Holy spider, una storia vera

Tra le varie iniziative organizzate da UPDI (Unione per la Democrazia in Iran) vi segnaliamo la proiezione del film Holy Spider, martedì 21 febbraio al cinema LUX di Padova

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Quella che si andrà a dipanare sul grande schermo, davanti ai vostri occhi attoniti, è una vicenda che arriva, durissima, come un pugno allo stomaco. Si tratta di una storia vera. Holy Spider ricostruisce infatti la cattura, e le annesse polemiche sociali, di un serial killer di prostitute. In Iran la gente è davvero insorta quando lo Stato voleva punire l’uomo che, all’inizio degli anni 2000, aveva freddato 16 prostitute. Il motivo è presto detto ed è un concentrato di maschilismo ed estremismo religioso: il serial killer, il cui nome è Saeed Hanaei, uccideva per mano di Allah. Dal suo punto di vista, le donne che mercificavano il proprio corpo non erano degne di vivere: qualcuno doveva farle fuori. A questo punto, una parte di voi penserà che la storia sia trita e prevedibile. No, non lo è. Il finale vi susciterà una serie di domande, una più scomoda dell’altra, e soprattutto qui a tenere banco non è solo l’aspetto del crimine. A intrigare è proprio la dinamica della dialettica iraniana: le ragioni della legge (ma potremmo pure scrivere “il buon senso”) contro l’estremismo religioso.

La storia è di un’attualità disarmante. Holy Spider arriva infatti a cinque mesi di distanza dalle proteste per la morte di Mahsa Amini, rendendole ancora più chiare. Dopo aver visto il film – e, ribadiamo, il suo agghiacciante finale – le dinamiche sociali vigenti in Iran saranno più chiare. Terribilmente più chiare. Coloro che si battono per salvare Hanaei erano infatti guidati da un cieco estremismo, che nulla ha a che vedere con la vera fede. E in quel vortice non ci sono solo gli uomini. È come se si fosse perpetrato l’annichilimento culturale di un intero popolo. Più in generale, il film sensibilizza anche sul dramma del femminicidio tant’è vero che, lo scorso maggio all’anteprima al Festival di Cannes, una dozzina di donne hanno sfilato sul red carpet srotolando un papiro di carta, con scritto i 129 nomi delle donne morte in Francia, vittime di femminicidio. “Continuo a pensare che (il serial killer, ndr) fosse un perverso, e non credo affatto fosse convinto di essere investito da una missione divina”, ha commentato il regista Ali Abbasi in un’intervista rilasciata a Il Manifesto, “è quanto ha dimostrato a livello di opinione pubblica che è significativo: il fatto che la gente discutesse se si dovesse condannare o meno, e per qualcuno era addirittura un eroe. Se è stato possibile è perché l’interpretazione della legge iraniana lo permette, con le punizioni contro le donne, rendendo quindi le sue motivazioni accettabili”.

L’attrice Zar Amir Ebrahimi, si è meritatamente guadagnata la Palma d’oro al festival di Cannes. Interpreta la giornalista iraniana che indaga sul caso: è lei a incastrare il serial killer, battendosi contro i pregiudizi dei suoi stessi colleghi. Quando ha ritirato il premio a Cannes, Ebrahimi ha dichiarato: “Questo film parla delle donne, dei loro corpi. È un film pieno di odio, mani, piedi, seni: generi impossibili da mostrare in Iran. Grazie Ali Abbasi per essere così pazzo e così generoso”. Per sfuggire alla galera, Ebrahimi è dovuta espatriare in Francia. Holy Spider è stato di fatto il suo riscatto, artistico e personale.

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