Intervista a Pier Antonio Tomasi, sindaco di Marcon dal 2002 al 2012 e vicepresidente di Anci Veneto dal 2009 al 2014. Ha precedentemente ricoperto i ruoli di Vicesindaco, assessore e consigliere, sempre per il Comune di Marcon.

  • Come si è avvicinato alla politica?

Attraverso alcuni componenti della mia famiglia, che è arrivata a Marcon del 1954. La Marcon di quel tempo era una zona di campagna se non per le fornaci. Mio nonno era stato consigliere comunale nel suo comune di provenienza e mio papà è stato impegnato nella Democrazia Cristiana. L’impegno è nato anche da un’esperienza nella parrocchia e nell’Azione Cattolica, decidendo insieme ad un gruppo di amici di passare dall’impegno sociale cattolico a quello “amministrativo e civile”. Nei primi anni ‘70 abbiamo aderito alla DC. Nel 1976-77 l’amministrazione comunale ha deciso di istituire i consigli di quartiere per rapportarsi con i cittadini in modo di incrementare la partecipazione alle decisioni che riguardavano il territorio e la comunità. È stata un’esperienza molto importante, terminata nell’85, ma che ha dato modo a molti di noi di venire introdotti alle questioni amministrative del comune. Eravamo spinti dalla voglia di cambiare le cose, al punto da stampare e diffondere un giornalino notiziario chiamato “ Apertura”. Il passaggio all’interno delle istituzioni è avvenuto nel 1985. Credo che la generazione Tomasi-Dalla Tor-Davanzo abbia trovato, successivamente, poche persone disponibili ad impegnarsi in modo continuativo sul piano politico-amministrativo, magari anche per responsabilità nostra, o forse perché all’inizio del nostro percorso si tendeva ad incrementare la propria cultura politica e la conoscenza delle tematiche come priorità rispetto all’impegno diretto nell’amministrazione e per questo  si organizzavano eventi come giornate di approfondimento su temi specifici all’interno dei partiti.

  • E qual è, secondo lei, il motivo che ha disincentivato le generazioni future ad impegnarsi politicamente?

In passato c’erano dei “contenitori, istituti” che ti aiutavano a crescere dal punto di vista culturale e politico. Questi per la DC erano le parrocchie, soprattutto per quanto riguarda i temi sociali. Il livello successivo era quello di entrare nei partiti. Oggi un giovane può essere candidato alla Camera dei Deputati senza aver fatto alcun tipo di esperienza politica o amministrativa, mentre in passato ciò era impossibile. L’abitudine a discutere era molto consolidata. Oggi si fa un po’ fatica, forse manca anche una qualche sorta di preparazione sui temi. Oggi l’approccio è molto più spostato sul piano dell’individuo, mentre una volta erano coinvolte più persone. In passato si creavano dei gruppi di amici, quindi la motivazione era più di gruppo che singola. Penso che impegnarsi in un partito oggi sia un po’ più complicato, perché gli stessi partiti non hanno più gli strumenti di una volta. Basti pensare alle sedi fisiche, o alla scarsa disponibilità di candidarsi per le elezioni comunali. Il problema parte anche dalla passione e dal fatto che la politica viene ritenuta una cosa poco interessante, non solo dai giovani, ma anche dagli adulti. È pure vero che, se si decide di impegnarsi, amministrare seriamente è faticoso e comporta una responsabilità non trascurabile.

  • Com’era Marcon durante il suo mandato da sindaco?

Questo territorio ha origini contadine ed ha avuto alcuni insediamenti importanti, oltre a Marghera che ha attratto molti lavoratori residenti a Marcon, ha avuto prima le fornaci e poi Tranceria Veneta e Colorificio San Marco. Il passaggio dalla Marcon rurale a quella che ha iniziato ad avere un’infrastruttura più complessa è stato straordinario dal punto di vista di chi l’ha vissuto. Nel 2002 era già cambiato tutto. La trasformazione più consistente sul piano residenziale era avvenuta negli anni ‘70 e ‘80, quando siamo raddoppiati come numero di abitanti, molti provenienti da Mestre/Venezia costruivano la classica villetta in campagna, successivamente negli anni ‘90 e 2000 si costruirono le grandi infrastrutture “accesso all’autostrada, nuova stazione, area commerciale/direzionale, sviluppo artigianale ed industriale”. Questa Marcon trasformata aveva cominciato ad avere cose importanti come la nuova biblioteca, inaugurata nel febbraio 2002 quando ero vicesindaco (sono poi diventato sindaco a maggio dello stesso anno). Si iniziava a dare più senso al disegno del territorio, che era fatto di costruzioni medio-basse; infatti, in quel periodo è cresciuto il numero di case a schiera. Poi ci siamo impegnati, nel creare percorsi ciclopedonali, una delle priorità dell’amministrazione, assieme allo sviluppo delle aree verdi con parchi gioco su tutto il territorio comunale. Sono partiti molti progetti, dalla stazione dei treni alle scuole materne (vista la media di duecento nuovi nati l’anno). C’è stato anche uno sviluppo dell’area commerciale. Basti pensare che a quel tempo dalla SME alla ferrovia non c’era nulla. In quel periodo la gente si trasferiva a Marcon perché c’era lavoro, quindi arrivavano principalmente coppie giovani, magari anche con figli. Serviva dare servizi. Uno di questi erano le strutture sportive. Un’altra priorità è stata quella di trovare personale comunale che potesse dare risposte celeri alle istanze dei cittadini. Un cruccio che è rimasto è quello di non essere riusciti a sviluppare il grande progetto di costruire le piazze nei centri. Siamo riusciti a tenere, in compenso, le tasse abbastanza basse ed erogare servizi sociali importanti per la popolazione.

  • Può raccontarci la sua esperienza nell’Anci Veneto, di cui è stato vice presidente dal 2009 al 2014?

Anci Veneto è stata l’esperienza più bella dal punto di vista politico-amministrativo che io abbia fatto, dato che mi ha concesso di aprirmi al mondo in un modo che, restando solo a livello comunale, non avrei mai potuto fare. Assumendo la carica di vice presidente ho avuto l’occasione di conoscere molto bene il territorio Veneto, di instaurare relazioni significative con i sindaci dei vari comuni e di confrontarmi con colleghi di grandi città a livello nazionale. È stato un periodo intenso, durante il quale ho lavorato molto a stretto contatto con la Regione, soprattutto per la mia collaborazione in Federsanità nella gestione dei servizi sanitari e proponendo soluzioni per migliorare l’efficacia degli stessi. È stata un’esperienza estremamente impegnativa, ma mi ha permesso di approfondire temi importanti e di uscire dalla routine del Municipio.

  • Ci può dare un giudizio sull’attuale amministrazione di Marcon?

Nel complesso gli impegni programmatici sono stati affrontati in modo positivo e corretto, ma non condivido pienamente alcune scelte sul piano urbanistico, in particolare l’uso eccessivo degli accordi pubblico-privato che, seppur regolamentato, può lasciare spazio a cambiamenti importanti dell’assetto del territorio come disegnato dal Piano di Assetto del Territorio vigente. Ritengo che l’urbanistica debba essere gestita in modo più trasparente e con un maggiore coinvolgimento della comunità favorendo un dibattito aperto, come si usava fare in passato. Per quanto riguarda l’amministrazione in sé riconosco che abbia avuto una certa fortuna: il sindaco è stato eletto in circostanze quasi inaspettate e ha trovato 7 milioni di euro in cassa che ha potuto spendere beneficiando di normative che permettono una maggiore libertà di spesa. Gli va comunque riconosciuta la capacità e il coraggio di assumersi la responsabilità di decisioni importanti, qualità indispensabili per un bravo Sindaco. Un aspetto che trovo invece discutibile è la scarsa capacità di gestione del dibattito consiliare che mi sembra impostato molto sulla litigiosità, che si traduce prevalentemente nel scaricare su altri le responsabilità delle scelte fatte in passato, senza considerare appieno le condizioni in cui operavano. Ed essendo il comune un’istituzione stratificata, spetta a chi governa oggi trovare soluzioni e devo dire che questa amministrazione non sta lavorando male, anche se non condivido in toto le scelte che ha realizzato, come per esempio chiudere il centro anziani.

  • Se dovesse suggerire una vera priorità per i cittadini, su cosa dovrebbero concentrarsi nel territorio?

In primo luogo, l’aiuto concreto alle persone in difficoltà, e per occuparsene servono politiche sociali adeguate. Nella mia esperienza ho cercato in questo senso un equilibrio nella spesa: va sì fatto il marciapiede, ma è più importante avere i fondi per supportare le famiglie bisognose, problema casa, sostegno con servizi adeguati alle famiglie con la presenza di disabili e anziani non autosufficienti, eccetera.
In secondo luogo bisogna spingere per avere un trasporto pubblico migliore. Un esempio eclatante è la metropolitana di superficie che non si è ancora realizzata: un piano approvato dal consiglio regionale nel ‘91; abbiamo firmato l’accordo nel ‘99-duemila; non è ancora partito, dopo più di trent’anni. Abbiamo la stazione, i parcheggi, ma non i treni.
Un altro dei miei pallini era la mancanza di un teatro, che era introdotto nel piano di recupero. Ora sta venendo realizzato e sarà sicuramente un altro tassello per la crescita e lo sviluppo culturale della nostra comunità.
C’è poi la questione della piscina. Personalmente cercherei tutti i modi per metterla a disposizione, anche spendendo soldi del bilancio comunale. Questo perché so che verrebbe utilizzata molto, anche da persone con disabilità che ora sono costrette ad andare fino al Terraglio o chissà dove.


Tommaso Syrtariotis. Studente di giurisprudenza presso Università di Padova. Membro del Gruppo giovani Marcon e Giovane Democratico

Alessandro Vinciati. Studente. Nato a Conegliano e divenuto marconese all’ età di tre anni. Fluente in italiano, inglese e rumeno. Da sempre interessato a svariati ambiti: dalla Scienza alla Storia, dalla politica alla tecnologia ed ai motori. Membro del gruppo Giovani di Marcon.

Mihai Sirbu. Nato e residente a Marcon, studente presso l’istituto Bruno-Franchetti. Vari interessi tra cui la tecnologia, la storia e l’attualità. Membro del gruppo Giovani di Marcon.

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