In questi giorni la Corte costituzionale ha stabilito che la norma del consiglio regionale del Veneto che nel 2021 aveva aumentato il limite all’escavazione della ghiaia fino a 80mila metri cubi nei letti dei fiumi è illegittima, accogliendo così le ragioni del Consiglio dei ministri contro la Regione. Per la Consulta si tratta di una norma «manifestamente incongrua» nella parte della legge in cui erano state «considerevolmente ampliate le quantità di materiale litoide che può essere estratto dagli alvei e dalle zone golenali in assenza di appositi piani». Riceviamo e pubblichiamo il parere del consigliere del Pd Andrea Zanoni (portavoce dell’opposizione e principale sostenitore della bocciatura della deroga), che ripercorre le tappe che hanno portato all’esito ritenuto da lui scontato.

La prima incongruenza individuata riguarda l’entità della deroga stessa. Già prima del 2021 era concesso scavare nei fiumi veneti in assenza di piano di escavazione fino a 20 mila metri cubi per motivazioni di dissesto idrogeologico. Questo limite salì a 80 mila metri cubi dopo le elezioni regionali del 2020 a seguito della proposta del consigliere leghista Roberto Bet, uomo di Zaia e difensore delle esigenze del territorio della Sinistra Piave. Questa “deroga della deroga” non aveva alcuna giustificazione pratica e insinuava un dubbio sull’effettiva utilità del provvedimento per la sicurezza di tutti o se era una manovra per incrementare i profitti di pochi.

La seconda incongruenza riguarda gli effettivi beneficiari della deroga. Il tratto interessato dagli scavi è molto breve: il tratto del fiume Piave compreso tra i comuni di Maserada, Spresiano e Cimadolmo. Non è un caso che si tratta di un brevissimo tratto, circa 10 chilometri su un totale di 230, in corrispondenza dei comuni che ospitano stazioni fisse di proprietà di noti cavatori locali.

Tali incongruenze vennero segnalate alla Presidenza del Consiglio dei ministri attraverso un esposto al Ministero dell’Ambiente. Successivamente la legge è stata impugnata dallo Stato la Consulta si è espressa in modo definitivo riportando un po’ di giustizia in un territorio ormai costellato da emergenze ambientali.

1 COMMENT

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here