Quando prendevo ogni mattina, alla buonora, il treno per andare a insegnare nella mia scuola elementare di Treviso, spesso nelle vicinanze incrociavo un signore distinto che dondolava la sua borsa e chiacchierava amabilmente con due signore. A naso, mi dicevo allora, devono essere insegnanti (gli insegnanti hanno una postura e un modo di parlare che li rendono immediatamente identificabili, specialmente quando si lagnano, come facevano le indocili insegnanti). Non mi sbagliavo.

Ma il raffinato insegnante, l’ho scoperto anni dopo, era titolare anche di un’altra carta d’identità: quella di poeta: il poeta Pier Franco Uliana. Per me è stata una grande consolazione. La conferma cioè che per scrivere poesie belle, profonde, rivelatrici non occorre rientrare nel novero dei “poètes maudits” (il fascino febbrile dei francesi), nei panni di personaggi estrosi nelle idee e nei costumi, ai bordi della vita. Già allora, lungo i binari, mi ricordava l’eleganza di un altro grande poeta del secondo Novecento, il vicentino Fernando Bandini, fortunatamente mio insegnante al Magistrale “Duca degli Abruzzi”, condiviso in compagnia dei miei amici Stefania Trevisin e Otello Bison. E anche oggi Pier Franco passeggia per Mogliano con il suo nobile incedere, in contrasto con lo stereotipo del poeta, difficile da sradicare, che alberga in ciascuno di noi.

Per capire un poeta ai giorni nostri (difficile, ma non impossibile) bisogna togliersi di dosso gli occhiali dello spettacolo. Lo spettacolo del poeta non è il poeta in sé, lo spettacolo è tutto nelle sue parole. Quelle che con ricerca ininterrotta lo accompagnano per tutta la sua esistenza e che pescano nelle profondità della nostra vita. Pier Franco Uliana è, sotto questo profilo, un poeta esemplare, che si è fatto rabdomante di tutte quelle parole, e del loro ritmo, che nascono dal bosco della sua luogotenenza: la foresta del Cansiglio (da lì proviene Pier Franco). Che belle le sonorità dei suoi versi nell’antico dialetto dell’alto cenedese, che armonia in quelli tessuti in italiano: l’humus rivoltato e svelato riporta a galla l’ancestrale nostra simbiosi con la natura, ombre fantasmi paure ma anche improvvisi abbracci di sole e amori naturali, in un disegno che transita dentro faggete e radure.

Giovedì 9 settembre, alle ore 18 in piazzetta del teatro “G. Gaber”, potremo continuare ad approfondire il suo percorso con la partecipazione di Giovanni Turra, altro nostro docente-poeta (insegna al Liceo Scientifico Berto) di elevato spessore compositivo, che a sua volta, in una sorta di partita a ping pong, verrà presentato il successivo giovedì 16 settembre dallo stesso Pier Franco Uliana.

Da scoprire. Da assaporare. Da vivere. Ci vediamo giovedì.

Lucio Carraro
È nato a Mogliano Veneto il 3.6.1954. Ex insegnante, è stato Assessore alla Cultura, Pubblica Istruzione e Commercio del Comune di Mogliano Veneto. Scrittore, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Collabora con varie Associazioni culturali e sociali.

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