Mogliano Veneto

Siamo di Mogliano, sono di Mogliano. Mogliano è un po’ unica nel suo genere. Mogliano è Mogliano, non è Treviso né Venezia, sta nel mezzo. E’ lì, equidistante, a una quindicina di chilometri da entrambe, nel mezzo di quella che era la campagna veneta e che poi è stata la terra di costruzione di molte bellissime ville dei patrizi veneziani. E poi, cos’è ancora Mogliano?

Mogliano è la città dei quartieri, la città che ha ritenuto di dotarsi di questi importantissimi strumenti di partecipazione e consultazione che, negli anni, hanno aiutato le varie Amministrazioni ad avere il polso delle situazioni, a tenere caldi temi che magari si tendevano a raffreddare agli occhi dell’opinione pubblica, a centrare problemi che solo chi vive il proprio luogo può conoscere. E non perché l’amministratore sia distratto, ma anche perché Mogliano coi suoi 44 kmq di superficie non è così semplice da tenere tutta sott’occhio.

Mogliano è la città delle scuole, della rivalità mai sopita tra la tradizione laica del Liceo Berto e quella cattolica dell’Astori, delle vecchie Saba e delle Rossi, delle innumerevoli scuole elementari e materne ma dei pochi asili pubblici; dei tanti bambini ed adolescenti, delle compagnie dell’est, ovest o frazioni che vanno a popolare prima le scuole di quartiere, poi le medie nell’una o nell’altra scuola e poi alla fine terminano il percorso comunale al Berto o all’Astori o emigrano a Treviso, Mestre o Venezia.

Mogliano è la città mezza trevigiana e mezza veneziana: trevigiana perché la sua targa è TV e la sua provincia Treviso, veneziana perché il suo prefisso telefonico è 041 e perché ha negli anni spesso mantenuto una vicinanza politica alla rossa Venezia.

Mogliano non ha ospedali, per cui non si può più dire “sono nato a Mogliano” dagli anni in cui ancora si nasceva in casa, ma che ha nativi veneziani o trevigiani a seconda della scelta dei genitori.

Mogliano è Veneto perché non è nelle Marche, e forse perché la sua terra non bonificata era “mogia” oppure perché molte terre erano possedute da tale Molius; e il Ghetto che non è un posto dove vivevano famiglie ebree ma semplicemente il diminutivo dei Valongo, o “Valonghetto”; e Marocco che non è lo stato del Nord-Africa ma una sua frazione, e chissà se a Campocroce c’era veramente un campo con una croce sopra.

Mogliano ha alcune chiese e luoghi di pregio ma, nel complesso, non è molto artistica, eppure è “città d’arte” perché ha una miriade di hotel di alta categoria, dove alloggiano i turisti che vanno a visitare Venezia e, da alcuni anni, anche la bella Treviso.

Mogliano ha vinto uno scudetto nazionale con la squadra di Rugby, ha toccato la serie C col calcio, ha avuto ottime scuole di pallacanestro, pallavolo, nuoto, scherma e annovera tra i suoi cittadini più illustri la pluricampionessa mondiale Beatrice “Bebe” Vio.

Mogliano sta a 8 metri sul livello del mare, e che il mare lo ha a una quarantina di chilometri, le colline ad altrettanti e le montagne al doppio della distanza. Mogliano sta tra Treviso e Venezia, ma non è nessuna delle due perché un nativo ti dirà “te ga da far”, e non “gatu da far” o “ti ga da far”.

Mogliano è resistente; da piccolo non capivo perché la via nel quartiere Ovest si chiamasse “XXVIII aprile”: ripensavo sempre al 25, poi ho letto e saputo che Mogliano è stata liberata il 28 e che viale dei Tigli, o meglio via Barbiero, è dedicata alla memoria di un partigiano, Francesco Barbiero, ucciso proprio il giorno della liberazione della sua città.

Mogliano ha numerosi parchi, tra cui spiccano l’Arcobaleno, del Sole, delle Piscine (quando esisteva), innumerevoli campetti e campi da calcio, pallacanestro, pallavolo, bocce.

Mogliano ha le sue feste, le giostre che portavano moltissime persone in piazza, i mille eventi che si organizzavano e si organizzano ancora tutt’ora.

Mogliano è il suo dinamismo, la sua vocazione al volontariato e alla solidarietà, Mogliano è il suo essere città aperta, solidale, multietnica, multicolore.

Mogliano è il Gris, che se a Mogliano dici “te vien dal Gris” è peggio che aver detto brutte cose su padri, madri, sorelle o fratelli, anche se questo è un posto dove per anni sono state assistite amorevolmente persone con disabilità gravi e gravissime che venivano da tutta Italia, un centro di eccellenza conosciuto ben al di fuori dei confini comunali, con una propria sagra e prodotti fatti dagli ospiti.

Mogliano è… dicono che nessuno è profeta in patria. E forse è vero: non so se Mogliano abbia dato tutto quanto meritavano ad alcuni suoi concittadini che si sono spesi sempre per gli altri e hanno lavorato per il bene comune, e non so se lo stia dando nemmeno ora. Ma Mogliano è così, è Mogliano.

Mogliano ha un po’ tutto quello che serve per vivere bene, ma non è una metropoli. E’ calma, ha temperamento ma non è sempre vivace. E’ capace di mareggiate improvvise e poi di risacche altrettanto memorabili.

Ora vedo il tempo della risacca. Perché si è andati avanti, proiettati verso una visione di città ma ora ci si è fermati. A riflettere? A fare cosa? Per andare avanti ancora bisogna guardare al futuro, ma bisogna anche avere un progetto che ad ora non c’è. Io guardo avanti, e la nostra Mogliano sarà capace ancora una volta di riprendersi, di ritrovare quelle corde che l’avevano resa così caratteristica e a suo modo unica negli anni passati, e che le permetteranno, ne sono sicuro, di continuare ad esserlo negli anni a venire.

 

 

Federico Faggian
Nato a Treviso il 02-06-1981. Laureato in Lingue a Ca’ Foscari, specializzato alla SSIS Veneto. Insegnante di spagnolo in una scuola superiore di Treviso. E’ stato presidente del quartiere Ovest-Ghetto e collaboratore de L’Eco di Mogliano; è consigliere di un’importante realtà associativa locale, il CRCS Ovest-Ghetto. Impegnato da molti anni in città nel mondo dello sport, dell’associazionismo volontario e della cultura.

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