La prima domanda è (come si chiede un eccellente interprete dell’economia civile, il prof. Stefano Zamagni): se il pianeta sta fragorosamente collassando (pandemia, aumento costante dell’inquinamento, surriscaldamento climatico, deforestazione e desertificazione, invasione della plastica e dei rifiuti tossici, sprechi e consumo di suolo e, sul piano sociale, disparità di genere, guerre e crescita delle povertà,  e molto altro ancora) sarà ancora possibile invertire la rotta con qualche riforma che qualche problema risolve ma cento altri ne lascia irrisolti? No, risponde Zamagni, non sarà possibile, occorre mettere in atto una profonda trasformazione. Non si può, osserva l’immaginifico economista, intervenire su una gomma bucata con qualche pezza, qua e là, perché prima o poi la ruota esploderà! Urge, considerato il pericolo che stiamo vivendo, cambiare l’intera camera d’aria per dare un nuovo respiro alla nostra vita. Perfettamente d’accordo con lui.

La seconda domanda allora è: può questo cambio di passo garantirlo il genere maschile, che storicamente ha agito in forza del potere, della sopraffazione, dell’umiliazione verso i più deboli mosso da una narcisistica quanto violenta aggressività? Può questo uomo (Se questo è un uomo… scriveva Primo Levi: ricordate?) che non ha mai voluto coltivare quel po’ di anima femminile che c’è in lui e che la vita gli inutilmente regalato, assolvere a questo visionario compito? No, non può, non ce la farà mai. Sono la storia e politica a dircelo, di più ancora l’antropologia.

Una trasformazione come quella suggerita dall’economia civile, capace di ripristinare un sistema di valori e di relazioni guidato da un rinnovato umanesimo, non potrà esserci se non ci sarà la donna a guidarlo, in prima fila. La donna in quanto tale, con la sua identità di genere. La donna non violenta, messaggera di pace. La donna con tutti i suoi sentimenti, la sua intelligenza emotiva, la sua creatività. La donna con le sue capacità scientifiche, sociali, organizzative, come gli ultimi secoli in particolare hanno testimoniato e testimoniano ai giorni nostri.

È la donna che deve afferrare le redini per prendere il largo e dar vita a un nuovo modello di convivenza umana. Di lei, oggi e domani, ha bisogno l’intero pianeta in tutte le sue espressioni di biodiversità.

Ecco, io penso che anche la nostra città abbia bisogno di essere rivista, progettata e ridisegnata a partire dalla donna, dalle sue intuizioni, dalle sue competenze, dalle sue profondità culturali. E spero che il Diario possa diventare nei prossimi tempi il laboratorio di questo intenso lavorio, con la voce e le idee delle donne in prima pagina.

P.S: dunque, l’uomo dovrebbe farsi da parte? E chi l’ha detto? Diciamo semplicemente che dovrebbe dismettere i panni della sua arroganza, la sua ossessione per la competizione e il suo sublimante desiderio di potere. E cominciare finalmente ad ascoltare, a imparare, a dialogare, a collaborare. Sarebbe un bel contributo e andrebbe a vantaggio di tutti. Cioè: della vita di tutti, uomini compresi.

 

Lucio Carraro
È nato a Mogliano Veneto il 3.6.1954. Ex insegnante, è stato Assessore alla Cultura, Pubblica Istruzione e Commercio del Comune di Mogliano Veneto. Scrittore, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Collabora con varie Associazioni culturali e sociali.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here