7 APRILE 1944

UN’ORA PRIMA DELL’HORA NONA

[13.24]*

I

Uno stormo di carlinghe adunche
come uccelli sonnambuli 
vola radente i vetri dei lucernari, 
quasi taglio abbagliante 
che dall’oltranza nuvolosa 
s’avvicina a quest’ombra di tempo 
primaverile, in agguato dietro l’angolo 
del meriggio, crudele
come crudele sa essere il mese d’aprile.
È, il suo, uno sguardo grifagno
a collimare le ore 
in un giorno di passione.
Appena socchiuso, il varco del cielo 
riversa negli occhi l’abbaglio di fuoco,
il livido rosso di ferita
alchemica. Nel profondo di case,
di chiese e di arnie, 
il tempo lacrimoso rievoca 
la vigilia dei sensi,
ronza come calabrone
ubriaco di polvere pirica
prigioniero del peso del fumo
delle sue stesse ali asimmetriche,
ah! non durasse che un’eternità di minuti 
questo fragore di cremagliera, 
di fonderia e ferriera,
il fremito della carne 
scossa dal vento di lamiera
il collasso di cardini e travi
la caduta dei gravi…
Lungo le inermi inutili mura, 
già verdi dell’idillio d’aprile,
nidi di cutrettole e chiodi d’ortiche 
e i lampi tellurici del taràssaco
e l’opaca trasparenza del fossato,
e la gentile natura 
dei germogli piangenti 
…

[13.29]**

II

La colomba va lasciando l’impronta 
cruenta di passi 
sulla calce viva e spenta
sull’ulivo defoliato
là nella magnificenza tragica del luogo.
Il verso selvatico 
del suo canto d’amore
risale dagli affreschi vaiolati 
agli attici squarciati 
che s’aprono all’abbaglio solare, 
fino ai nidi di stelle,
oltre il groviglio spinoso del cielo
dove la morte non è che un urto
di ali. Ogni inizio nasce dalla sua fine.
Con l’occhio levato alla vertigine  
luttuosa del volo planato,
al volteggio di piume luciferine, 
a mezz’aria, nel respiro 
superbo, acre di fuoco 
e polvere, procede verso il tremante 
confine del canto,
senza ragione alcuna 
se non di vita, 
la colomba, libera nel tempo ciclico, 
senza redenzione, soffermandosi 
di maceria in maceria, 
la colomba, indifferente all’arido pianto 
di navate frante 
e dell’affranta piazza
che sta riversa 
come l’arca arenata, 
la colomba, sorda all’urlo 
senza voce 
di donne e uomini 
sepolti come in croce
che invano attendono morte
e resurrezione. 



*
Inizio del bombardamento.

**
Fine del bombardamento.

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