Quale futuro per la democrazia?

Una democrazia in crisi prepara una deriva autoritaria?

C’è qualcosa di assai pericoloso che sottende molte delle notizie e degli avvenimenti che abbiamo conosciuto anche in questi ultimi mesi. Sostanzialmente appare sempre più evidente la fine di un ragionamento comune, di un pensiero forte che ci ha unito e ci ha permesso di stare insieme. E quel pensiero è il senso che diamo al significato e al valore della parola democrazia.

Ma andiamo per ordine. Metterò insieme infatti cose diverse ma che credo abbiano un senso comune.   

L’aggressione di Hamas a Israele è stata condannata con forza e con durezza immediatamente e da quasi tutti i soggetti.  Essa era del tutto ignobile e ingiustificata perchè nessun dramma precedente può giustificare una strage.    Ma subito dopo la reazione di Israele è stata furiosa e di vendetta con i massacri di Gaza. E la condanna di Israele è stata debole e contradditoria da parte degli stessi, i “quasi tutti” che avevano condannato Hamas.

Si è giustificata a volte con la necessità della vendetta e più spesso si è dichiarata inevitabile per raggiungere la “soluzione finale” che permettesse l’eliminazione di Hamas.

E tutto era ben poco vero in queste motivazioni perchè poi, alla lunga, dopo tragici giorni e notti di morte si è arrivati ad un primo “cessate il fuoco” con la riconoscibilità oggettiva (per me incredibile) dei contendenti.

Il pensiero e la strategia intelligente dov’erano? Assenti, scomparsi, soppressi. La forza della “democrazia” sta invece nell’essere superiore e più capace dell'”occhio per occhio” di truce memoria.

Ed anche i nostri cittadini son diventati tifosi inutili e ciechi. Chi dimenticando volutamente le atrocità di Hamas e chi giustificando senza ragione la vendetta drammatica ed alla lunga suicida di Israele.

Recentemente una nuova dimensione internazionale si è presentata ai nostri occhi.  Il cambiamento dei BRICS, l’alleanza economica tra Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Sono entrate infatti in questo “accordo” sei nuove importantissime nazioni di grande peso ed impatto economico. Tra queste due in particolare fanno pensare: l’Arabia Saudita e l’Iran, fino ad ieri nemici giurati ed in guerra esplicita nello Yemen.

Perchè lo dico? Perchè questa è una grande alleanza internazionale che non tiene in alcun conto degli status “democratici” di chi vi appartiene.

Cina con il partito unico; Brasile e Sud Africa con forme di democrazia rappresentativa; India con forti elementi – come il sistema delle caste – che divergono da ciò che consideriamo nella parola “diritti”; Iran con una istituzione Stato fortemente dipendente dai dettami religiosi; Arabia Saudita ove può dominare chi ha deciso di assassinare il proprio nemico.

Cosa voglio dire? Che si certifica che in questo “mondo” non è possibile avere un punto in comune se non quello dell’economia.  I diritti dei cittadini, le forme di governo,    il rapporto tra poteri nella societa’ sono un optional.

Tutto è quindi possibile.  Putin lo aveva capito benissimo e sapeva che una parte importante del mondo non lo avrebbe condannato per l’Ucraina. Aggiungo che l’Occidente è dentro questa logica (in cui è “principe” l’economia e la geopolitica conseguente) a tutti gli effetti e si differenzia solo per qualche misero aspetto formale.

Pensate alle leggi antidemocratiche presenti in Polonia e Ungheria, al silenzio assordante dell’Europa stessa verso mille tragedie che avvengono nel mondo che diventa voce solo quando si ledono interessi geopolitici e/o economici evidenti.

O si può anche ricordare che quando vi è l’occasione per combattere un nemico si tace e ci si volta dall’altra parte come si fece con Gorbačëv che chiedeva aiuto per la Russia. Quindi la democrazia appare sempre più inutile e concettualmente assente e da questa constatazione nasce anche l’attuale decadenza dell’ONU.

Sull’Ucraina ho già scritto ma aggiungo solo che si avverte un vento di fastidio e rinuncia a livello internazionale.  Gli Stati Uniti vorrebbero chiudere questo episodio costoso ed inutile prima delle elezioni e per dedicarsi (dopo le elezioni) al nemico vero: la Cina e i BRICS ampliati. Per questo vorrebbero scaricare la guerra all’Europa che non ne ha alcuna voglia e forse nemmeno possibilità.

L’Ucraina soffre di divisioni che cominciano ad essere vere e pubbliche e che difficilmente si superano con i licenziamenti continui che Zelensky compie nei suoi stessi apparati.  L’offensiva ucraina si è spenta nell’inverno così come le speranze (francamente pompate e assurde) di un cambio positivo ai vertici della Russia.

L’assenza di un progetto di pace dell’Occidente è stata sconvolgente nella sua incredibile ed esplicita manifestazione.  E questa assenza ha sostanzialmente lasciato soli gli ucraini e dimostrato ai russi che il potere dei loro governanti era giustificato.  Anche qui la “superiorità” della democrazia è venuta meno, si è nascosta dietro le armi e si è nutrita delle parole “impossibile fare e proporre”.

La crisi dei valori universali della democrazia così come l’abbiamo costruita nel Novecento è quindi ormai esplicita, dichiarata, manifesta. E tutto ciò in maniera diversa si vive anche in Italia nella pelle dei comportamenti della gente, nei suoi modi di esprimersi, nelle sue scelte di delega politica ma su questo vorrei approfondire in altra occasione.

Per ciò la sinistra, cui appartengo, non può limitarsi a ristretti ragionamenti collocati solo in ambiti nazionali. Il sistema dei valori e dei diritti che abbiamo vissuto nel Novecento è sottoposto ad un attacco di grande forza che non può vedere solo difese nostalgiche o arroccate. Il campo aperto in cui riflettere e ripensare non è una scelta, è una realtà.

Maurizio Cecconi
Veneziano, funzionario del PCI per 20 anni tra il 1969 ed il 1990. Assessore al Comune di Venezia per quasi 10 anni è poi divenuto imprenditore della Cultura ed è oggi consulente della Società che ha fondato: Villaggio Globale International. È anche Segretario Generale di Ermitage Italia.

2 COMMENTS

  1. Leggo con interesse e ampia condivisione. E però mi rimane una serie di domande, che alla fin fine si riducono a una che è un assillo: chi può rappresentare la capacità di riflettere su questo campo aperto? Chi è in grado di sfidare la onnipresente “cultura da Bar Sport” alimentata dai social e dall’ormai consolidata assenza di serie – e rappresentative – voci critiche? Come pensare ad un nuovo Rinascimento davanti all’evidente perdita di memoria e cultura?
    Sinceramente fatico ad esprimere un seppur fioco anelito di ottimismo…

  2. Come salvare la Democrazia è un bel rompicapo, per prima cosa io ci metterei il rispetto degli Stati Sovrani. Il rispetto delle tradizioni usi e costumi, il rispetto delle minoranze e del credo Religioso e Politico. L’insieme di tutto ciò con l’evolversi della cultura è un buon punto di partenza. Certo che se invece i rapporti sono Economici e di supremazia sugli altri tutto si giustifica. Le guerre le ritorsioni i ricatti dei più potenti verso i più deboli i più poveri sono ormai all’ordine del giorno. Era stata fondata l’ONU nel 1945 dopo la fine della seconda Guerra Mondiale per promuovere la pace e la sicurezza internazionale che oggi ci sembra in via di smantellamento, forse dobbiamo ripensarci e ricostruirla.

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