A Venezia fallisce l’operazione Musei a Natale….pochissimi volontari….

Gallerie dell’Accademia chiuse….Aperti tutti i Musei civici.

Queste sono frasi tratte dal titolo della Nuova Venezia.

Mi si permetta di ragionare un po’.

Chi sono i “clienti” dei musei?

La risposta potrebbe sembrare ovvia e perfino banale ma così non è.

Sono tutti coloro che vogliono conoscere la storia e la bellezza di una città, di un mondo, delle varie epoche.

Tutti coloro che sono curiosi, che si chiedono il perchè delle cose, che amano spiegarsi le ragioni delle civiltà.

Ma forse non basta definire così i “clienti” dei musei.

Partiamo da uno sguardo diverso.

Cos’è il museo?

Semplice e complesso insieme.

È il luogo della “conservazione” dei patrimoni, della loro “valorizzazione” nei confronti del pubblico e della ricerca, dello studio della riflessione sui patrimoni stessi.

Quindi la domanda sul chi sono i “clienti” del museo diviene più forte e legittima.

E credo però anche più semplice.

I frequentatori del museo sono – e dovrebbero essere – innanzitutto tutti coloro che vivono in un territorio. Largo naturalmente.

E lo sono perchè quello è il modo per capire, conoscere, approfondire la loro stessa vita, la loro natura, le loro relazioni antiche e moderne.

E non saranno solo studenti, storici, appassionati. Saranno necessariamente “tutti”.

E questi “tutti” vanno coccolati, conosciuti, apprezzati, interloquiti e conquistati.

E non è e non sarà facile.

Ma questa è l’unica strada vera da percorrere.

E poi gli “altri”.

Coloro che studiano, leggono la realtà, vogliono conoscere, desiderano scoprire. E che sono di qualsiasi luogo, di ogni storia, religione, cultura, tradizione o conoscenza.

Perchè il museo è il luogo principe in cui le differenze divengono scoperta, sono valore e permettono una lingua comune e universale.

Infine i turisti. Importanti per il numero elevato, per il valore economico che portano con se, perchè anche il museo permetterà un ricordo non banale del loro viaggio consentendo le stesse “voglie”, gli stessi “amori” dei primi visitatori qui descritti.

Il museo quindi è un “soggetto” che vive, non certo solo un “oggetto” da vedere.

E vive una vita, il museo, che può darsi regole e strade, incentivi e servizi, rapporti e opportunità.

Una vita di conquista di nuovi reperti e di restauri, un percorso di rinnovate catalogazioni e di iniziative di conoscenza del patrimonio custodito.

I musei di Venezia sono innanzitutto i musei del Veneto e dei suoi cittadini: questo è l’obiettivo da conquistare.

Ed i programmi dei musei devono fare i conti con questa definizione appena citata.

Lo si può fare ragionando sugli orari d’apertura, sui programmi didattici, sulle condizioni d’accesso, sui legami con le attività produttive che incrociano la nostra storia, sui rapporti con i luoghi dello studio (scuole e università) e della comunicazione e, ricordiamocelo, non dimenticando un pensiero attento sul senso e la dimensione degli eventi.

Questi non sono affatto sogni. In alcuni casi e occasioni sono anche divenuti già realtà per merito di chi lavora a tutti i livelli: da chi guarda le sale a chi guida i gruppi per continuare con chi fa la didattica e chi programma e costruisce le diverse iniziative ed esposizioni.

Ma non basta.

Il turismo non può dimostrarsi mai come l’unico obiettivo che si persegue e come l’unica cosa di cui si vuol tener conto.

Si badi bene. Questa non è una osservazione di tipo solo organizzativo o gestionale.

È un preciso riferimento alle scelte di programnazione previste dalla politica culturale.

E questo è un tema importante anche se si sa bene che il turismo è decisivo economicamente.

La capacità  di governo della cosa pubblica nella cultura sta proprio nel contemperare due mondi e realtà diversi: la visione del museo come “soggetto” con una propria vita autonoma e finalizzata agli scopi prima fondamentalmente indicati e quella del turista che viene “portato” a riconoscersi in quest’ottica quando proprio non la fa già naturalmente “sua”.

Allora la dignità del museo e quella dei suoi lavoratori di qualsiasi dimensione e specialismo diviene fondamentale per il futuro.

E la misurazione di successi e sconfitte forse ha bisogno di “bilance” diverse.

Maurizio Cecconi
Veneziano, funzionario del PCI per 20 anni tra il 1969 ed il 1990. Assessore al Comune di Venezia per quasi 10 anni è poi divenuto imprenditore della Cultura ed è oggi consulente della Società che ha fondato: Villaggio Globale International. È anche Segretario Generale di Ermitage Italia.

2 COMMENTS

  1. Il tuo pensiero mi ha proprio emozionato… grazie Maurizio. Oserei dire che le tue parole mi sono parse poesia pura

  2. Congratulazioni per l’ analisi e l’ approccio di questo difficile e complesso argomento!
    In Grecia, la politica culturale del governo, provede se stessa la programmazione seconto le sue scelte senza lasciare al museo stesso una sua scelta autonoma proveniente dal ambiente di lavoro.

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