Provo a fare il punto della situazione: abbiamo passato due anni di pandemia che hanno intaccato il nostro modo di essere e di vivere molto più di quanto anche i più pessimisti avrebbero potuto pensare e siamo ora in una fase in cui alla pandemia si aggiunge una guerra più vicina delle altre che purtroppo si combattono nel mondo, ossia quella ai confini dell’Europa Orientale tra Russia ed Ucraina. Dalla padella alla brace, verrebbe da dire, ed in effetti è così perché, a parte i tragici risvolti che una guerra comporta sempre e che stiamo purtroppo vedendo, soprattutto sotto forma di immagini o video, le conseguenze sociali che già si avvertivano nel periodo pandemico ora andranno a peggiorare drasticamente.

Vorrei tanto sbagliarmi ma, a parte l’ondata di profughi che ovviamente sarà compito di tutti i paesi europei accogliere nel modo migliore e più veloce possibile, vi sono anche faccende più “subdole” che complicheranno non poco il delicato equilibrio su cui molti stavano ancora camminando. Mi riferisco in particolare ai costi esorbitanti delle bollette del gas che, già aumentate senza ragioni apparenti, o perlomeno senza ragioni che una persona come me possa comprendere fino in fondo, stanno incrementando troppo velocemente: il costo di una fornitura non può raddoppiare o quasi da un anno all’altro, e qualsiasi giustificazione al riguardo mi pare insensata.

È semplicemente inaccettabile, e chi può farlo ha il dovere di agire per fare in modo che i prezzi ritornino a livelli “umani”. Mettiamoci poi anche il costo del carburante: giusto oggi mi sono fatto un tour delle stazioni di rifornimento qui nei paraggi ed il costo medio, a spanne, era di circa 2,150 euro per un litro di benzina verde o gasolio. Non sono un premio Nobel in matematica, ma dagli 1,5-1,6 euro che si pagavano qualche mese fa calcolo una differenza di 50 centesimi al litro.

Quindi, se pensiamo che tutti noi abbiamo almeno una macchina in casa e che questa macchina è, di solito, alimentata a benzina o a diesel, e pensiamo che moltissimi di noi devono recarsi al lavoro usando il proprio mezzo, capiamo che questo aumentoporterà a costi che non saranno sostenibili in un lungo periodo. Mettiamo insieme benzina, bollette e le crisi in vari settori, che portano categorie di lavoratori a perdere il loro posto di lavoro, sommiamo a questo i due anni di pandemia e di crisi sanitaria, psicologica e sociale vissuta e aggiungiamoci lo spettro di una guerra che si potrebbe allargare oltre il suo attuale raggio d’azione e il quadro è completo.

Se riguardassimo Guernica oggi, la situazione che Picasso dipingeva relativamente alla Guerra Civile spagnola pare non dissimile da quanto sta accadendo ora. E’ chiaro che tutto ciò che ho cercato di riassumere può portare in brevissimo tempo ad una profonda crisi sociale, anche peggiore di quella vissuta in questi due anni di pandemia (che oltretutto pare non essere ancora terminata): crisi sociale che, come sempre, sarà peggiore e probabilmente ferale per le famiglie monoreddito, con lavoro precario, con contratti non continuativi e per molti altri ancora, perché ad un certo punto i costi diventeranno insostenibili e, pur con tutta la possibile solidarietà, non sarà più possibile riscaldare le case e contemporaneamente pagare un mutuo o mandare il figlio all’asilo, permettersi una macchina o comprare qualcosa di nuovo di tanto in tanto.

Le soluzioni non sono semplici, ma ci vuole un profondo coraggio, scelte che vadano nella direzione di proteggere i ceti meno abbienti, sia sostenendoli con misure economiche adeguate, sia lavorando affinché i prezzi possano ritornare ad essere accessibili alla maggior parte della popolazione. Si possono sanzionare le compagnie i cui aumenti non sono giustificati dalla guerra o da altro, ma da semplici scelte aziendali, così come si possono sanzionare le compagnie petrolifere e, contemporaneamente, eliminare tutte le inutili accise che ancora paghiamo ad ogni litro di carburante e che nessuno, sino ad ora, ha voluto o potuto eliminare.

Se tutto ciò sembra un discorso scontato, lo è senza dubbio: ma senza dubbio, se non verrà mosso un dito, l’emergenza sanitaria passerà ad essere un’emergenza ancora più pericolosa, perché caricata da una crisi sociale ed economica forse anche peggiore di alcune crisi recenti. La guerra dovrebbe finire oggi, anzi non avrebbe dovuto nemmeno iniziare, e nella speranza che le ostilità cessino il più rapidamente possibile, è necessario vigilare affinché essa non diventi un nuovo pretesto per giustificare aumenti, licenziamenti e nuove aliquote, perché poi ai problemi esterni si sommeranno gravissimi problemi interni che potremmo non essere in grado di risolvere facilmente.



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Federico Faggian
Nato a Treviso il 02-06-1981. Laureato in Lingue a Ca’ Foscari, specializzato alla SSIS Veneto. Insegnante di spagnolo in una scuola superiore di Treviso. E’ stato presidente del quartiere Ovest-Ghetto e collaboratore de L’Eco di Mogliano; è consigliere di un’importante realtà associativa locale, il CRCS Ovest-Ghetto. Impegnato da molti anni in città nel mondo dello sport, dell’associazionismo volontario e della cultura.

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