Si dice spesso che i cacciatori servono a mantenere ridotte le popolazioni di animali selvatici, contribuendo ad una sorta di equilibrio (abbastanza sbilanciato) tra il tentativo degli ecosistemi di rigenerarsi e la nostra tendenza a sterminare tutto ciò che non è sotto il nostro controllo.

Esempio: il cacciatore fa fuori uccelli e nutrie, così questi non intaccano il raccolto dell’agricoltore.

Mio padre ed io siamo agricoltori, e nella nostra esperienza possiamo dire che non è vero neanche questo.

Un settembre di qualche anno fa eravamo infestati dalle nutrie, che si sbafavano almeno una pannocchia a notte (su un ettaro di mais, vabbè) appoggiandosi sulle piante e facendole tracollare sotto il loro peso.

Chiamati da noi, dei cacciatori intervennero, contenti di poter cacciare i grossi topi-castoro a colpi di carabina.

Dopo l’intervento non molto era cambiato: sentendosi minacciate da un predatore attivo, le nutrie avevano iniziato a farsi più furbe e a fare cucciolate numerose, facendo addirittura più danni di prima.

L’anno successivo ci arrangiammo, affidandoci invece ai “vecchi metodi di una volta” (gabbie-trappola piene di gustoso formaggio): un atteggiamento passivo che spinse le nostre ospiti indesiderate a cercare semplicemente una zona in cui foraggiarsi in modo meno rischioso.

Morale della favola: i cacciatori non sono poi così utili come dicono di essere, perché i problemi della campagna si risolvono con ben altro che rumorose battute di caccia.

Quando ero più piccolo, le numerose guarnigioni di uccelli onnivori e insettivori presenti sul territorio locale erano sempre in cerca di animaletti a sei zampe da predare, tra i quali figuravano molti parassiti delle piante coltivate. Chiaro che nessun fuciliere in cerca di divertimento sa resistere all’impulso di tirare giù un bel pennuto, e nessun cane da caccia si fa scampare il nido dei pennuti che depongono le uova a terra.

La recente quasi sparizione di passerotti, cince e tanti altri uccelli, unita all’aumento delle temperature dovuto alla crisi climatica e all’arrivo di specie aliene, ha portato ad un’esplosione del numero di pesti: cimici, dorifore, punteruoli, larve di lepidottero e lumache senza guscio sono solo alcune delle orde con cui l’agricoltore deve ormai combattere ad ogni stagione, servendosi di veleni poco salutari o, nel caso del biologico, armandosi di guanti e infinita pazienza.

Morale della favola: in cambio di qualche beccatina, gli uccelli lavorano per noi; ora non vi chiedo di costringere i loro uccisori a mettersi a fare il mestiere dei pennuti per riparare il danno, ma almeno di fermarli prima che il cinguettio degli uccelli diventi solo un vago ricordo.

Durante la stagione della caccia, in campagna gli spari si sentono spesso, ma non infondono sicurezza e rilassamento né a me né ad alcuno dei miei animali; semmai, il contrario.

A riguardo, ci è capitato una volta di ritrovare uno dei nostri gatti sbranato dai cani di alcuni cacciatori dopo quella che dagli spari era sembrata una battuta di caccia notturna.

Più recentemente, abbiamo visto accadere la stessa fine ad alcune nostre galline.

Per non parlare di un episodio raccontatomi da un nostro vicino, che si è trovato una finestra infranta da una rosa di pallini.

Ma in generale basta farsi due ricerche nelle varie cronache locali per vedere che i nostri eroi “distratti” con l’hobby della fucilata sono responsabili di centinaia di episodi di ferimenti ed uccisioni a danno di animali domestici e di umani, quando non addirittura dei loro stessi accompagnatori a quattro e due zampe.

Risale giusto all’altro giorno l’episodio di una signora 52enne che, passeggiando nel Veronese, è stata colpita da un pallino ad un occhio.

Morale della favola: la caccia amatoriale non è solo il colpo mortale alla già agonizzante biodiversità del nostro paese, ma è anche un danno indiretto per l’agricoltura e un pericolo per persone, animali domestici e proprietà. Non solo un fastidio, un danno serio e tangibile.

Se ho bisogno di un intervento su un ecosistema locale mi rivolgo a uno dei tanti enti istituzionali che posso comodamente trovare facendomi due ricerche sul web, così sono sicuro di avere a che fare con persone esperte, professionali, e che in caso di errori si prendono le proprie responsabilità.

A chi invece ha il tossico hobby della caccia, se proprio non riesce a fare a meno di usare un fucile per divertirsi, va ritirato quello “vero” e gli va regalato un corso di paintball o di softair.

Perché questo accada, come umano, cittadino e agricoltore appoggio in pieno il referendum per abolire la caccia, e invito tutti a firmarlo*.

*È ancora possibile firmare online al sito: https://www.referendumsiaboliamolacaccia.it/

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