Lui si schernisce “Ma no cosa dici” e invece è così. Non si contano le sue pubblicazioni, le sue conferenze e proprio in una di esse, qui a Mogliano, l’ho imprigionato per questa intervista.

Altre due cose, lui non è solo un catalogo vivente di nomi scientifici ma è anche un militante serio nel senso che non nasconde certo le sue posizioni sull’offesa e sulla difesa dell’ambiente; inoltre, e non è poco, non fa solo l’accademico ma accompagna, educa, cammina con i ragazzini delle scuole, con i gruppi e con, nel mio caso, gli intervistatori pseudo spiritosi che lo incalzano.

L’argomento che gli propongo è quello della invasione delle specie allogene che si diffondono troppo volentieri nelle nostre zone.

Facciamo subito la domanda finale, sei preoccupato per questi invasori?

Molto: sono gli alfieri di una nuova biodiversità globalizzata e prefigurano un ambiente privo di identità geografica ed ecologica.

Troppo alto, comunque alla fine ci torniamo, cominciamo da una domanda che mi sta a cuore come arginauta, chi sta invadendo i nostri fiumi?

Nutria

La risposta richiederebbe un lungo elenco. Ti cito soltanto i principali, che sono il Gambero rosso della Louisiana (Nordamericano), il Siluro europeo (dell’Europa centro settentrionale), la Pseudorasbora (Asiatica), la Tartaruga dalle guance rosse (Nordamericana), la Nutria (Centroamericana) e numerose altre specie.

Abbozzo, la pseudo qualcosa è un pesciolino, parola di Wikipedia

Non ti faccio la solita domanda sulle nutrie. Anzi no te ne faccio una. Ne assaggeresti una porzione?

Già fatto. Ottima al forno; sembra carne di coniglio. Del resto, è un erbivoro puro.

In cielo in terra e in ogni altro luogo. Beh, parliamo di volatili.

Cornacchia grigia

Quanto agli Uccellini-uccellacci, posso citare l’Ibis sacro (Africa tropicale) e l’Airone guardabuoi (Africa tropicale), ma i veri “invasori” sono in questo caso i Corvidi. Le gazze, le cornacchie, fanno fuori le uova dei nidi…

Sono loro quindi che hanno fatto fuori i passeri?

No, è una diceria. In realtà probabilmente è stata una pandemia (sobbalzo) un virus portato dalle tortore (altro sobbalzo). Si contaminano tra loro ed è per questo che è sbagliato mettere le mangiatoie comuni, li fai contenti ma faciliti i contagi.

(ultimo sobbalzo, ogni mattina esco in vestaglia e bigodini ad alimentare tutto quello che vola in giardino, tranne i droni).

C’è una lotta intestina tra piccioni, gabbiani e cormorani. Tu per chi parteggi?

Cormorano

A me piacciono i Cormorani; perché pescano anche dove noi non prendiamo pesci e perché hanno gli occhi color turchese (la risposta ha basi scientifiche, ovviamente)

Dalle nostre parti non ci sono i cinghiali. Che ne dici, arriveranno?

I cinghiali ci sono da almeno vent’anni, nelle nostre campagne. Sono giunti alla chetichella, uno alla volta, ma ora le loro bande si stanno rafforzando. A Fossalta, vicino a casa mia un agricoltore ha visto l’altro giorno una bella famiglietta con cinque cinghialetti seguire la scrofa. Inoltre, i nostri cinghiali sono più grossi perché derivano da quelli centro europei, bestioni che qualche sveglio ha importato in Friuli e che adesso scendono da noi.

Secondo te sono più pericolosi i cagnolini bianchi (sempre in coppia) nei nostri marciapiedi o i lupi sbranatori in montagna?

Infinitamente peggiori i cagnolini bianchi, sulle cui fatte, rilasciate impunemente sui marciapiedi urbani (le signore bene non si accucciano a raccoglierle) è sempre possibile scivolare.

Invasori verdi. La moda di piantare ulivi nei giardini mi sembra si sia attenuata. Quali altri pericoli intrave(r)di?

Ulivo

Sarebbe ora di cominciare a piantare ulivi per ragioni strettamente climatiche. Quello che piantai in giardino circa quarant’anni fa, quest’anno ha prodotto circa 50 kg di olive sanissime. Gli altri pericoli dendrofloristici sono invece tali da almeno un secolo: cedri dell’Himalaya, magnolie e negundo nordamericani. Non sai cos’è un Negundo? Male, molto male; informati.

(No, non lo so ma c’è Wiki caro ragazzo.)

I tuoi ambienti privilegiati sono il basso Piave e le lagune. Tutto bene?

Affermare un “tutto bene” di questi tempi è un azzardo autolesivo. Direi semplicemente che siamo in una fase d’attesa: del disastro totale che si compirà da qui a un secolo, con l’innalzamento del livello del mare e la risalita del cuneo salino lungo il Piave e anche nel tuo piccolo Zero.

A proposito quali consigli dai a noi timidi arginauti di un fiumetto come lo Zero? A cosa dobbiamo fare attenzione?

Al colore e al livello delle acque innanzitutto; quindi, alle piante acquatiche (se ci sono) e a quelle della fascia palustre. Queste ultime, infatti, sono indicatrici dello stato di salute della fitocenosi acquatica e più in generale dello stato di salute dell’ecosistema fluviale.

Vede il mio basso livello di comprensione, si impietosisce e fa un esempio terra terra, anzi riva riva.

Se vedi sull’argine troppe ortiche è un brutto segnale perché sono piante nitrofile cioè stanno bene dove l’acqua è piena di fertilizzanti.

Di palo in frasca. Te l’ho sentito dire all’UNITRE (che bravi) a Mogliano. Tu hai un giardino particolare…

Ho realizzato un complicato orto botanico personale con 240 specie vegetali (circa) che non mi sopravviverà e che pertanto esisterà ancora soltanto per qualche anno.

Rane verdi in accoppiamento

Un rimpianto, anche due, su quello che non c’è più nel nostro paesaggio.

Le acque pulite dei fossi con milioni di rane, i prati traboccanti di fioriture, di farfalle e di grilli, le siepi con i nidi di Merlo e di Usignolo e i piccoli vigneti con i nidi di Averla.

Bosco Bandiziol di San Stino di Livenza

Dimmi per favore una, almeno una, cosa positiva che sta accadendo nelle nostre zone dal punto di vista naturalistico.

I nuovi boschi voluti (e finanziati) dall’Europa. Sempre dalle mie parti, a San Stino, c’è un bosco di proprietà comunale di centodieci ettari fatto con i soldi europei. Ti pare poco?

“Una modesta proposta per prevenire” era un libro del nostro concittadino Berto. La tua? Cosa fare per prevenire queste invasioni?

Insegnare ai cittadini i rudimenti dell’ecologia e delle Scienze naturali, ma siamo lontani anni luce. Imperano invece il Salutismo, l’Ambientalismo di maniera e lo Sportivismo, oltre alla solita Cultura umanistica e al solito Antropocentrismo, ismo ismo…

Una domanda finale, solo per metterti in imbarazzo. Gli animali e le piante vengono da lontano, l’armeìn (albicocco) il persegher (pesco). È sempre stato così. È giusto fermare questi migranti?

Se serve all’uomo, nel senso di rappresentare nuove risorse alimentari e non eccentriche divagazioni ornamentali (parlo delle piante) e soprattutto se possono essere da questi controllate, ben vengano nuove specie.

Se l’è cavata non è caduto nella trappola tesa sulla parola “migranti”. Ci salutiamo e mi faccio promettere una bella passeggiata piena di passione e nomi scientifici sullo Zero a primavera. Vieni anche tu?

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

3 COMMENTS

  1. Bella lettura, dev’essere davvero una persona interessante questo signor Michele. io abito in periferia e sinceramente noto che ci sono volatili che non mi pare di aver mai udito. Sarà che di sera mi ricordano il film di Alfred Hitchcock, ma mi mettono inquietudine. Non so se si siano nostrani o migranti, ma di sicuro qualche anno fa non c’erano nei miei dintorni.

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