Lo sport è, da sempre, veicolo di inclusione sociale: tutti possono partecipare alle attività, in forma organizzata o meno, e non esistono barriere di alcun tipo. Vi sono alcuni sport più di élite, ma i più popolari sono giochi sostanzialmente semplici, ai quali non è negato l’accesso a nessuno. Gli sportivi che acquisiscono fama praticando il loro sport preferito possono essere solo popolari, o possono anche essere veicolo di messaggi molto importanti a seconda di cosa facciano o dicano. L’ultimo di molti possibili esempi è Cristiano Ronaldo che, semplicemente spostando una bottiglietta di Coca Cola durante una conferenza stampa e chiedendo acqua, ha causato un momentaneo abbassamento del valore delle azioni della compagnia. C’è chi è popolare perché si fa gli autoscatti con il corpo palestrato, chi mostra i ristoranti dove va a mangiare, ma c’è anche chi, per vari motivi, decide di dedicare alcuni spazi nei social ma soprattutto nella vita reale e nelle manifestazioni sportive ad iniziative dall’alto valore simbolico, sociale e civile. Molto recentemente, non pochi giocatori di calcio delle varie nazionali impegnate negli Europei si sono inginocchiati per mostrare la loro vicinanza al movimento Black Lives Matter, tornato alla ribalta negli Stati Uniti a seguito della terribile uccisione di George Floyd per mano di un poliziotto. Ma vi è anche chi ha risposto agli insulti dei tifosi sul proprio impegno contro l’omofobia con il gesto del cuore dopo aver segnato il gol che è valso la qualificazione alla propria nazionale. Insomma, vi è chi ha preso posizione. Anche 5 giocatori italiani, subito dopo il fischio di inizio di Italia-Galles, hanno deciso di inginocchiarsi; da qui è scaturita una polemica sul fatto che quei 5 avessero deciso di inginocchiarsi piuttosto che sugli altri 6 colpevoli di non essersi inginocchiati. Il risultato è che, pare, nella prossima partita Italia-Austria nessun giocatore si inginocchierà. Questa è davvero una grossa occasione persa poiché lo sport, oltre che veicolo di divertimento e di coesione sociale, può anche essere vetrina di impegno sociale. Lo dimostrano ogni giorno molti atleti che decidono di far sentire la loro voce, non solo su vicende sportive ma anche e soprattutto su vicende sociali: la voce decisa del famoso cestista statunitense LeBron James dopo l’uccisione di Floyd si è levata alta e ha portato anche molti altri giocatori NBA a schierarsi, gli Harlem Globetrotters hanno permesso ai giocatori di colore di poter entrare nel mondo della NBA; infine Tommy Smith e John Carlos alzarono il pugno con il guanto nero nel 1968 alle Olimpiadi in Messico e Peter Norman indossò una spilla per supportare anch’egli la causa. Quest’ultimo fu probabilmente escluso dalla squadra olimpica del 1972 per questo gesto di vicinanza al movimento per i diritti civili delle persone afroamericane. C’è chi scrisse che bisogna essere partigiani, nel senso che bisogna parteggiare per qualcosa: vedremo se anche tra i giocatori italiani vi sarà chi userà l’enorme visibilità garantita dal palcoscenico europeo per prendere posizione, anche in contrasto con quella che due giorni prima della partita pareva essere la direzione ufficiale, ossia non inginocchiarsi.

Post-partita: i giocatori italiani non si sono inginocchiati; peccato, una grande occasione persa.

Federico Faggian
Nato a Treviso il 02-06-1981. Laureato in Lingue a Ca’ Foscari, specializzato alla SSIS Veneto. Insegnante di spagnolo in una scuola superiore di Treviso. E’ stato presidente del quartiere Ovest-Ghetto e collaboratore de L’Eco di Mogliano; è consigliere di un’importante realtà associativa locale, il CRCS Ovest-Ghetto. Impegnato da molti anni in città nel mondo dello sport, dell’associazionismo volontario e della cultura.

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