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Si è concluso il censimento del patrimonio arboreo di Mogliano. Quello pubblico per intenderci, gli alberi delle strade, dei parchi, delle piazze. Se li osservate, tutti adesso hanno un cartellino con una numerazione e da questa potete trarre ogni informazione che li riguarda. Personalizzarli… nel senso di specie, di situazione e di posizione.

Il censimento è durato tre anni, il grande merito va ai quattro dottori forestali che hanno condotto il lavoro ( Ruggero-Maria Ferrarini, Marco Pitteri, Nicola Scantamburlo, Giovanna Bonaldi).

In un paio d’ore, sabato mattina al centro sociale, sono stati mostrati i risultati, i numeri e la metodologia usata. Assemblea interessante con qualche sorpresa positiva.

I numeri sono buoni. Sono stati certificati e catalogati ben 8.350 alberi, numero che si sta ampliando mentre scriviamo, nuove piantumazioni si stanno aggiungendo nei nuovi parchi e gli abbattimenti previsti sono relativamente pochi, un centinaio, meno dell’1%. Saranno scelte dolorose in ogni caso.

Sbandieriamo i numeri allora. Abbiamo già detto 8.354, ognuno con il suo bel cartellino, di 130 specie (vincono gli aceri), una buona metà è relativamente giovane (sotto i quarant’anni). Una curiosità. Il più vecchio (cedro dell’Atlante) il più giovane (un cipresso) stanno nel Parco della Cultura (ex villa Longobardi…).

Lui, il vecchio, ha una bella stampella, ma ombreggia ancora con saggezza e bellezza. Per i malandati c’è un sistema scientifico per deciderne la sorte: l’esame puntuale approfondito (VTA). Si procede con rigorose indagini (Restistograph, tomografo sonico) e in caso di pericolosità, crolli o distacchi, si estirpa. Qualche mugugno in sala. Si assicurano immediate piantumazioni ma gli errori di valutazione, la fretta della sega elettrica, anche a Mogliano ha fatto danni in passato.

L’umore della sala è risollevato da un paio di buone comunicazioni: 7.471 alberi stanno bene contro 731 piante sofferenti. Un altro dato, ben 7.592 sono piante autoctone in linea con la nostra pianura. I carpini e gli aceri stanno bene, in sofferenza invece le querce.

E che ne sarà di questo patrimonio alla luce del cambiamento climatico? Palme? Eucalipti? Nel mio giardinetto è cresciuto un avocado di 2,5 m, guardato malissimo dagli alberi del vicinato.

La conferenza finisce con un affondo dei quattro dottori forestali incaricati contro le potature, in particolare quelle incredibili fatte lungo il Terraglio. Quelle amputazioni monche scheletriche che tante volte ci hanno scandalizzato.

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

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