Il DDL Zan è al centro di aspre polemiche tra gli schieramenti politici: secondo alcuni esiste già una legge che punisce chi viene ritenuto colpevole di discriminazione basata su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità mentre per altri è una giusta legge che va a completare in modo appropriato l’apparato legislativo. E tuttavia, in modo sempre più evidente, la seconda opzione si sta facendo strada non solo a sinistra, ma anche nei ranghi di chi non ritiene questo DDL come strettamente prioritario rispetto ad altre questioni dell’agenda politica. Il perché è piuttosto facile da capire: le aggressioni basate sull’omotransfobia sono in continuo aumento, e queste non sono “solo” aggressioni verbali, bensì vere e proprie aggressioni fisiche. Eppure, c’è chi ancora non è convinto di ciò e continua a ripetere che questa legge porterebbe l’educazione gender dentro le scuole, danneggiando probabilmente lo sviluppo delle future generazioni, oltre a ripetere come un mantra che esiste già una legge a protezione di questi reati.

Ma nessuna delle due obiezioni sta in piedi: nel primo caso non vi è alcun tipo di verità, poiché nessuno vuole indottrinare nessuno ad un’ideologia che neppure esiste nella realtà, ma semplicemente promuovere l’informazione in materia. Nel secondo caso ad ora si punisce la discriminazione razziale, etnica e religiosa mentre il DDL Zan, completerebbe l’articolo 604 bis del Codice penale (introdotto dalla Legge Mancino) aggiungendo la punizione per chi istiga o commette atti di discriminazione “basata su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità”, o ancor peggio, istiga o commette atti di violenza per le stesse ragioni.

Ovviamente, lascia intatti i diritti di tutte le coppie eterosessuali e di tutti gli eterosessuali in genere; semplicemente, si riconosce che vi possono essere persone con orientamenti sessuali diversi e che queste non possono essere discriminate per il semplice fatto di esserlo. Non è difficile: poniamo che mi arrabbi contro una persona bianca o nera per un fatto successo. Se mi arrabbio e basta (anche se potrei non farlo) non c’è alcun problema; la cosa cambia se io, arrabbiandomi per lo stesso fatto, risalto il fatto che la persona abbia la pelle bianca o che ce l’abbia scura, o la picchio per questo motivo, cioè la discrimino per la sua appartenenza, non per ciò che ha fatto. A questo ultimo punto, seppure con grandissima difficoltà, sembriamo esserci arrivati, per cui non vedo il problema di arrivare anche ad una legge che tuteli le persone contro l’omotransfobia.

In tutto ciò, a mio modo di vedere è allucinante che nel 2021 si debba ancora dibattere sul fatto che sia necessaria una legge del genere: ovviamente non lo sarebbe, se non si discriminasse, ma siccome si discrimina e purtroppo temo che si continuerà a farlo, almeno così chi lo fa sa che avrà delle conseguenze penali. Ed è vergognoso che, dopo essere passata alla Camera, il DDL non arrivi al Senato perché il Presidente della Commissione del Senato non la porta all’OdG. Come può una sola persona bloccare un testo da più parti ritenuto fondamentale? Già questo è assurdo, così come lo sono le polemiche sterili e spesso puerili dei sostenitori della famiglia tradizionale, spesso essi stessi ipocriti e primi ad andare contro i sacri canoni. Se persino il Pontefice ha detto, in modo molto chiaro, che anche le persone omosessuali “sono figli di Dio, hanno diritto ad una famiglia”, vedo ancora meno il problema: quando anche il massimo rappresentante della Chiesa, quindi il “capo” di alcuni ortodossi tradizionalisti, ha sdoganato l’omosessualità, la cosa più semplice sarebbe accettare tutto ciò come un doveroso passo avanti di civiltà per tutti.

Seguendo gli eventi degli ultimi giorni, alla fine la tanto attesa calendarizzazione della discussione del DDL al Senato è passata per 13 voti a 11 (!) in commissione; per questo vanno ringraziate tutte le persone appartenenti alla società civile che hanno lottato e lottano per questa legge ma va anche speso un grazie particolare per un cantante che, piaccia o meno, ha smosso le acque in modo molto netto. Con il suo fortissimo gesto di protesta, che probabilmente gli costerà l’ostracismo dalla televisione di stato per molto tempo, egli si è esposto pubblicamente, dicendo chiaramente perché è tempo che ora e subito questo DDL passi. Onestamente, non so quanti avrebbero dimostrato questo coraggio.

Federico Faggian
Nato a Treviso il 02-06-1981. Laureato in Lingue a Ca’ Foscari, specializzato alla SSIS Veneto. Insegnante di spagnolo in una scuola superiore di Treviso. E’ stato presidente del quartiere Ovest-Ghetto e collaboratore de L’Eco di Mogliano; è consigliere di un’importante realtà associativa locale, il CRCS Ovest-Ghetto. Impegnato da molti anni in città nel mondo dello sport, dell’associazionismo volontario e della cultura.

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