Domande colte al volo per un problema che si sta facendo largo nel chiacchiericcio della Piazza. “La biblioteca sarà trasferita in un’altra sede?  E dove? E quando? “. Domande a bruciapelo poste da una signora nel luogo più acconcio, la biblioteca comunale di via De Gasperi a Mogliano, vicino a Piazza Pio X, mentre restituisce il volume alla scadenza del prestito. Risposta della bibliotecaria: “Sì, ho letto anch’io un articolo sulla stampa locale, ma non so dirle niente di preciso”. Sic, la più interessata ne sa quanto me o meno. Ho intercettato questa conversazione all’interno della biblioteca mentre ero impegnata in una ricerca d’archivio.

Dunque, il problema di assegnare alla biblioteca comunale una sede più   idonea sembra essere al vaglio della Giunta. Due sembrano essere le ipotesi sul tappeto: la prima, l’acquisto da parte del Comune dell’edificio del Centro pastorale che la parrocchia sarebbe interessata a vendere per costruire con il ricavato un nuovo  oratorio; la seconda,  l’ampliamento della sede attuale della biblioteca  con l’acquisizione dell’ex casa delle bambine, cioè il primo dei tre stabili in direzione Pio X che costituivano la scuola elementare prima che andasse all’asta (per ragioni o responsabilità mai chiaramente esplicitate).  

Che dire a fronte di un vuoto d’informazione, su un tema così importante che potrebbe cambiare per sempre la faccia del centro storico? Difficile esprimere una preferenza senza una bozza di progetto che lasci intravedere come si modificherà, in un caso e nell’altro, questo storico comparto del centro cittadino. Ma, in attesa di avere qualche altra informazione in merito, credo si utile impostare la questione richiamandosi primariamente alla storia e alle funzioni di una biblioteca comunale e a quella di Mogliano in particolare, nonché alle condizioni storico-socio-politico -ambientali entro cui oggi è realisticamente consentito decidere.

Nella forma in cui oggi è conosciuta, la biblioteca venne istituita nel 1981, quando nel nostro Comune ebbi l’onore di ricoprire la carica di assessore alla cultura e alla pubblica istruzione, come allora si diceva. Contestualmente, fu bandito il primo concorso per bibliotecario, vinto dal dott.  Renzo De Zottis cui si deve la gestione della fase di avvio di una struttura nuova, fino ad allora esistente solo sulla carta. Per la prima volta entrò nel bilancio comunale la voce “biblioteca”, con uno stanziamento assorbito quasi completamente dall’acquisto di scaffalature, volumi, dizionari e enciclopedie. Per la sede furono esplorate anche allora diverse soluzioni: l’ex asilo Antonini, già adibito informalmente a Centro ricreativo per anziani, la vecchia caserma dei carabinieri sul Terraglio, subito considerata troppo lontana dal centro. L’ex scuola media Rossi, a fianco della Banca Unicredit, apparve, provvisoriamente, la sede più idonea, anche se, per spazi e posizione, avrebbe potuto essere considerata da subito come definitiva, al netto dell’ipoteca che l’aveva destinata, invece, al futuro ampliamento degli uffici comunali. Per questo, dopo qualche anno la biblioteca fu trasferita in un’ala vuota della scuola elementare De Gasperi, dove si trova ancora oggi.

Fin qui la storia recente. Ma l’origine della biblioteca di Mogliano è più antica. Risale a due secoli fa.  È legata alla nascita in Italia nel 1859 della scuola pubblica e al coinvolgimento dei comuni nella istituzione della scuola dell’obbligo. È in quella occasione che viene ratificato l’antico rapporto tra l’arte di insegnare ed il libro, tra la lezione e la lectio del testo.  La didassi del libro generò inevitabilmente l’esigenza di avere a disposizione dei volumi, che le maestre e i maestri ogni anno richiedevano e progressivamente accumulavano, fino a dar vita alle prime biblioteche di classe. Queste erano affiancate da una biblioteca di cultura generale, inizialmente concepita come strumento per la formazione dei maestri, estesa poi anche al largo pubblico. In quegli anni furono poste le premesse per uno sviluppo promettente, azzerato, però, dalla distruzione della guerra, per riprendere ex nihilo nella seconda metà del secolo scorso.

Ma veniamo alle funzioni di una biblioteca comunale oggi. Esse non si limitano più al sostegno dell’istruzione obbligatoria come nel passato appena richiamato. Le trasformazioni in atto a livello globale e locale influenzano la vita delle persone in maniera tale da accelerare l’urgenza di promuovere in maniera organica nei diversi contesti l’apprendimento permanente. Se prima il comune era stato chiamato a sostenere l’apprendimento nella scuola, ora è chiamato   a promuoverlo nella comunità, intesa come luogo pubblico di relazioni, di partecipazione democratica, contesto di apprendimento continuo.  In questa prospettiva, in cui la life long learning   del singolo incrocia quella che l’UNESCO ha definito learning city, la biblioteca riveste un ruolo fondamentale.  Non più di affiancamento, ma di integrazione, completamento e, in alcuni casi, di surrogazione dell’azione scolastica. All’interno del più ampio sistema educativo di istruzione e formazione, la biblioteca assume oggi l’autonomia di un’istituzione culturale sui generis, caratterizzata da mezzi, azioni e finalità proprie, focalizzate sull’autoformazione permanente dei cittadini e della comunità     

Rispetto a questa valorizzazione dell’apprendimento permanente come leva di sviluppo sostenibile, detto fuori dei denti, la biblioteca di Mogliano subisce ancora i condizionamenti del passato.  Ospitata in un ex edificio scolastico, per ragioni esclusivamente logistiche, essa fatica ad assumere quell’autonomia ed identità culturale necessarie per mobilitare efficacemente le proprie risorse dal basso. Cosa diversa sarebbe stata, invece, la soluzione   prospettata dalla precedente amministrazione che aveva previsto la nuova sede della biblioteca comunale all’interno del Parco della Cultura A. Caregaro Negrin.

Il riferimento non è senza ragione, perché, proprio nella logica della sostenibilità, la soluzione del problema biblioteca, insieme alle ragioni su esposte, deve èpoter esaltare anche il tema ambientale. Che oggi significa, prima di tutto, conservazione del territorio e valorizzazione degli edifici esistenti attraverso quella che Renzo Piano ebbe a definire, in modo icastico, un’azione di “rammendo”, che è una chiara antitesi rispetto al tema di nuova edificazione, leggi cementificazione.  A scanso di equivoci, l’autonomia della biblioteca, è altro rispetto al concetto di decentramento. Il problema che si pone è come contestualizzare in modo estetico e funzionale un’area di grande pregio, porre in essere un collegamento visibile della cultura al verde del parco limitrofo.  Ristrutturando ed ampliandola sede attuale della biblioteca si stabilisce un naturale prolungamento nel parco.

In tal modo la biblioteca, con la possibilità di spazi all’aperto  può offrire  nuove motivazioni alla lettura, nuovi punti di incontro tra domanda e offerta culturale. Di contro,  il parco, oltre a straordinario e benefico polmone  della  città, può  diventare un centro di aggregazione culturale, integrandosi  veramente al tessuto sociale, ed in tal modo evitando il rischio di diventare un luogo marginale, come comprovano certe iniziative urbanistiche fallite di un recente passato.  Ultima ma non per importanza conservando integra  l’area del campetto da gioco, che è stato lo spazio privilegiato nel tempo libero di intere generazioni dal dopoguerra a oggi.   

In sintesi, i vantaggi di una collocazione in un territorio omogeno che comprenda gli edifici esistenti ed incorporasse il parco Caregaro Negrin sarebbe in sintonia con molti questioni aperte che devono concretarsi in  un coerente agire pubblico: conservare la traccia di un passato importante per la storia di Mogliano;  dare un segnale piccolo ma significativo di un’inversione di tendenza rispetto alla cementificazione;  valorizzare l’istituto biblioteca  come luogo di  cultura, di incontro tra la generazioni, giovani, studenti e anziani, potenziare la centralità che essa è chiamata a svolgere a  favore di una città che apprende.  Ultimo, ma non in ordine di importanza, è fondato il sospetto che il trasferimento in altra sede, così come viene filtrato dalle scarne comunicazioni, susciti molte perplessità riguardo i costi di tutta l’operazione.

Carla Xodo
Carla Xodo è professoressa emerita di pedagogia generale e sociale dell’Università degli studi di Padova. Tra i molti incarichi istituzionali al Ministero e all’Università, è stata anche vicesindaco e assessore alla pubblica istruzione e cultura del Comune di Mogliano Veneto nella legislatura 1980 al 1984.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here