Ho tra le mani il nuovo libro di Otello Bison, alias Oreste Biron: autore prolifico il Bison, in nemmeno un anno ne ha pubblicato quattro, al punto tale di avviare sull’orlo di una crisi di nervi la sua compagna di vita, dettandole tempi di lavoro superiori a quelli dei rider (l’Oreste infatti scrive ancora con la penna d’oca e lei è costretta a curarne la trascrizione, l’impaginato, le foto, le illustrazioni e le varie fasi di stampa). Ha cominciato con “Bissa ranera” il nostro autore, bel recupero narrativo delle parole chiave del nostro dialetto, seguito da “Rossello”, nel quale l’autore dialoga, forse in stato febbrile, con un pettirosso amico prediletto delle sue giornate invernali, e da “Scritti fritti”, miscellanea dei suoi pensieri.

Eccoci ora a “Le nuove Orestiadi”: non scomodiamo l’Orestea di Eschilo, e addentriamoci subito nei tempi agostani delle Orestiadi made in Bison. Sì, perché questo taccuino di piccole narrazioni appuntite si sviluppa dentro i giorni del recente agosto, da poco abbandonato, e si snoda ritmicamente fra considerazioni dettate dall’attualità (dalla questione del Prosek all’accoltellamento di via Marignana, dagli interrogativi linguistici irrisolti della Crusca agli animaletti del suo orto fino all’attrazione per la raccolta differenziata) e soprattutto dall’attualità del suo status psicofisico, la cui segnaletica lo sta progressivamente avvicinando a un’inedita ipocondria (un novello Zanzotto di pianura?): unghie e ginocchia rotte, causa arrugginita sbadataggine, palpitazioni fuori luogo, stranianti e sorprendenti esercizi riabilitativi. Ma niente paura: è un percorso allietato da una scrittura godibile, ricca di aneddoti, anche con plaghe di divertita autocommiserazione e/o dotte citazioni di stampo filosofico o epico. Una narrativa quasi scenografica, che oscilla tra Woody Allen (nei momenti più acuti di attonita ironia) e Paolo Villaggio (nelle sue più scoperte iperboli). In ogni caso è un fiume di noterelle che in taluni momenti sfocia in una filmica comicità che rallegra lo spirito e fa intendere che la vita può essere presa anche così, con un punto di vista che la alleggerisce e la sdrammatizza. E per questo ne consiglio vivamente la lettura.

 

N.B: il libro si può trovare nella libreria Mondadori di Mogliano, gestita e animata dalla giovane brillante libraia Valentina. Ad acquisto avvenuto, gli ottimi barman Massimo e Riccardo dell’attiguo Caffè Teatro vi attendono con la loro varietà di caffè e altre specialità, a seconda dell’ora e del colore del cielo.

 

Lucio Carraro
È nato a Mogliano Veneto il 3.6.1954. Ex insegnante, è stato Assessore alla Cultura, Pubblica Istruzione e Commercio del Comune di Mogliano Veneto. Scrittore, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Collabora con varie Associazioni culturali e sociali.

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