Hic sunt leones. Così si indicavano le zone misteriose ed inesplorate nelle vecchie mappe dell’Africa. Territori pericolosi.

Ecco cambiamo il secolo e adottiamo questo nomignolo evocativo per il nostro Veneto moderno e produttivo. Hic sunt capannones, qui ci sono i capannoni, non mangiano esploratori o portatori, ma divorano suolo. Si sono ingoiati un quinto del Veneto. Il 18,4% se vogliamo essere precisi. Con un po’ di fatica, cerchiamo di capire quanti capannoni ci sono a Mogliano. Come al solito deleghiamo la ricerca all’intelligenza artificiale (stavolta BARD).

Ecco la sconcertante risposta: “Secondo i dati del Comune di Mogliano Veneto, al 31 dicembre 2022 sono registrati 1288 capannoni ad uso commerciale e industriale. Di questi, 664 sono destinati a uso industriale e 624 a uso commerciale. La superficie complessiva dei capannoni commerciali e industriali di Mogliano Veneto è di 2.068.895 m². La superficie media di un capannone commerciale è di 1577 m², mentre la superficie media di un capannone industriale è di 1682 m².”

Sconcertante perché? Perché nel Veneto (fonte CNA), ci sono 92.000 capannoni, uno ogni 54 abitanti. Già questa cifra mi sembra esorbitante ma Mogliano peggiora la media. Con una calcolatrice, mi salta fuori che c’è un capannone (e parlo solo di quelli industriali) ogni 40 abitanti!

Ecco l’articolo potrebbe finire qui.

Cerco anche di avere dei dati sugli edifici dismessi, non ci riesco e mi devo accontentare di quelli regionali e provinciali. E anche qui sorprese. Nel Veneto i capannoni inutilizzati sono 9200. E nella nostra verde Marca Trevigiana sono 670! (fonte Confartigianato).

Sono dati impressionanti: uno spreco di suolo, una cementificazione inutile e superflua, uno sfregio alla bellezza del nostro paesaggio. Parole. Cosa fare invece? Cominciamo col prendere atto di quello che nel frattempo hanno fatto le ecomafie. In molti capannoni sono stati illegalmente stivati rifiuti non smaltiti correttamente e poi sono stati dati alle fiamme. Altro inquinamento…

Ma torniamo a Mogliano, dove speriamo non ci sia questa pirotecnica tendenza. Mogliano è invece una miniera a cielo aperto per gli immobiliaristi. È un mercato goloso e quindi conviene trasformare questi siti dismessi in progetti residenziali, magari di lusso. È quello che succederà per la ex Sita, prospiciente al fiume Zero. Inutile dire che la fievole speranza su una riconversione di capannoni in zone naturali, in edifici di valore sociale (palestre, asili, teatri) è fuori da questa logica. Hic sunt capannones e va bene così.

Non c’entra molto, ma lo dovevo a Luciano. Lui dal tetto di un capannone ci è caduto. Da otto metri e si è salvato.

Leggo un’inchiesta sulle coperture fragili dei capannoni (fonte ing. Alberto Perin). Scopro che seicento  (600!) lavoratori sono morti in Italia in seguito al loro cedimento. Luciano mi sorride dal tavolino del bar e io cerco di non guardare le stampelle appoggiate là vicino.

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

2 COMMENTS

  1. 2068895 m2 equivalgono a 206 ettari. A cui sono da aggiungere gli ettari di campagna coltivata (da studenti si andava a vendemmiare nelle diverse aziende agricole della zona) espropriati per il passante di Mestre e bretelle varie: una strage di paesaggio, di occupazione agricola e sovranità alimentare, di servizi ecosistemici, di vita.
    Poi per la legge regionale (ossimoro) sul suolo le opere pubbliche (infrastrutture) e i capannoni (in base alle procedure urbanistiche semplificate dello sportello unico per le attività produttive) non vengono conteggiate come consumo di suolo, sono esenti.
    Ma tranquillo sia al cemento-destra, sia al cemento-sinistra, sia ai cittadini non frega niente dello sterminio del suolo. Grazie per essertene occupato di questa emergenza veneta, la terra ringrazia.

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