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È fine anno e mi prendo per tempo.

Mancano pochi giorni, poche ore al 2023. Non è necessariamente tempo di bilanci. Quelli si fanno sempre, di continuo. Non serve una scadenza prefissata. Ma è il momento, a volte, di guardarsi dentro, di capire la tranquillità o il malessere o l’ansia che a volte avvertiamo.

Io francamente sento un disagio. Un disagio non nella mia vita. Di questa sono contento. Affetti, lavoro, studio, salute sono punti di riferimento consolidati e, vorrei dire, oggi forti. Il mio disagio è sociale, pubblico, politico. Faccio fatica a trasformare le sensazioni in risposte concrete. Sento la grande impotenza che caratterizza quest’epoca.

Un tempo mi era tutto più chiaro. La dico con poche parole. Rispettavo gli uomini di fede che con il volontariato davano il loro contributo per cambiare il mondo. Se potevo li aiutavo. Ma ero conscio di un fatto: che se non si cambiavano le strutture, i poteri, i rapporti di forza, le egemonie tutto rimaneva come prima. Tutto, e forse anche le piccole cose, anche gli equilibri minori o più inconsueti. E quindi mi comportavo di conseguenza.

Oggi questa coscienza di cosa sia necessario fare per cambiare la realtà spesso amara che ci circonda non c’è, non la vedo, non la sento.

La coscienza “attiva”, quella che a un ragionamento fa seguire un atto concreto infatti è stata spesso ridotta a testimonianza.

Dalla questione morale intesa come “corruzione dei modi di essere e di fare” che tocca tutta la società e che toglie fiducia e semina qualunquismo, dai media che spesso scelgono il nemico per l’audience da inseguire, dai “poteri” che trovano il modo di nascondersi e di essere mimetizzati evitando così di far comprendere di chi sono le responsabilità. E così via. Questi sono solo esempi.

E la risposta al declino, a tanta confusione in cose e persone semplicemente non c’è, non si vede, non di sente o è, al meglio, limitata e parziale. Questo è il simbolo e la ragione del disagio. Capire cioè la crisi ma non riuscire con le proprie mani e con la propria testa a dare un contributo per il cambiamento del volto della realtà.

E soprattutto avere la coscienza di fare in concreto nulla o poco di fattivo per dare una mano a cambiare le cose. Ogni tanto penso che, per esempio, è inutile che rimproveri alla sinistra tutta di essere forte solo nelle zone “di ztl”. Perché io stesso sono così nei fatti. E non bastano gli sfogatoi di facebook o di altri social per sentirsi in pace con se stessi.

Qui, infatti, si esercitano i rivoluzionari da tastiera. Poca cosa, solo da spenderci un sorriso. Il tema è diverso. Non voglio diventare altro o appartenere ad una dimensione sociale altra dalla mia. Voglio invece che la mia appartenenza ad un ceto definito borghese e colto sia in relazione diretta con i ceti legati in modi diversi al tema del lavoro. Perché questo è il parametro unificante: il lavoro.

E la vittoria sui ceti parassitari, sui poteri oscuri, sulle rendite di posizione, sugli evasori di fisco e di vita che proliferano nel mondo non vi sarà se non nell’alleanza attraverso il lavoro tra i diversi. Con certo il rispetto pieno di merito e qualità ma anche con l’affermazione dei diritti e delle responsabilità. E so che, avendo questa base di “riconoscimento”, si riusciranno a trovare linguaggi, costumi, atteggiamenti e pensieri di comunità.

Il modo per uscire dal “disagio” è quindi per me teoricamente trovato.  È la prassi del percorso che ancora latita. Ma avere la strada permette di calcolare il cammino, di vedere gli ostacoli, di comprendere i bisogni e le difficoltà del nostro essere “motore” di speranze e di futuro. In sostanza tutto ciò permette di capire quale sia il “destino” e di calcolare tempi e modi per raggiungerlo. E il 2023 è il primo obbiettivo.

E allora di nuovo Auguri a tutti, ce n’è bisogno!

Maurizio Cecconi
Veneziano, funzionario del PCI per 20 anni tra il 1969 ed il 1990. Assessore al Comune di Venezia per quasi 10 anni è poi divenuto imprenditore della Cultura ed è oggi consulente della Società che ha fondato: Villaggio Globale International. È anche Segretario Generale di Ermitage Italia.

2 COMMENTS

  1. Grazie. Mi riconosco in questi pensieri e in queste considerazioni (a proposito di “media che scelgono il nemico per l’audience da inseguire” l’altro giorno sono stato nauseato dalla Repubblica che ha dedicato una paginata a un’intervista natalizia con Berlusconi).
    Tanti auguri a tutti anche da parte mia.

  2. Treviso 02 01 2023 – Analisi come al solito ineccepibile. Per il nuovo anno ripropogongo gli auguri che ho postato sui social: «Lasciate che la magia di questa atmosfera festiva vi pervada accendendo quei sentimenti positivi e solidali che aiutano a vivere bene ed a sognare». Nadia e Gianni Milanese

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