Allora Romeo  arrivi a Mogliano in che anno ?
Arrivo a Mogliano nel ‘65, anno in cui mi sono sposato con Elvira  che faceva il mio stesso lavoro, insegnante di educazione fisica, cosa questa molto importante perché mi ha molto aiutato a realizzare la mia idea:  togliere i ragazzi dalle strade attraverso lo sport e lei condivideva in pieno questo impegno. Avevo fatto politica  nella Democrazia Cristiana veneziana, ma avevo capito che non faceva per me, sono passato alle ACLI prima di arrivare a Mogliano. Qui, per i ragazzi, c’era molto poco.

Che cosa hai trovato a Mogliano quando sei arrivato?
C’era una palestra e una squadra di pallavolo. Intorno alla nostra casa avevamo prati, c’era l’Oratorio e da casa vedevo un campetto che mi ispirava molto, ma era pressoché deserto. E in seguito venne chiuso.

Questo campetto dell’Oratorio cosa ti ispira Romeo?
C’erano già dei ragazzini che giocavano, con il giovane sacerdote che dirigeva l’Oratorio iniziai l’attività. Il gruppo si ingrandì, e con qualche genitore si pensò di fondare una società. È così che nasce la Polisportiva Mogliano.

Allora chi sono i primi collaboratori?

Erano i genitori. Qualcuno si improvvisava allenatore, qualche altro preparatore. Gli allenatori arrivano più tardi quando si rende necessario formare anche delle squadre.

Secondo tua figlia, oltre alla pallavolo e al basket facevi un po’ di atletica, un po’ di tutto …
Sì, facevo un po’ di tutto e una volta mia moglie fece anche l’istruttrice di pallacanestro nella Palestrina Piranesi. Era incinta dell’ultima figlia e si ricorda un poco con trepidazione quel periodo, perché aveva una squadra di 30 bambini e ogni bambino aveva un pallone e tutti palleggiavano e la sua preoccupazione era quella di scansarli.

La palestra Piranesi è stata ristrutturata da poco, com’era una volta?
Era piccola e la chiamavamo “la palestra nera” perché era stata lavata con un prodotto che, quando si strisciava per terra ci lasciava tutti neri. Non c’era personale addetto alle pulizie e pertanto ogni sera provvedevamo personalmente e, ogni tanto, partecipavano anche le nostre figlie. Questo per parecchio tempo.

Quindi nel 1965 inizia l’attività?
I giochi della gioventù sono stati un punto di partenza dell’attività della Polisportiva.
Dietro al Centro Sociale c’era lo stadio dove adesso c’è il parcheggio e lì si sono svolti i primi Giochi della gioventù.  L’obiettivo era di togliere i ragazzi dalle strade attraverso lo sport.

Poi nascono le palestre della scuola media Saba
Quando costruiscono la Saba, costruiscono due palestre. Gli amministratori però volevano fare una palestra sola con le gradinate. Questa soluzione però strideva con i nostri obbiettivi perché portava a dimezzare lo spazio dedicato ai ragazzi e noi avevamo una concezione ben precisa dello sport.

C’è stato un periodo importante, chiamiamolo periodo d’oro dello sport moglianese?
Sì abbiamo avuto soprattutto la squadra femminile di volley che è andata in A2 e, unica squadra a livello nazionale, composta solo da atlete del territorio, infatti, era composta solo da ragazze moglianesi. Abbiamo partecipato solo per un anno perché poi voleva dire occupare una palestra solo con 15 persone, togliendo spazio e tempo ad altre squadre giovanili. Noi, invece, vogliamo promuovere un movimento sportivo in cui ragazze e ragazzi vivono lo sport come un momento educativo, di maturazione, di socializzazione e, una volta adulto come impegno sociale. Quindi abbiamo rinunciato alla serie A.

Adesso da quanti utenti è frequentata la Polisportiva
Siamo più di 1500 persone, con più di 30 squadre, 953 ragazzi e 600 adulti e quindi puoi ben capire qual è la difficoltà di organizzare l’attività vista anche la penuria di palestre. Noi utilizziamo quattro palestre per sport di squadra e, come dicevo prima, sono troppo poche per poter soddisfare i bisogni delle nostre ragazze/i. L’ultima palestra, costruita presso l’ex scuola Saba, è stata assegnata praticamente in esclusiva alla scherma, lasciando in un piccolo spazio per le 140 bambine della ginnastica artistica.

Arriviamo alla parte spinosa dell’intervista: i tuoi rapporti con le amministrazioni non sono sempre stati idilliaci. Spiegaci perché.
Devo dire che il perché non mi è ancora chiaro. La Polisportiva è sempre stata, e lo sarà finché ci sono io, apartitica. Questo non significa che con i politici, con gli amministratori non ci devono essere rapporti, ma a volte non ci capiamo proprio. Per dire, l’ultima volta in pieno lockdown, il personale delle pulizie e alcuni allenatori si sono autotassati rinunciando a una parte del loro compenso per darlo alle famiglie bisognose e come Polisportiva abbiamo dato un contributo di € 6.000. Proprio per questa ragione nel 2020 non abbiamo avuto aiuti economici perché siamo stati considerati una società “ricca”. Mi sono perfino ammalato una volta per una situazione di incomprensione.

Mi ripropongo di approfondire, ma voglio sapere qualcosa della malattia, lo so è per morbosità, però…

È una storia vecchia, comunque ho rischiato di andare al Creatore. Avevamo organizzato allo stadio una manifestazione di atletica e nello stesso giorno e ora mi sono trovato una partita di calcio in corso senza essere avvertito… Incavolatura con il Sindaco di allora…La faccio breve, per il nervoso mi viene un febbrone, quarantuno, per quindici giorni rischio forte. I medici non sanno cosa fare. Comunque, succede qualcosa che ha del miracoloso e sono qua!

Sul fronte spazi sportivi ci sono novità?

Sì, adesso con l’anno nuovo ci saranno le palestre dell’Astori. Sarà tutto più facile, almeno spero.

Soldi. Quanti e quali sponsor?
Come per la politica questo per me è un altro argomento spinoso. Dopo una brutta esperienza ho deciso che le sponsorizzazioni non si fanno. Oggi riceviamo “erogazioni liberali”, cioè piccoli contributi da una decina di aziende locali che ringrazio vivamente. Tutto il resto viene dalle iscrizioni.

Un rimpianto?
Due per la verità. Nel giugno del 2011 abbiamo presentato alle Generali un dettagliato progetto di Cittadella dello sport, fatto gratuitamente da uno dei nostri collaboratori: Luca Burriesci. Le Generali erano ben disposte e l’avrebbero finanziato come hanno fatto per lo stadio. C’erano anche degli sponsor, ma l’amministrazione non ci seguì. Mancava la terra ed è sfumata una grande occasione.  Il secondo rimpianto è la sede prevista nella “cittadella dello sport”, non solo per la Polisportiva, ma anche per le altre associazioni. Siamo ancora accampati in un container all’interno dello stadio: i commenti sono superflui!!  

Un sogno?

Faccio mio quello già detto nell’altra intervista da Michele Zanin: un palazzetto dello sport finalmente qua a Mogliano.

Li hai nominati, parlaci dei collaboratori

Saluto e ringrazio il mio vice Mario Fenso e saluto tutti i componenti della Polisportiva. Accanto a loro voglio porre l’attenzione sulla collaborazione delle nostre 65 allenatrici e allenatori e i 200 collaboratori per le dieci attività sportive, genitori questiche seguono gli spostamenti, l’abbigliamento, fanno i segnapunti, dipingono le palestre, sono sempre disponibili…

NON CI SONO PAROLE PER RINGRAZIARLI PER QUESTO GRANDE ESEMPIO DI VOLONTARIATO.

Ogni settore ha un suo direttivo. Solo grazie a loro organizziamo manifestazioni come, ad esempio, gli spettacoli di ginnastica artistica, ritmica, danza a cui hanno preso parte anche i ragazzi di “Fattibillimo” con 500 spettatori dalle tribune che seguivano con passione. Dimenticavo i centri estivi “polisport estate” ……

Ti fermo. Un grande uomo ha sempre una grande donna alle spalle. È una banalità lo so, ma….

È vero: c’è quella ragazza che ho incontrato in prima superiore e che adesso è mia moglie Elvira. Faceva lancio del disco ai nostri tempi, era P.O., e è stata campionessa italiana Under 75 vincendo questo titolo all’Olimpico di Roma. Ha appena scritto un libro di poesie in dialetto veneziano e adesso ne sta scrivendo un altro sulla storia dello sport a Mogliano. Ho tre figlie, Mara, Valentina, Anna, 8 nipoti che sono cresciuti giocando sulle piste, palestre e con palloni.

Finita l’intervista, mentre lo accompagno, lui ovviamente sceglie di fare le scale, un ultimo ricordo. Con un sorriso compiaciuto racconta che per la gara dei 60mt ostacoli prevista dai Giochi della gioventù, gli ostacoli se li costruiva con i ragazzi usando assi, chiodi, martello e, con orgoglio, li prestava ai paesi vicini che li chiedevano.

Grazie Romeo per tutto quello che hai fatto per Mogliano.

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