VENEZIA NON È LA NUOVA DISNEYLAND

In questi giorni la nostra amata Venezia ha ospitato il matrimonio tra Lauren Sanchez e Jeff Bezos, il terzo (ma per molto tempo, il primo) uomo più ricco del mondo, con un patrimonio stimato di 230,8 miliardi di dollari.

Per rendere meglio l’idea di quanti siano veramente 230,8 miliardi di dollari, i dati del Fondo Monetario Internazionale ci dicono che più di 140 paesi nel mondo hanno un PIL inferiore al patrimonio di Bezos, di cui molti vicini a noi, come la Croazia (90 miliardi) o la Slovacchia (143 miliardi).

Se domani Jeff Bezos decidesse di spendere 1 milione di dollari al giorno, gli servirebbero più di 632 anni per esaurire il suo patrimonio.

Questi semplici, ma sconvolgenti, paragoni mostrano chiaramente che il sistema economico attuale ci sia sfuggito un po’ di mano, e che forse tutta questa ricchezza nelle mani di una sola persona possa essere pericolosa e quasi immorale.

Questa volta Bezos ha deciso di spendere più di 30 milioni di euro per sposarsi proprio a Venezia, pianificando un matrimonio a dir poco barocco: hotel a 7 stelle, quasi tutti i taxi noleggiati, intere isole per i ricevimenti e perfino piazza San Marco tutta per lui.

Progetti realizzati in parte, visto che molti residenti hanno protestato contro questo abuso della città.

Per quanto riguarda la cifra spesa, nulla da commentare: i soldi sono i suoi e dunque ha tutto il diritto di spenderli come preferisce.Il problema è un altro. Se un singolo uomo pensa di poter affittare la nostra Venezia per il proprio matrimonio, la causa non risiede tanto nella sua arroganza, ma piuttosto nell’idea che il mondo ha dell’isola veneziana, e cioè una bellissima città che con il passare del tempo si sta trasformando sempre di più in una nuova Disneyland.

E questo è dovuto principalmente dalle scelte sbagliate che le ultime amministrazioni comunali hanno fatto per regolare il turismo veneziano, senza comprendere che il turismo è un’ottima fonte di guadagno solo se controllato e contenuto, a differenza del turismo selvaggio che ha invaso l’isola negli ultimi anni.

Dunque la domanda che dobbiamo farci tutti noi, veneziani e residenti della provincia, è una sola. Che futuro vogliamo per Venezia: un’isola vivibile per i veneziani o un parco turistico?

Ormai girare per la laguna è diventato ingestibile, figuriamoci viverci: il turismo di massa ha reso impraticabile tutta la città. Calli bloccate dai turisti, vaporetti stracolmi di passeggeri e la maggior parte delle attività economiche puntano sui souvenir da quattro soldi.

Eppure ricordo ancora la Venezia che i miei nonni e genitori hanno vissuto, una Venezia a misura d’uomo, vissuta con tranquillità e calma, tutte caratteristiche ormai scomparse.

Venezia è un tesoro unico al mondo, un orgoglio italiano che tutti ci ammirano e ci invidiano, un patrimonio di valore incalcolabile, che abbiamo il dovere di custodire con amore e lungimiranza.

Ora più che mai, servono scelte politiche coraggiose e intelligenti, che non si limitino a vederla come una meta turistica, ma che la riconoscano e la valorizzino per ciò che è davvero: una città viva, autentica, parte integrante della nostra identità veneta.

Proteggiamola, valorizziamola, viviamola!

Tommaso Syrtariotis
Studente di giurisprudenza presso UniPd Membro del Gruppo giovani Marcon e Giovane Democratico

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