La politica – anche quella locale – vive di gesti effimeri. Per questo ho atteso qualche giorno prima di commentare la notizia dell’abbandono della Lega da parte del sindaco di Mogliano Veneto, di due assessori e di cinque consiglieri della maggioranza.

Ho atteso qualche giorno anche perché la città ha problemi ben più seri del destino politico dei suoi amministratori e della tessera politica che hanno (avevano) in tasca. Quattro esempi tra i tanti che si potrebbero fare.

Oggi, su cinque bimbi che nascono a Mogliano, solo uno potrà trovare posto in un asilo nido. Tradotto: quattro famiglie su cinque avranno difficoltà a conciliare genitorialità e lavoro. È un problema? Per me sì, per gli amministratori di Mogliano no.

Secondo esempio. Nonostante i concetti innovativi presenti nel Piano degli Interventi, gli accordi pubblico-privato e l’applicazione della legge regionale n. 14 del 2019 (Veneto 2050), concederanno una cubatura eccessiva e si tramuteranno in altre colate di cemento sulla città con inevitabile consumo di suolo. Il privato ci guadagna moltissimo, mentre il pubblico ci perde, cioè ottiene pochissimi vantaggi per il resto della comunità. È un problema? Per me sì, per gli amministratori di Mogliano no.

Terzo esempio. Nonostante i tanti proclami sulla sicurezza e sulla videosorveglianza, negli ultimi tempi sono ripresi i furti nelle abitazioni. I cittadini si sentono insicuri e non si tratta solo di una percezione. E sappiamo tutti che le telecamere non sono affatto un deterrente, semmai servono nella fase investigativa. È un problema? Per me sì, per gli amministratori di Mogliano no.

Quarto esempio. Le tante risorse che arriveranno a Mogliano attraverso il PNRR come verranno spese? Decide la giunta oppure si pensa a un processo partecipativo, cioè a un confronto strutturato con i cittadini su politiche, progetti e iniziative di particolare rilevanza per il territorio? Finora è vera la prima. È un problema? Per me sì, per gli amministratori di Mogliano no.

Tornando alla querelle Bortolato-Lega, è evidente che ormai a tutti livelli i partiti vengono visti e utilizzati come degli autobus sui quali salire a seconda della convenienza. Salvo poi rifugiarsi nelle liste civiche, che però non possono avere una patente di “purezza” per il solo fatto di richiamarsi al civismo. Nello specifico, è francamente imbarazzante pensare che un sindaco e altri amministratori possano pensare di rimanere al loro posto senza un chiaro mandato elettorale, che in fondo era stato dato tre anni fa proprio dagli elettori della Lega. Al di là delle questioni personali legate all’ex assessore Carlo Albanese e all’ex segretario Alberto Gherardi, ci devono essere motivazioni molto più profonde che vanno spiegate ai cittadini, in primis a coloro che hanno votato per la Lega. Perché è vero che, per analogia con il dettato costituzionale (art. 67) chi viene eletto deve esercitare le sue funzioni senza vincolo di mandato, ma almeno alla sua coscienza dovrebbe dare qualche risposta. Senza i voti della Lega, Bortolato sarebbe stato eletto? Certamente no.

A Mogliano lo sanno anche i muri. Ed è certo un’anomalia che il partito allora più votato in città sia oggi rappresentato in Consiglio comunale da una sola consigliera. Ed è bizzarro che in giunta sia ancora presente un assessore della Lega: per coerenza le sue deleghe dovrebbero essere ritirate.

Per il momento il sindaco Bortolato ha precisato che questa scelta non fermerà l’attività amministrativa e che verrà portato avanti il programma elettorale con cui è stato eletto. Ma l’attività amministrativa è già ferma da tempo. E adesso se ne capiscono i motivi. E il programma elettorale? Quello che veramente conta è il documento approvato nell’ottobre del 2019 e che è passato attraverso un voto del Consiglio comunale (“Linee programmatiche di governo 2019-2024”): 10 pagine più frontespizio, i cui obiettivi, a distanza di tre anni, sono largamente disattesi, e non certo a causa della pandemia. Mi auguro quindi che le risposte che il sindaco darà non si limitino alla versione delle baruffe con il suo ex partito.

Daniele Ceschin
Nato a Pieve di Soligo il 20.12.1971. Storico con un dottorato di Storia sociale europea dal medioevo all’età contemporanea. Docente a contratto di Storia contemporanea dal 2007 al 2011 all’università di Ca’ Foscari di Venezia. Autore di pubblicazioni a carattere storico. E’ stato Vicesindaco a Mogliano Veneto dal 2017 al 2019.

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