Sporgendomi pericolosamente oltre la ringhiera del buon senso, tendendo l’orecchio, sono riuscito a cogliere delle frasi a caso portate dal vento: provenivano dal quartiere degli irriducibili CPV (= Complottisti Per Vocazione).  Le ho rimontate in un ragionamento sostenuto da una certa logica. Lo affido alla sensibilità dei lettori: essi possono accettarlo così com’è, o smascherare l’intrinseca assurdità dove può condurci talvolta il pensiero.

Simuliamo un poco, dunque, magari a denti stretti.

Io non ci credo. Non credo alla bufala della guerra. Non credo proprio alla faccenda che in Ucraina ci sia la guerra, una guerra “vera”, e ve lo spiego in quattro e quattr’otto. Già nel 21 luglio del 1969 gli americani ci avevano presi per il naso con l’altra bufala colossale (allora non esisteva nel vocabolario italiano la parola fake). Diciamocelo: nessun uomo -fino ad ora- ha mai messo piede sulla Luna, casomai sul set. Sappiamo che gli americani sono da sempre in competizione coi russi. All’epoca non erano ancora pronti allo sbarco lunare, ma intanto gli altri parevano avanti di un bel pezzo coi loro lanci spaziali. Così, gli americani han fatto girare intorno alla Terra la navetta coi tre astronauti. E dietro, il trucco era bello pronto: già in precedenza avevano girato un film, naturalmente tutto falso, sullo sbarco e l’hanno mandato in onda al momento giusto! Ci sono le prove. Il film del finto sbarco è stato girato dalla Metro Goldwin Meyer negli “studios” di Londra, sotto la regia di Stanley Kubrick che in materia era davvero il “numero uno”, perché aveva appena concluso la produzione di “Odissea nello spazio”. Questa idea l’aveva avuta Donald Rumsfeld, stretto collaboratore del presidente e futuro segretario alla Difesa di George W. Bush.  Infatti, dopo, degli esperti di cui in questo momento non ricordo i nomi (ma giuro che erano esperti di fiducia), hanno dimostrato che si è trattato di una splendida messa in scena per i gonzi.

Già, bisogna diffidare degli americani, sono pericolosi. Hanno un progetto chiaro e io lo capisco bene, non mi faccio imbrogliare. Spiego brevemente: L’Europa è un continente abbastanza pacifico (semmai le guerre le sostiene all’estero), ma soprattutto individualista. Così fino ad ora ogni cane è andato a pisciare su un muretto diverso dello stesso canile. Scusate l’espressione, ma quando ci vuole ci vuole: gli europei sono fatti così. Poi hanno cominciato a rompere le scatole con la faccenda della moneta unica e così hanno tolto agli americani l’esclusività dell’unica valuta alternativa ai lingotti d’oro. Gli europei, ringalluzziti dalla moneta unica, adesso magari vorrebbero fare un passetto in avanti e magari diventare una potenza vera, magari concorrente, non subalterna ai cowboy-mangiahotdog. Dunque agli americani, che sembrano bambinoni ipernutriti e invece sono anche furbacchioni, piacerebbe un’Europa indebolita da rogne interne. Ecco scodellato il giochetto della guerra in Ucraina. Ve lo svelo io: è il gioco delle parti. Una volta tanto si sono messi d’accordo coi russi (come del resto hanno fatto durante l’ultima guerra mondiale) per una messinscena colossale. Quelle che passano in televisione e nei video, sono robaccia: i russi sono maestri di falsificazione e gli americani hanno la CIA che è tutto dire. Per riassumere: non credo alle notizie di tutti quei morti, di quelle stragi e stupri. Siamo noi vecchi europei sentimentali che loro vogliono impressionare col più grande film per la distrazione di massa della STORIA. L’Europa per un poco era stata frenata dalla peste del Covid (anche quella -detto per inciso- pura invenzione, come hanno dimostrato certi intelligentissimi no vax). Gli americani sono riusciti a svenarci le casse coi loro inutili vaccini miracolosi e intanto hanno bloccato l’economia europea, almeno per un paio d’anni. Ma adesso bisognava pur inventarsi qualcosa di nuovo. Ecco che il cerchio si chiude e Putin è d’accordo. Così si è prestato alla scenografia. Sono stati assoldati centinaia di migliaia di attori, con un budget straordinario e hanno iniziato le riprese di una guerra mai esistita, con gente finta. Ma che vantaggio può avere la Russia di Putin in questo gioco? Semplice: consolidare la fede nei mezzi potenti della Grande Russia e trattare con gli americani e la Cina dei vantaggi commerciali che verranno dopo, spartendosi la torta cotta sul gas russo. Insomma la guerra in Ucraina è -quasi- pura propaganda distorsiva. C’è chi fa la parte del buono (Joe Biden) che, pur arrugginito nei suoi arti da vecchio leone con vaghi sospetti segni di demenza senile, interpreta bene la sua parte. Il brutto è Xi Jinping (per via di canoni estetici diversi). Naturalmente la parte del cattivo l’ha fortemente pretesa Vladimir Putin, che nel ruolo ci sa fare e da uomo forte consolida un sacco di consensi, come spiegava bene il solito Machiavelli. E scusa, direte, dove hai dimenticato Zelensky? In ogni film popolare ci vuole un bell’eroe, predestinato a svolgere la funzione di vittima e strappare copiose lacrime dagli spettatori, schierati fisiologicamente a favore del più debole. C’è sempre un eroe da sacrificare: come il dolce Patroclo dell’Iliade, che anche i cavalli piangono. E lui, Zelensky, lo sappiamo, è un attore professionista consumato. Consumato non nel senso che ha le occhiaie per la tensione continua, le notti insonni, la responsabilità, ma nel senso che ha fatto tanti film: un professionista vero, insomma. Dunque anche l’episodio di Bucha, con quelle scene orribili, è una bella trovata: qui non importa se l’idea della sceneggiatura l’abbiano avuti i russi o gli ucraini, conta la sceneggiatura in sé. Meno male che qualcuno si è accorto della sprovvedutezza con cui sono state impostate le riprese e in questi giorni milioni di spettatori ne discutono: intorno ai cadaveri del video non c’è neppure un filo di sangue.  Dunque è tutto finto, una gigantesca balla.

Qualcuno mi chiederà degli oltre quattro milioni di comparse che attraversano la frontiera e approdano in Polonia, in Moldavia, in Germania, in Italia…Sembrano davvero persone vere dalle vite distrutte, bimbi che non si possono distrarre nemmeno coi giocattoli, vecchi già senza speranza nel futuro che adesso guardano avanti come nel vuoto. In questa rappresentazione oscena il regista ha calcato un poco la mano.

Ma ora basta col paradosso macabro, lo rinnego!

Per quegli eterni bastian-contrari che non credono mai a niente, che non scelgono da che parte stare, perché tutto può essere falsificato e tutto può essere un’altra cosa rispetto a come la si vede, esiste un bel problem solving. E basta anche con gli scherzi: nelle società moderne si può vivere e progredire solo se si è disposti a concedere la propria delega a chi svolge alcune funzioni per noi: dall’idraulico al politico. In questo caso anche a chi passa la comunicazione democratica ufficiale. Cioè è necessario riporre fiducia, salvo prova contraria. Il dubitare -che sempre ci aiuta a crescere- quando viene esasperato ci induce a non credere nell’evidenza dei fatti e questo è terribile, perché ci fa sentire ancora più soli e disperati. Soprattutto non ci aiuta a risolvere nulla. Tutti noi, dovremmo tenere presente il famoso antico caro principio del rasoio di Occam: tra varie ipotesi possibili, per prima conviene scegliere quella che appare ragionevolmente vera, senza ricercare un’inutile complicazione, aggiungendovi degli elementi causali ulteriori, magari fantasiosi. Insomma, la guerra in Ucraina significa morte, aggressione, sopraffazione. I dubitanti dubitino pure all’infinito con le proprie ipotesi alternative. Intanto la gente fatta di carne e sangue muore.

Roberto Masiero
Roberto Masiero è nato da genitori veneti e cresciuto a Bolzano, in anni in cui era forte la tensione tra popolazioni di diversa estrazione linguistica. Risiede nel trevigiano e nel corso della sua vita ha coltivato una vera avversione per ogni forma di pregiudizio. Tra le sue principali pubblicazioni: la raccolta di racconti Una notte di niente, i romanzi Mistero animato, La strana distanza dei nostri abbracci, L’illusione che non basta, Dragan l’imperdonabile e Il mite caprone rosso. Vita breve di norbert c.kaser.

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