION.

Un fornito stand di libri nuovi e usati di qualità consentirà di approfondire i temi proposti dagli autori.

Stavolta ce ne sarà dunque, veramente,  per tutti i gusti. E a proposito: a fianco di piatti più tradizionali, sarà presentata una sorpresa gastronomica dallo chef CAMPIONE MONDIALE di cous cous MOUNIR AREM, dove l’alta gastronomia nordafricana si sposa con la piacevolezza del prosecco.

Per motivi organizzativi solo qualche evento richiede la prenotazione, gratuita, indicata nel programma: https://www.ritmiedanzedalmondo.it/giavera-festival-2022/

 

Roberto Masiero
Roberto Masiero è nato da genitori veneti e cresciuto a Bolzano, in anni in cui era forte la tensione tra popolazioni di diversa estrazione linguistica. Risiede nel trevigiano e nel corso della sua vita ha coltivato una vera avversione per ogni forma di pregiudizio. Tra le sue principali pubblicazioni: la raccolta di racconti Una notte di niente, i romanzi Mistero animato, La strana distanza dei nostri abbracci, L’illusione che non basta e Dragan l’imperdonabile.

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