L’ultimo contributo che ho scritto per ILDIARIOonline – prima del voto per le primarie del PD – finiva così: “e forse la radicalità diventa questa volta fondamentale perché l’abbandono di molti al voto è probabilmente anche espressione di un desiderio di chiarezza di posizioni spesso abbandonato.

Nel giornale avevo infatti scelto di fare un ragionamento e di non dare una indicazione di voto che invece sostenevo pubblicamente in altri luoghi e pagine per Elly Schlein. Ora incredibilmente (per alcuni) la Schlein ha vinto. E penso che non sia sbagliato esporre qualche pensiero.

Ha vinto la Schlein. Ed ha vinto lei per la freschezza delle sue opinioni, per la sincerità manifesta con cui le ha esposte, per l’assenza di mediazioni verbali che ha usato. Ha vinto lei perché ha detto con tranquillità e durezza quello che da tempo si voleva sentire: che siamo contro il lavoro alienante, che vogliamo gli aumenti salariali, che scuola e sanità debbono essere pubbliche e così via.

Quindi hanno contato il modo in cui parlava e sorrideva e il merito delle cose che diceva. Da troppo tempo ne eravamo disabituati. E non ha vinto per le correnti che l’hanno appoggiata o meno. Ha vinto nonostante le correnti.

E lo ha fatto perché ha messo insieme la democrazia sociale ed economica con quella della parola e dei diritti. Il primo punto che ha sempre posto è quello del diritto al lavoro, ad un lavoro duraturo, dignitoso, serio nella qualità e nella quantità.

È stata capace di coniugare mondi diversi. Quello del lavoro colto e quello della dimensione manuale, quello a distanza e quello in presenza, quello stagionale e quello indeterminato. Ed ha espresso opinioni precise sul lavoro nero, partita iva e così via.

Ha dato un messaggio. Il PD deve essere il partito che ricompone mondi diversi che nel lavoro e sul lavoro si sono spesso separati. Ed ha vinto la Schlein perché la sinistra che ha rappresentato non può non farsi carico degli “ultimi”. Siano essi migranti o emarginati, nuovi poveri o sottopagati. La sinistra non può non essere una strenua difesa per chi soffre l’emarginazione in questa società.

Ed ha superato il suo competitor per la capacità di ascolto e di interpretazione del “nuovo” PD necessario, come ha riconosciuto immediatamente con serietà, con saggezza e con spirito autocritico lo stesso Bonaccini. Non capire che si era al limite è stata la crisi drammatica della gran parte dell’apparato del Partito Democratico. Ha infine vinto la Schlein perché mi/ci ha permesso di ridire con forza che questo è un partito di sinistra. E lo deve essere nel merito e nel modo in cui si fa politica. Non ci sono solo i contenuti.

Ci sono i valori fondamentali del PD, ci sono i modi in cui si porta avanti la politica, ci sono le mediazioni a volte necessarie e a volte dannose e ci sono anche gli uomini e le donne che portano avanti le idee. E non sono tutti uguali. Bisogna ricordarsi sempre che l’elettorato di sinistra non ti lascia perchè fai un errore.  Ti lascia se non si fida più di te.

Ed ora? Ora bisogna ricostruire sapendo che non si parte da zero. Ma a differenza dell’ultima volta lo si può fare con un sorriso. E sarà certo diversa e più ricca nella sinistra la capacità di recepire e di proporre quando Elly Schlein farà le sue proposte di impegno e di lavoro.

Maurizio Cecconi
Veneziano, funzionario del PCI per 20 anni tra il 1969 ed il 1990. Assessore al Comune di Venezia per quasi 10 anni è poi divenuto imprenditore della Cultura ed è oggi consulente della Società che ha fondato: Villaggio Globale International. È anche Segretario Generale di Ermitage Italia.

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