L’HANNO CERCATA

Ribalterei l’affermazione “Se l’è cercata” che accompagna spesso la notizia delle violenze sessuali subiti dalle donne e a volte anche il femminicidio, in “L’hanno cercata”.

Hanno cercato la donna, l’hanno isolata, in gruppo o soli, l’hanno violentata o uccisa.

«Errata percezione del consenso». In questo modo il Giudice per l’Udienza Preliminare di Firenze ha motivato la decisione di assolvere due imputati, accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una diciottenne durante una festa in provincia di Firenze.

«L’errata percezione» da parte degli imputati «se non cancella l’esistenza oggettiva di una condotta di violenza sessuale, impedisce di ritenere penalmente rilevante la loro condotta» .

La sentenza dimostra che non c’è correlazione tra l’evolvere del processo normativo e la completa applicazione delle leggi perché fra gli operatori delle istituzioni esiste ancora sessismo.

L’ambiente, il contesto, i linguaggi, gli atteggiamenti, la cultura in cui viviamo sono violenti, sessuofobi, misogini. Siamo di fronte a condizioni strutturali di violenza difficilmente sormontabili, nonostante il grande lavoro di sostegno svolto dai centri antiviolenza per aiutare chi vuole allontanarsi da condizioni di maltrattamenti o soprusi.

Denunciare diventa difficile, a volte impossibile.

“L’hai provocato?”, “Eh, ma era una ragazza facile”, “Eri ubriaca?”, “Sei sicura di aver detto no?”, “Stai esagerando”, “Non hai urlato forte”.

Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia il 31.5% delle donne ha vissuto una qualche forma di violenza fisica o sessuale, ma le denunce sono solo una piccola parte. In base agli ultimi dati dell’Agenzia dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, il 70% di donne italiane che ha subito violenza non ha denunciato. Il 20% ha subito violenza ad opera del partner, il 30% da un ex.

Ricordiamo che il 10 maggio 2023 il Parlamento europeo ha espresso voto favorevole per l’adesione dell’Unione europea alla Convenzione di Istanbul. Gli eurodeputati di Fratelli d’Italia e Lega si sono astenuti. Due eurodeputate della Lega hanno votato contro: Alessandra Basso e Susanna Ceccardi.

Ricordiamo che l’Italia è stata condannata negli ultimi due anni per quattro volte dalla Corte europea dei diritti umani per sostanziale tolleranza e passività della magistratura rispetto ai reati di violenza contro le donne.

A Palermo e Caivano stupri di gruppo commessi da adolescenti, tra cui molti minorenni. La cronaca e i media hanno illustrato anche quanto avvenuto sulle piattaforme digitali. Insulti e minacce che si aggiungono alla violenza subita. Nel frattempo, come soluzione, il ministro Salvini propone la castrazione chimica, senza prendere le distanze dai pronunciamenti del generale Vannacci che esprime opinioni sessuofobe e misogine che sono alla base della discriminazione e della violenza sulle donne.

Gli uomini adulti che uccidono, gli adolescenti che stuprano, hanno interiorizzato questa cultura. Dimostrano l’incapacità di rispettare l’altro sesso, di elaborare le emozioni, di accettare un rifiuto. Pare non si pongano il problema delle conseguenze delle loro azioni, se ne vantano anzi. Questa sicurezza si accompagna alla protervia delle sentenze che ritengono “penalmente irrilevanti” gli stupri.

Indignarsi non serve, sono necessarie:

  • una campagna culturale a livello nazionale di cui dovrebbero occuparsi i vari ministeri in maniera trasversale, in modo da costruire modi diversi di pensare ed agire i rapporti tra i sessi

perché le convenzioni sociali e le discriminazioni di genere influiscono sull’espressione della sessualità e sui comportamenti sessuali. L’obiettivo dovrebbe essere quello di riconoscere e demolire gli stereotipi, anche quelli relativi all’orientamento sessuale.

  • la prevenzione attraverso l’educazione affettiva e sessuale, da attuarsi nella scuola, per acquisire una maggiore consapevolezza dei diritti e dell’uguaglianza di genere, per avere rispetto ed empatia verso gli altri, per costruire relazioni basate sul rispetto reciproco
  • una legge che, recependo le indicazioni che vengono dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, (vedi scheda allegata) individui le istituzioni che si occupino di formulare modi, tempi, formazione degli operatori, per attuare una educazione all’affettività e sessualità, tornando a rendere funzionanti i consultori, che hanno tra le proprie funzioni anche le tematiche relative all’educazione sessuale. I consultori, istituiti nel 1975, avevano al loro interno lo spazio giovani, che è stato progressivamente chiuso.

Il diritto all’educazione affettiva e sessuale è in sé diritto alla salute, “per sviluppare relazioni sociali e sessuali basate sul rispetto” (UNESCO)

L’Obiettivo 3 dell’Agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile chiede di “garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare”.

Il rapporto “Policies for Sexuality Education in the European Union” (2013) pubblicato dal Dipartimento Direzione generale per le politiche interne del Parlamento Ue  afferma:

«Nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea questa materia è obbligatoria (in Germania dal 1968, in Danimarca, Finlandia e Austria dal 1970, in Francia dal 1998)». Fanno eccezione 7 paesi su 24 analizzati: Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania, Regno Unito (tuttavia nel febbraio del 2015 i parlamentari inglesi hanno chiesto che l’educazione sessuale divenga obbligatoria nella scuola primaria e secondaria) e Italia».

In Italia l’orientamento culturale e politico impedisce ogni tentativo di introduzione per legge dell’educazione sessuale nelle scuole (anche se esistono realtà locali che organizzano dei corsi su questo tema). Il rapporto “Sexual Education in Europe” mostra come in Italia sia sempre stata forte l’opposizione alla sua introduzione da parte della chiesa cattolica e di alcuni gruppi politici. Dagli anni Novanta in poi vi sono stati molti progetti di legge presentati da varie forze politiche che non hanno avuto sbocco.

Fortissima l’opposizione ad introdurre l’educazione sessuale nelle scuole da parte del mondo cattolico. Nel 2011, in un discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, papa Benedetto XVI definiva l’educazione «sessuale o civile una minaccia alla libertà religiosa delle famiglie».  Nel 2013 la deputata cattolica di Scelta Civica, Paola Binetti, presenta un’interrogazione parlamentare sul report del 2010 dell’Oms “Standard per l’Educazione Sessuale in Europa”, definendo il testo un «manuale di corruzione di minori».  Nell’ ottobre 2015 nasce l’Osservatorio Nazionale sull’educazione affettiva e sessuale, «che si autodichiara “in proficuo dialogo” con il ministero dell’Istruzione, per tutelare i figli dal gender». Gli organizzatori dei “Family day” hanno come obiettivo «fermare la colonizzazione ideologica della teoria Gender nelle scuole». Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha messo all’indice diversi libri che parlano di “gender, o di genitore1 e genitore2″.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un resoconto sugli effetti dell’educazione sessuale rispetto all’incidenza di gravidanze indesiderate, di malattie trasmesse sessualmente, di episodi di abusi sessuali e di discriminazioni basate sull’orientamento sessuale.

I dati dicono che più di un terzo dei programmi riesce a ritardare l’età del primo rapporto sessuale, a far diminuire la frequenza e il numero di rapporti con partner diversi. In 4 casi su 10, inoltre, è stato incentivato l’uso di anticoncezionali. Questo si traduce in una maggiore prevenzione di rapporti sessuali a rischio: più della metà dei 30 programmi dedicati a questo, è riuscita a raggiungere l’obiettivo prefissato.

Si afferma inoltre che l’educazione sessuale nelle scuole è tanto più efficace quanto più è accompagnata da campagne informative e di sostegno da parte dei governi.

Garantire una educazione sessuale completa e accessibile è educare alla cittadinanza, abbattere le discriminazioni su base sessuale, promuovere il diritto alla salute e lo sviluppo culturale della società.

I 7 PRINCIPI SU CUI SI FONDA IL MODELLO DI EDUCAZIONE SESSUALE 
PROPOSTO DALL’OMS
1. L’educazione sessuale è adeguata all’età rispetto al livello di sviluppo e alle possibilità di comprensione, è sensibile rispetto alla cultura, alla società e al genere. È rapportata alle realtà di vita di bambini o ragazzi.
2. L’educazione sessuale si basa sui diritti umani (sessuali e riproduttivi).
3. L’educazione sessuale si basa su un concetto olistico di benessere che comprende la salute.
4. L’educazione sessuale poggia saldamente sui principi di equità di genere, autodeterminazione e accettazione della diversità.
5. L’educazione sessuale inizia alla nascita.
6. L’educazione sessuale deve essere intesa come un contributo verso una società giusta e solidale, attraverso l’empowerment delle persone e delle comunità locali.
7. È basata su informazioni scientificamente accurate.
GLI OBIETTIVI
1. Contribuire a un clima sociale di tolleranza, apertura e rispetto verso la sessualità e verso stili di vita, atteggiamenti e valori differenti.
2. Rispettare la diversità sessuale e le differenze di genere, essere consapevoli dell’identità sessuale e dei ruoli di genere.
3. Mettere in grado le persone, attraverso un processo di empowerment, di fare scelte informate e consapevoli e di agire in modo responsabile verso sé stessi e il proprio partner.
4. Avere consapevolezza e conoscenza del corpo umano, del suo sviluppo e delle sue funzioni, in particolare per quanto attiene la sessualità.
5. Essere in grado di svilupparsi e maturare come essere sessuale, vale a dire imparare a esprimere sentimenti e bisogni, vivere piacevolmente la sessualità, sviluppare i propri ruoli di genere e la propria identità sessuale.
6. Acquisire informazioni adeguate sugli aspetti fisici, cognitivi, sociali, affettivi e culturali della sessualità, della contraccezione, della profilassi delle infezioni sessualmente trasmesse (IST) e dell’HIV, della violenza sessuale.
7. Avere le competenze necessarie per gestire tutti gli aspetti della sessualità e delle relazioni.
8. Acquisire informazioni sull’esistenza e le modalità di accesso ai servizi di consulenza e ai servizi sanitari, particolarmente in caso di problemi e domande relativi alla sessualità.
9. Riflettere sulla sessualità e sulle diverse norme e valori con riguardo ai diritti umani al fine di maturare la propria opinione in maniera critica.
10. Essere in grado di instaurare relazioni (sessuali) paritarie in cui vi siano comprensione reciproca e rispetto per i bisogni e i confini reciproci. Ciò contribuisce alla prevenzione dell’abuso e della violenza sessuale.
11. Essere in grado di comunicare rispetto a sessualità, emozioni e relazioni, avendo a disposizione il linguaggio adatto.
Emanuela Niero
Sono nata sotto il segno dei Pesci, mi piace guizzare. Sono femminista, faccio parte del gruppo l’8sempre donne Mogliano, sono partigiana, ho fatto parte del direttivo ANPI di Mogliano Veneto, mi piace leggere per me e per bambine bambini adulti con le lettrici di “Quante storie!”. Lo yoga mi accompagna molti anni.

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